Movimenti al Sud: superattiva la Fondazione Rocco Guglielmo
Catanzaro. La Fondazione Rocco Guglielmo festeggia il suo primo anno di attività con un attivo di cinque mostre e la sesta in fase di partenza - l’inaugurazione è fissata al prossimo 11 febbraio. La direzione artistica, affidata a Gianluca Marziani, prevede una diramazione territoriale delle attività che «non si limiteranno ai progetti espositivi – spiega - ma dialogheranno con le giovani realtà creative, con accademie e università, con quei luoghi pubblici e privati che si occupano di cultura lungo varie dimensioni tematiche». E’ nell’ottica propositiva di fare rete che nasce Hub Calabria, un progetto avviato nel novembre scorso per la realizzazione di un «contenitore di idee» in cui convogliare energie e competenze di quanti, all’interno della regione e a vario titolo, si occupano di arte contemporanea. A cominciare dagli artisti, di cui verrà effettuato una sorta di censimento, fino ai vari operatori del settore –critici, galleristi, collezionisti, formatori, associazioni. La giovane Fondazione istituita dal notaio Rocco Guglielmo a Catanzaro, città in cui vive, si affianca ad altre istituzioni culturali che, sfidando le difficoltà legate alla localizzazione periferica, promuovono l’arte contemporanea sul territorio calabrese. Il Marca, innanzitutto, diretto da Alberto Fiz, a cui si deve anche la direzione di «Intersezioni», la rassegna di scultura contemporanea che, dal 2005, ogni estate, ha luogo nello splendido parco archeologico di Scolacium. Legato a «Intersezioni» è il Parco Internazionale della Scultura - all’interno del Parco della Biodiversità Meditteranea - dove sono in esposizione permanente le opere degli artisti che hanno partecipato alle varie edizioni della rassegna internazionale. Infine, la «Casa della Memoria» di Mimmo Rotella, fondazione che Rocco Guglielmo presiede dalla morte del maestro e che segue fin dalla sua nascita, come ci racconta.
Come nasce la sua passione per l’arte contemporanea?
Rocco Guglielmo: Colleziono da circa 20’anni e nel mio percorso è stato importante l’incontro con Mimmo Rotella. Prima c’è stato un rapporto professionale, poi di amicizia. Nel mio studio è stata costituita la fondazione che porta il nome del maestro e che, dopo la sua morte, nel rispetto delle sua volontà, presiedo io. Questo incontro ha cambiato il mio modo di vedere le cose, facendo maturare in me la convinzione di dover intervenire, in base alle mie competenze, a favore della valorizzazione dell’arte contemporanea, in particolare promuovendo il lavoro dei giovani artisti, che da noi hanno poche possibilità di emergere. Di qui l’idea di creare una mia fondazione che perseguisse la duplice finalità di conservare nel tempo l’integrità della mia collezione e di promuovere l’arte contemporanea, in particolare quella dei giovani artisti.
Ci racconti del suo incontro con Mimmo Rotella.
R. G.: Ho conosciuto il maestro nel 1997. Dopo qualche anno, per hobby, ho aperto una galleria a Catanzaro e nel ‘99 ho deciso di organizzare una mostra dedicata al suo lavoro. Dopodiché gli consigliai di pensare al suo futuro come artista e gli suggerii di creare una fondazione che si occupasse della catalogazione e della promozione delle sue opere. Nel 2001 costituimmo la fondazione Mimmo Rotella che si è occupata anche della pubblicazione di importanti studi sulla sua complessa ricerca artistica, condotta durante 60’anni di attività. A breve inizieranno i lavori per il catalogo generale.
Come valuta l’interazione con il territorio?
R. G.: Molto soddisfacente. Gli imprenditori mi sono stati vicini, chi più chi meno naturalmente. Anche gli enti pubblici si sono mostrati favorevoli alla collaborazione. La stessa possibilità di utilizzare uno spazio come il complesso del San Giovanni – seppure per iniziative a totale carico economico della fondazione - è un segnale importante. La presenza fra i partner istituzionali della Camera di Commercio e dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, è un dato che conferma che il messaggio lanciato dalla fondazione è stato recepito.
Le iniziative svolte finora sono state ospitate negli spazi del complesso monumentale del San Giovanni e della Casa della Memoria di Mimmo Rotella, in quanto la Fondazione non possiede una sede fissa. E’ una scelta temporanea o corrisponde a una determinazione ben precisa?
R. G.: La scelta di evitare uno spazio fisso, per muoversi liberamente sia in ambito regionale che fuori, è stata condivisa col direttore artistico, ma potrebbe variare nel tempo. Anche per la mostra che organizzeremo a ottobre, dedicata a Cesare Berlingeri, è prevista una duplice location, la Casa della Memoria e l’antica chiesetta di sant’Omobono, sempre a Catanzaro.
