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Matisse, la passione per le forme e il colore

  • Pubblicato il: 18/03/2014 - 14:20
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi

Ferrara. Occasione da non perdere per chi, in Italia, vuole comprendere l’intero percorso artistico del francese Henri Matisse attraverso una sfilata di capolavori esposti fino al 15 giugno alla rassegna «Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore» di Palazzo dei Diamanti a Ferrara. La mostra è curata da Isabelle Monod-Fontaine, già vicedirettrice del Centre Pompidou di Parigi ed è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. L’appuntamento, mette in particolare in evidenza le doti di alchimista del colore del grande artista (1869 – 1954), ma anche il suo grande talento grafico e scultoreo. In tutto sono esposte un centinaio di opere provenienti da musei e collezioni private di ogni parte del mondo, con appunto la presenza di alcuni capi d’opera prestati in poche occasioni a rassegne temporanee. Del primo periodo è la piccola scultura «Madeleine II» del 1903, utile a comprendere l’interesse di Matisse per il corpo umano: qui è esplicito il riferimento a Cézanne soprattutto nella resa dei volumi anche in rapporto con la luce. Del periodo Fave sono esposti alcuni meravigliosi ritratti come «Nudo in piedi» (1907, Londra, Tate), «Nono Lebasque» (1908, New York, The Metropolitan Museum of Art) e «Joaquina»> (1911, Praga, Národní galerie v Praze) dove è evidente quella che Matisse chiamerà «prova del fuoco» ossia una esplosione di colori vibrante e intensa, vivide macchie cromatiche luminose stesa ad ampie campiture. Del 1909 è «La serpentina» (Copenaghen, Statens Museum for Kunst), opera notissima, dove è evidentissimo il processo di «smagrimento» cui Matisse sottopone la figura qui resa irrealisticamente filiforme come si nota anche nel dipinto «Nudo seduto» (1909, New York, Pierre and Tana Matisse Foundation Collection). Della sezione dedicata ai nudi di schiena segnaliamo al visitatore «Bagnante, estate» (1909, New York, The Museum of Modern Art) dove la figura si muove in un autentico spazio-colore, del resto il tema era molto «battuto» da tanti artisti a cavallo tra XIX e XX secolo. Nella sezione dedicata al periodo di soggiorno a Nizza di Matisse ci sono in mostra le famose odalische: «Odalisca distesa» (1926, New York, The Metropolitan Museum of Art) e «Odalisca con i pantaloni grigi» (1926-27, Parigi, Musée de l’Orangerie) ed è degli stessi anni anche lo strepitoso costume di una delle prefiche per lo spettacolo «Le Chant du rossignol» (1920, Ginevra, Musée d’Art et d’Histoire). Tra il 1930 e il 1933 Matisse si dedicò in particolare alla residenza di Alfred Barnes di Philadelphia dove riprese il noto tema della danza e l’uso dell’aplat in pittura. Gli esempi in mostra sono molti, come «Ninfa nella foresta, vegetazione» (1935-42/43, Parigi, Musée d’Orsay). Degli anni della guerra, dopo il suo definitivo trasferimento a Nizza del 1938, sono tre capolavori esposti dove è chiaro il rapporto tra disegno e pittura: «Natura morta con donna addormentata o Donna addormentata con tavolo violetto» (1940, Washington, National Gallery of Art), «Donna in poltrona o Giovane donna su una poltrona gialla, mazzo di lillà, parquet blu» (1940, Washington, National Gallery of Art) e «Giovane donna in bianco, sfondo rosso» (1946, Parigi, Centre Pompidou). Degli ultimi anni, a ricordare un altro medium molto usato da Matisse è la serie a gouaches découpées di «Jazz» (1947, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale).

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