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A Montreal la DHC Art Foundation for contemporary art è già un'istituzione

  • Pubblicato il: 01/07/2011 - 09:26
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani
Berlinde De Bruyckere. Courtesy Galleria Continua

Montreal. Nata nel 2007 nel cuore della vecchia Montreal, con lo scopo di arricchire l’offerta culturale della città, la DHC/ART Foundation for Contemporary Art è oggi tra le maggiori istituzioni canadesi dedicate all’arte contemporanea. Un programma annuale costituito da due mostre con progetti speciali, programmi educativi e incontri con gli artisti, fa della fondazione un luogo di ricerca, studio e diffusione delle principali tendenze internazionali.
A chiudere il 2011 è la doppia personale «Berlinde De Bruyckere/John Currin», in corso fino al 13 novembre. I curatori Phoebe Greenberg e John Zeppetelli hanno scelto di mettere a confronto le drammatiche, bizzarre e monumentali sculture della belga De Bruyckere con i dipinti ironici e crudi dell’americano Currin, in un percorso che mescola il sublime al grottesco. Affermatasi in seguito alla partecipazione alla Biennale di Venezia del 2003, Berlinde De Bruyckere elabora figure deformi provenienti dal mondo umano, animale e vegetale. Uno scenario di traumi, sofferenze e vulnerabilità emerge dalle linee sinuose e convulse dei corpi mutanti e interrotti, intrappolati nella lotta per la sopravvivenza che società e natura, spesso spietate e crudeli, comportano. Dubbio e insicurezza caratterizzano anche i soggetti raffigurati da John Currin: icone della cultura pop, attrici e pin-up calate in mondi edulcorati e perfetti. I loro corpi rivelano perversioni e mostruosità fisiche e comportamentali, sintomo della crisi di valori, modelli e ideali che attanaglia l’Occidente; un vuoto che John Currin nasconde magistralmente in una superficie pittorica artificiosa, impeccabile e di maniera. Identità e fisicità, concetti centrali nella poetica dei due artisti, sono inoltre fulcro del workshop «Corpus».

Il 6 agosto e il 22 ottobre i visitatori produrranno manufatti partendo da immagini di archivi storici e riviste e il 3 novembre, infine, avrà luogo un happening collettivo. Un modo per offrire a tutti la possibilità di esperire in prima persona temi e linguaggi analizzati in mostra.

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