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A Milano l’Arte pubblica in dialogo con la Sociologia: Pratiche al Plurale, un libro, il racconto del progetto Milano Officine

  • Pubblicato il: 27/01/2012 - 09:47
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NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni
Gennaro Castellano e Gabi Scardi

 Milano. Grazie al bando di Fondazione Cariplo per la valorizzazione della creatività  giovanile[1], che intende intercettare, convogliare, stimolare e valorizzare quelle energie creative che, nell’ambito dell’espressione artistica e culturale contemporanea, si connotano per qualità, efficacia e competenza, con un’attenzione particolare rivolta alla sperimentazione e ricerca di nuovi linguaggi e emersione di nuove istanze, due anni fa l’Associazione Reporting System[2] e il team di progettazione Sintetico[3] hanno avviato il progetto Milanofficine.
Milanofficine[4] è un network di artisti, gruppi di progettazione e associazioni culturali che ha operato in una prospettiva di partecipazione e trasversalità, realizzando workshop, seminari, progetti interdisciplinari in diretta relazione con il territorio milanese e i suoi abitanti. Particolare attenzione è stata rivolta all’analisi di specifici linguaggi artistici prossimi alla sensibilità giovanile quali le tecniche audiovisive, la graphic novel, la scrittura creativa e la pratica interculturale, riflettendo su temi di attualità quali l'identità territoriale, il dialogo interculturale, la coesione sociale, così come l’incidenza delle problematiche globali a livello locale.
I gruppi di progettazione hanno individuato aree metropolitane milanesi rilevanti per la manifestazioni di fenomeni sociali, sulle quali proporsi e intervenire attraverso il linguaggi dell’arte e della creatività: a Baggio in zona 7, Officinadisegni-Manufatti audiovisivi ha proposto il laboratorio di graphic novel Officinadisegni Street lab a giovani studenti, indicati dai docenti per le particolari doti creative ma a rischio di dispersione scolastica e delinquenza in gang di quartiere, proponendogli un racconto di loro stessi e della loro realtà quotidiana attraverso la popolare espressione per fumetti e graffiti.
In zona 9, Reporting System ha lanciato l’happening Playing with Pamuk, direttamente riferito al premio Nobel turco, concentrando l’attenzione sul tema del dialogo e integrazione multi-culturale. In Quarto oggiaro, Sintetico ha proposto Sintetico@lab  all’interno di una comunità educativa di pronta accoglienza che ospita ragazze dai 13 ai 17 anni, vittime di disagi familiari, che sono state invitate a lavorare sulla produzione di un documentario audiovisivo,  nel quale raccontarsi. Mentre in Zona 2, nell’area di via Padova, a cura di Pasquale Campanella, artista e docente del Liceo Artistico Caravaggio, è stato lanciato Social Communication Project, un laboratorio di scrittura creativa e grafica sociale:
Dopo due anni di lavoro e riflessione, i risultati sono stati raccolti nel libro “Pratica al Plurale”, per i tipi di Officine Libraria, a cura di Gennaro Castellano (fondatore di Reporting System) e della curatrice e critica Gabi Scardi[5], autore del volume di recente pubblicazione “Paesaggio con figura”.
La peculiarità di questa pubblicazione è la coralità di voci che si raccontano: non solo le 4 esperienze milanesi, ma anche best practises di progettazione sociale attraverso l’arte a livello regionale (Ancitel Lombardia) e  a livello di collettivo di artisti e creativi della scena milanese.
I virtuosi esempi vengono per la prima volta  monitorati dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università Milano- Bicocca, con l’obiettivo di riflettere sulle trasformazioni che la città sta vivendo, anche in prospettiva di Expo'2015, focalizzando gli interventi in aree cruciali nello sviluppo urbanistico e sociale della città.
Non solo narrazioni dunque, ma anche l’applicazione di un metodo scientifico per monitorare l’impatto di questi interventi, sebbene ancora una volta, il potere eversivo e la natura relazionale e inter-disciplinare dell’Arte non permetta fino in fondo una traduzione in termini quantitativi.
Posizione ribadita anche durante la tavola rotonda presso Docva_Fabbrica del Vapore, all’interno della rassegna di conversazioni “A socially Engaged Drink, Incontri su Arte e Società”, alla presenza di Gabi Scardi, Gennaro Castellano, la curatrice Francesca Guerisoli, l’artista Emilio Fantin  e Valentina Briguglio portavoce della Dott.ssa Marianna D’Ovidio, assente giustificata[6].
 
La conversazione ha messo subito in rilievo la straordinarietà del dialogo fra Arte e Scienze sociali in una maniera inedita: un generale processo di ricalibrazione ha attraversato tutti gli operatori coinvolti, che hanno rimesso in discussione punti di vista.
Infatti la natura procedurale di questa scienza sociale, che applica parametri specifici ripetibili, non è il solo metro valutativo nelle lettura dell’Arte, che necessita di un approccio qualitativo.  
L’Arte è una sovra-disciplina, come sostiene Emilio Fantin, in qualche modo comprensiva di tutte le altre; le domande che ci induce sono la chiave di lettura, il processo, la strada da intraprendere per osservare i fenomeni con occhi diversi. Secondo Guerisoli, il giudizio sull’alterità, sul diverso da sé, tema di tanti quesiti sociologici, deve diventare processo per domande come “come si fa a costruire in concetto di alterità, come si può decostruire?”. Per D’Ovidio, l’Arte si è sottoposta all’osservazione scientifica, alla valutazione, restituendo una complessità di risultati, che hanno indotto la Sociologia a rimettersi in discussione: “ la sociologia ha molto da apprendere dall’arte anche nei suoi metodi, a partire dagli spunti originali e provocatori che l’arte offre per l’osservazione della società, per intraprendere ricerche con sguardo nuovo, diverso e non solo più o non solo socio-centrico”.
La riflessione conclusiva di Gabi Scardi parte da una citazione dello scrittore David Grossman, israeliano: “per riuscire a scrivere, devo sentirmi invaso dall’altro”. E’ dunque necessario “forzarsi” nelle pratiche di Arte pubblica per arrivare alla trasformazione sociale. Così come l’artista deve uscire da se stesso per mettersi a disposizione del processo relazionale e partecipativo, così il pubblico deve avere voglia di essere violato.
Questa la sfida della pratica al plurale e della soddisfacente fatica della condivisione.

 © Riproduzione riservata

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[1] http://www.fondazionecariplo.it/portal/upload/ent3/1/AeC%20CREATIVITA%20...
[2] http://www.reportingsystem-arte.net/
[3] http://www.sintetico.org/
[4] http://www.milanofficine.net/home.html
[5] http://www.officinalibraria.it/catalogo/scheda.php?libro=88
[6] http://www.ilgiornaledellarte.com/fondazioni/articoli/2011/10/110524.html