Lo specchio: 2500 anni di storia, arte e cultura in Cina
Torino. Il MAO - Museo di Arti Orientali ospita fino al 24 febbraio 2013 la mostra «Riflessi d'Oriente. 2500 anni di specchi in Cina e dintorni» a cura di Marco Guglielminotti Trivel, conservatore della collezione sull’Asia Orientale del museo.
La mostra è la prima in Italia a essere totalmente dedicata agli specchi di manifattura cinese dal VI secolo a.C. all’epoca moderna e comprende 125 esemplari, di cui larga parte proveniente da un’importante collezione privata torinese che è presentata al pubblico per la prima volta in assoluto. Oltre ad alcuni pezzi che fanno parte della collezione permanete del MAO, «Riflessi d'Oriente» espone specchi provenienti dal Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma, dai musei Guimet e Cernuschi di Parigi, dai Musei Vaticani e dal Musée d’Art et d'Histoire di Saint-Denis. La mostra nasce con l’obiettivo di far conoscere meglio al grande pubblico il valore e l’importanza di queste opere realizzate da maestri della tecnica metallurgica.
La principale attrattiva dell’esposizione sono gli specchi prodotti dal V secolo a.C. al X secolo d.C., tra il periodo degli 'Stati Combattenti' e la fine della dinastia Tang, perché si tratta del momento di massima sperimentazione nella creazione di questi oggetti dettato dal grande interesse artistico-culturale nei confronti dello specchio che ha caratterizzato la Cina nel suddetto periodo. Agli specchi prodotti in Cina sono accostati esemplari provenienti dall’area iraniana, dalla Corea e dal Giappone – dove lo specchio è uno dei simboli che rappresenta la massima divinità scintoista, la dea solare Amaterasu – per creare collegamenti con altre realtà storico-culturali e ribadire l’importanza che questo oggetto ha ricoperto in tutta la realtà panasiatica. In particolare, come evidenziato dal curatore della mostra, «nessun altro oggetto artistico della Cina riesce a racchiudere meglio dello specchio la storia delle concezioni estetiche e cosmologiche, lo sviluppo dei motivi decorativi ed iconografici, gli interessi e le aspirazioni della società cinese di ogni epoca. Questi oggetti di uso pratico e rituale, carichi di implicazioni magiche e simboliche, ebbero grande diffusione nei paesi circonvicini grazie alla tecnica eccellente della loro fusione, alla bellezza e al mistero delle decorazioni raffigurate sul retro della faccia riflettente. (…) La mostra “Riflessi d’Oriente” intende presentare una panoramica ragionata sui significati dello specchio in Asia orientale (…) Forse nessun altro oggetto riesce a rappresentare in maniera così chiara e sintetica le tappe della cultura e dell’arte estremo-orientale nello spazio e nel tempo».
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale che raccoglie saggi di studiosi internazionali come Ma Jinhong, conservatore per i manufatti in bronzo del museo di Shanghai; Gilles Béguin, ex Direttore del museo Cernuschi di Parigi e Aurora Testa, docente di Arte Orientale alla Western Washington University.
«Riflessi d'Oriente» sarà arricchita da una serie di eventi collaterali, ancora in via di definizione, che avranno l’obiettivo di approfondire alcuni aspetti storico-artistici affrontati nella mostra e a riflettere su come i valori culturali espressi dai manufatti in esposizioni si siano evoluti nel tempo fino ai giorni nostri.
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