Sono state avviate collaborazioni con enti pubblici?
R. G.: Il Comune di Catanzaro ci ha consentito di disporre del complesso monumentale del San Giovanni e, in occasione della mostra in corso -Ti guardo, mi guardo di Alex Pinna -, di installare alcune opere lungo un percorso che si articola in spazi pubblici. Una scultura è stata collocata nel chiostro del Municipio, un’altra in quello del palazzo della Regione, più altre due in corso Mazzini, sperimentando una modalità di fruizione artistica che preferisce spazi cittadini, quotidiani, a luoghi deputati. La risposta è stata molto positiva e ha destato un discreto interesse. Con la Regione Calabria e con l’Amministrazione Provinciale, invece, abbiamo instaurato un rapporto di partenariato culturale.
Concretamente, in che modo supportano la fondazione?
R. G.: Un minimo di collaborazione economica, simbolica, c’è stata. Da un punto di vista delle idee siamo autonomi e indipendenti avendo un nostro direttore artistico.
Avete in previsione delle collaborazioni con il Marca?
R. G.: Me lo auguro, in futuro. La mostra su Berlingeri, ad esempio, potrebbe costituire una buona occasione dato che è stata concepita come un evento che interesserà gli spazi dell’intera città, quindi potrebbe coinvolgere anche parte degli spazi del Marca. Da parte nostra c’è una forte volontà di creare sinergie con gli enti che si occupano di arte contemporanea, tra questi il Marca.
Altri privati con cui sarebbe interessante collaborare? Avete stabilito dei contatti con realtà analoghe alla fondazione?
R. G.: Per adesso no. Abbiamo creato un ponte ideale tra Catanzaro e Spoleto che ci ha consentito di organizzare a Palazzo Collicola, lo scorso anno, una mostra dedicata all’artista marocchina Latifa Echakhch, «A chaque stencil une revolution (for each stencil a revolution)». Sicuramente questa collaborazione continuerà e per la prossima estate, in occasione del Festival dei Due Mondi, speriamo di poter presentare un nuovo progetto, ripetendo l’esperienza dello scorso anno, ma molto dipenderà dalle loro possibilità espositive e dai fondi disponibili. Intanto con l’editore catanzarese Guido Talarico stiamo pensando ad altri progetti da realizzare su Roma.
Quali sono le prossime mostre in calendario?
R. G.: Dall’11 febbraio al 25 aprile ci sarà «CORPO ELETTRONICO, Videoarte italiana tra materia, segno e sogno», a cura di Gianluca Marziani e Andrea La Porta, con opere di Alessandro Amaducci, Bianco-Valente, Canecapovolto, Salvo Cuccia, Zimmerfrei, Masbedo, Giuseppe Colonese, Luca Bolognesi, Matteo Basilé, Antonello Matarazzo, Andrej Mussa, Ehab Halabi Abo Kher, Alessandro Bavari, Theo Eshetu, Gianni Toti e Studio Azzurro. Tra aprile e maggio, sarà la volta della mostra dedicata ad Antonio Violetta, curata da Marco Meneguzzo; in ottobre avremo la personale di Cesare Berlingeri.
CORPO ELETTRONICO propone nuove modalità di fruizione delle opere-video, si va dal sito interattivo creato appositamente per la mostra ai QR code leggibili attraverso smartphone e tablet, con la possibilità visionare le opere anche da casa e di superare le difficoltà legate ai tempi di fruizione del video…
R. G.: Proprio così, e questo perché abbiamo inteso la mostra come un’opportunità di approfondimento. A completamento, abbiamo previsto sei seminari in cui alcuni artisti e critici affronteranno temi legati alla videoarte. Si inizia il 22 febbraio con Antonello Matarazzo, per proseguire con Silvia Moretti che presenterà il volume «Gianni Toti o della Poetronica» - curato in collaborazione con Sandra Lischi -, Alessandro Amaducci, Andrea Grosso Ciponte, Valentina Valentini, per terminare il 18 aprile con Leonardo Sangiorgi di Studio Azzurro, che interverrà sul tema «Tecnologia, testimonianze, territorio. Direzioni e senso per una nuova ricerca nell'arte contemporanea». Le video-riprese degli incontri saranno pubblicate sul sito della mostra e visionabili a partire dalla settimana successiva.
Come immagina la sua fondazione tra 10-15 anni?
R. G.: Come un’istituzione che ha fatto, e si propone di fare, qualcosa di concreto per l’arte contemporanea. E spero possa diventare un punto di riferimento per gli artisti, non solo calabresi naturalmente.
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