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Macro, vandalismi e appelli

  • Pubblicato il: 25/10/2013 - 18:06
Rubrica: 
MUSEI
Articolo a cura di: 
Francesca Romana Morelli

Roma. Che cosa sta succedendo al Macro in attesa del nuovo direttore, la cui nomina è stata procrastinata dal sindaco Ignazio Marino e dall’assessore alla Cultura Flavia Barca al prossimo 30 ottobre? Mentre dilaga la notizia che la mostra «Digital Life 2013» al Macro Testaccio fino al primo dicembre, organizzata dal Festival Romaeuropa per il quarto anno consecutivo, è temporaneamente sospesa a causa dell’ennesimo vandalismo a un’opera, l’associazione Macroamici, diretta da Beatrice Bulgari, da questo pomeriggio sta facendo girare un appello pubblico, che chiede, considerati gli eventi sopra citati, di sottoscrivere una serie di richieste  al Sindaco e all’Assessore.
Ripercorriamo i fatti che in poco tempo si sono concatenati. Domenica 20 ottobre un ennesimo vandalismo a un’opera ha portato la Fondazione Romaeuropa non soltanto a chiudere temporaneamente la manifestazione, ma a dichiarare sul proprio sito di prendere atto, davanti alla «cosa inaudita in qualsiasi altro museo del mondo»,  che «Romaeuropa, ideatrice e produttrice della mostra, è ancora senza convenzione con la società Zètema che gestisce tutti i servizi (anche la sicurezza) del museo e che percepisce tutti gli incassi della mostra mentre Romaeuropa si fa carico di tutte le spese». Pertanto Romaeuropa non può riaprire la rassegna finché «non saranno migliorate le misure di sicurezza per le opere esposte, non saranno accolte le richieste sulla copertura di parte delle spese e firmata una regolare convenzione condivisa e concordata tra le parti».
L’associazione Macroamici non si è limitata a offrire il suo sostegno pubblico alla vicenda, ma ha chiesto una sottoscrizione pubblica per chiedere a Marino e alla Barca di «dare continuità a una direzione competente e internazionalmente riconosciuta», in altre parole l’ex direttore Bartolomeo Pietromarchi, decaduto dal suo ruolo con la passata giunta Alemanno e sostituito ad interim da Alberta Campitelli, al fine di non disperdere «l'investimento di risorse economiche, umane, scientifiche e di relazioni che hanno assicurato al Macro risultati importanti».
La seconda richiesta riguarda la questione dell’autonomia gestionale, ovvero il passaggio a fondazione del Macro, museo che tuttora, sulla carta, è un semplice ufficio dell’amministrazione capitolina, status che non gli permette libertà di programmazione e conseguente campagna di fundraising.
La terza richiesta concerne la certezza di potere contare su un adeguato «budget pluriannuale (…) in vista di una riduzione del finanziamento pubblico», in modo da permettere di portare avanti e accrescere importanti partnership con enti pubblici e privati, anche all’estero, e assicurare affidabilità al museo «con conseguenti benefici anche per il territorio». 
Considerato l’ampio fronte che si stava venendo a creare sulla situazione generale del Macro, museo di arte contemporanea della città, il Comune ha cercato di tamponare tenendo una riunione presso l’Assessorato alla Cultura tra i vertici della Fondazione Romaeuropa e i curatori della mostra e l’amministrazione capitolina direttamente interessata, e cioè l'assessore Barca, il sovrintendente Claudio Parisi Presicce, Alberta Campitelli, l'ad di Zétema Albino Ruberti, il direttore del Dipartimento Cultura Maria Cristina Selloni. Nel pomeriggio, sul sito della Fondazione Romaeuropa è uscito un nuovo comunicato, che annuncia la riapertura di «Digital life», in quanto «tutte» le emergenze sono state risolte: «Nello specifico ci è stato garantito da chi di competenza un aumento della vigilanza ed è stata trovata una soluzione transitoria per garantire a Romaeuropa un sostegno minimo alle spese».
Ora lo sguardo di tutti è verso il futuro del Macro.