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Le fotografie degli altri

  • Pubblicato il: 07/12/2012 - 20:00
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Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Ada Masoero
Joachim Schmid

Cinisello Balsamo (Milano). Non è un fotografo ma lavora solo con la fotografia: lo si potrebbe definire un «metafotografo» visto che sulla fotografia opera, per così dire, «alla seconda potenza», da un lato riflettendoci da teorico, dall’altro servendosene da artista: purché sia fotografia altrui. A Joachim Schmidt (Balingen, Germania, 1955, vive e lavora a Berlino), artista molto noto sul piano internazionale, assai meno in Italia, il Museo di Fotografia Contemporanea-MuFoCo dedica, dal 2 dicembre al 5 maggio, la mostra «Joachim Schmidt e le fotografie degli altri», curata da Roberta Valtorta.
Studioso della civiltà dell’immagine, Schmidt ne avverte la rischiosa deriva da «proliferazione», con l’esito prevedibile della desemantizzazione delle immagini, indotta dall’assuefazione, fino alla nausea e al rifiuto. Così, nel 1989, 150mo anniversario della nascita della fotografia, diffonde un invito perentorio al mondo della comunicazione: «Nessuna nuova fotografia finché non saranno utilizzate fino in fondo quelle già esistenti!»: esattamente ciò che fa lui nel suo lavoro, diventando il più vorace collezionista di fotografie scattate da altri, di cartoline, di immagini a stampa di libri, giornali, dépliant, trovate nei luoghi più disparati, dai mercatini al web. Quando se ne impossessa, le cataloga, poi le manipola, le combina secondo logiche solo sue, le ricicla offrendo loro una nuova possibilità di vita proprio grazie alle sue giustapposizioni inattese. Non senza formulare principi teorici al riguardo (specie su «Fotokritik», la rivista da lui fondata negli anni Ottanta), che molto devono da un lato all’intuizione duchampiana del ready-made, dall’altro all’idea barthesiana della «morte dell’autore» (non a caso fonda nel 2009 la ABV Artists’ Boook Cooperative, dove con altri artisti si dedica al print-on-demand).
La mostra, realizzata grazie a Deutsche Bank, presenta fotografie della serie «Bilderbuch» (libro di immagini) e riunisce 60 immagini anonime e 40 libri in cui Schmidt ha raccolto fotografie disparate e decontestualizzate, da lui composte in sequenze prive di ogni legame reciproco e orfane di ogni didascalia. Insieme alla mostra esce un libro (stesso titolo) di Johan&Levi, con saggi di studiosi internazionali, mentre parte il progetto «Parlami di te», in cui gruppi di persone riunite in workshop compongono libri con l’identico principio, muovendo da immagini da loro scelte. Top secret, fino all’inaugurazione, il progetto pubblico ideato da Schmidt, che coinvolge un quotidiano nazionale.

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da Il Giornale dell'Arte numero 326, dicembre 2012