Le fondazioni investono più di 330 milioni di sterline per salvare l’arte di Detroit
Detroit. Il 13 gennaio una squadra di mediatori federali incaricata di supervisionare il caso di bancarotta di Detroit ha annunciato che un gruppo di fondazioni filantropiche si è unito per raccogliere più di trecentotrenta milioni di sterline per salvare la collezione d’arte cittadina dalla vendita all’asta. La somma servirà a coprire un deficit stimato per tre miliardi e mezzo in finanziamenti per pensioni municipali. L’iniziativa intende fare appello a due contrastanti tendenze della saga in atto: quella che vuole risparmiare il Detroit Institute of Arts dal disagio finanziario della città e quella che invece considera che tutti i beni posseduti dalla città, incluso l’arte, debbano essere usati per aiutare le persone colpite dalla bancarotta.
«La proposta sulla quale stiamo lavorando ha un obiettivo omnicomprensivo: impedire a Detroit e ai suoi cittadini di focalizzarsi sul compito di rinnovare questa grande città americana. Questo progetto, concepito come parte di un più vasto e concordato piano di adeguamento, promuove tale obiettivo secondo due modalità critiche quali aiutare la città a rendere onore al suo impegno nei confronti dei suoi pensionati e preservare un bene culturale comunitario di straordinario valore quale il Detroit Institute of Arts», hanno dichiarato le fondazioni in un comunicato. Il gruppo di fondazioni comprende Community Foundation for Southeast Michigan, William Davidson Foundation, Fred A. and Barbara M. Erb Family Foundation, Max M. and Marjorie S. Fisher Foundation, Ford Foundation, Hudson-Webber Foundation, Kresge Foundation, John S. and James L. Knight Foundation, McGregor Fund, e Charles Stewart Mott Foundation. Si prevede inoltre un ulteriore contributo da parte di privati e fondazioni, in modo da raggiungere la somma totale di cinquecento milioni di sterline destinata ai pensionati, ossia poco di più del valore di mercato minimo stabilito per la collezione d’arte della città.
Nella loro dichiarazione i mediatori - guidati dal Giudice capo Gerald Rosen – hanno posto l’accento sul fatto che «l’impegno delle fondazioni a partecipare è condizionato dal fatto che tutti i loro fondi sono impegnati nel doppio obiettivo di salvare la città dalla bancarotta salvaguardando i fondi pensione e preservare la collezione artistica del DIA come parte di un accordo di bilanciamento delle contestazioni nate in seno al processo di bancarotta». Hanno aggiunto, inoltre, che «se questi due obiettivi saranno raggiunti, si centrerà anche un terzo obiettivo critico quale il rinnovamento della città all’indomani della bancarotta». Dal canto loro, le fondazioni sottolineano che «la nostra partecipazione in questo progetto non intende costituire la totalità del nostro invesimento nei confronti di Detroit rispetto al momento corrente o agli anni a venire e non sostituisce i nostri esistenti impegni filantropici», ma sperano che la proposta faccia da complemento ad altri sforzi posti nella ricostruzione di Detroit.
Nella sua dichiarazione, il Detroit Institute of Arts afferma di «voler elogiare tutti i soggetti coinvolti nel permettere un tale progresso in tempi così ridotti». Il museo, che sta lavorando con i mediatori e le fondazioni, e si è preoccupato di fornire supporto nella raccolta fondi e nella programmazione dell’impegno, «incoraggia coloro i quali desiderino supportare finanziariamente questa causa a contribuire al Fund to Support Detroit‘s Retirees, Cultural Heritage and Revitalization visitando il sito web del Community Foundation for Southeast Michigan. Giunti a questo momento così critico nelle negoziazioni, ogni contributo è benvenuto e profondamento apprezzato».
La proposta, comunque, costituisce solo una piccola parte delle negoziazioni che riguardano il caso più grande di bancarotta nella storia americana, stimato per diciotto miliardi di sterline di debito.
Gli impiegati municipali dovrebbero accettare di tagliare i loro fondi pensione e altri creditori di Detroit potrebbero richiedere inoltre alcuni compensi. L’amministratore dell’emergenza Kevyn Orr, il quale aveva affermato che tutti i beni della città – incluso la collezione d’arte – sarebbero stati considerati nella risoluzione della bancarotta ha aggiunto in una dichiarazione che «dà il benvenuto agli sforzi del Giudice Rosen nel cercare un ulteriore modo di monetizzare l’arte di proprietà della città in modo che questo aiuti la città stessa a riorganizzare il suo debito e provvedere a fornire migliori servizi essenziali ai suoi settecentomila residenti».
Da The art newspaper.com - 13 January 2014
Traduzione: Micole Imperiali
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