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Lo spazio del concetto

  • Pubblicato il: 14/11/2013 - 09:56
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Rubrica: 
notizie
Articolo a cura di: 
Ada Masoero

Oltre cinque anni e mezzo di lavoro, quasi 6.600 numeri di catalogo e tre tomi per 1.148 pagine complessive: solo numeri, è vero, che raccontano però quanto impegno abbia richiesto la re- alizzazione del Catalogo ragionato delle opere su carta di Lucio Fontana, curato da Luca Massimo Barbero (neodirettore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, curatore associato della Peggy Guggenheim Collection e molto altro), con la collaborazione di Nini Ardemagni Laurini e Silvia Ardemagni della Fondazione Lucio Fontana di Milano, al cui fondamentale contributo va aggiunto, fino alla scomparsa, l’apporto decisivo di Valeria Ernesti, anche lei della Fondazione Fontana, a cui Barbero lo ha dedicato.
Introdotto da Enrico Crispolti, curatore dei cataloghi dell’opera di Fontana, questo catalogo ragionato, edito da Skira, studia e riordina una materia dall’apparenza magmatica ma in realtà, ci dice Barbero, «non caotica come parrebbe al primo approccio: articolata e complessa, dotata di una logica interna che, studiando le opere, ben presto si manifesta strepitosamente»: grazie anche ai moltissimi inediti che guidano lungo nuovi percorsi. Come la «Treccani», un volume «vergine» dell’Enciclopedia con le pagine interne, bianche, da lui trasformate in uno strabiliante diario visivo. In catalogo figurano poi i «diari di viaggio», anch’essi figurati, disegnati dalla partenza da Genova per l’Argentina, nel 1940, fino al rientro in Italia, nel 1947, ai quali si aggiungono tre blocchi di indagini astratto-spazialiste che permettono di arretrare al 1945-1946 la nascita del «Concetto spaziale». Lui del resto, quando prende parte all’avventura del «Manifiesto Blanco» ha decenni di lavoro e di successo alle spalle: già nel 1934 Edoardo Persico parla di «Leggenda Fontana» e a confermarlo è la qualità assoluta dei suoi lavori astratti degli anni Trenta, che lo pongono al vertice di quella avventura italiana.
L’opera su carta («non vorrei parlare di disegni ma di opera su carta, perché lui, da scultore quale è, disegna in terza dimensione e la sua è davvero la felice facoltà di fermare il gesto nel suo moto eternamente provvisorio», insiste Barbero) non è del resto un semplice laboratorio ma il luogo in cui enucleare il concetto. Spiega il curatore: «Quello sulla carta è per lui un passaggio obbligato, tutt’altro che accessorio: la carta diventa un “luogo fotosensibile” dove elaborare il pensiero».
Il catalogo, che copre gli anni tra il 1928 e il 1968, è strutturato cronologicamente e per blocchi, dalle opere figurali e, negli stessi anni, astratte dei Trenta (Fontana sembra poter scrivere contemporaneamente con le due mani e in due lingue diverse), al periodo argentino, ricomposto qui per la prima volta, fino alla nascita dello Spazialismo nel dopoguerra, che genera la prima installazione e poi gli Ambienti/Environments, di cui è l’indiscusso pioniere. Minuziosamente indagate sono anche la decorazione architettonica e la scenografia (qui la straordinaria invenzione del «Don Chisciotte» scaligero, con le luci colorate che attraversano la platea). E altrettanto lo è la bellissima occasione perduta della Porta del Duomo di Milano, di cui restano disegni emozionanti.
Barbero esplora, riordina, spesso ridata tutto questo materiale in un saggio di ben 300 pagine ricco di immagini e ci consegna un lavoro monumentale, imprescindibile per chiunque si accosti all’opera di Fontana. Ma avverte: «Questo catalogo non vuole proporsi come un punto finale: se mai come spunto e sprone a dar vita a nuovi studi».

Lucio Fontana, Catalogo ragionato delle opere su carta, a cura di Luca Massimo Barbero, con Nini Ardemagni Laurini, Silvia Ardemagni, 1.184 pp., 400 ill. col. e 5.500 b/n, Skira, Milano 2013, € 350,00

da Il Giornale dell'Arte numero 336, novembre 2013