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L'astrattismo di Veronesi in mostra a Lucca

  • Pubblicato il: 14/10/2011 - 01:43
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi
Luigi Veronesi

Lucca. La Fondazione Ragghianti, presieduta da Giovanni Cattani e dal 2008 diretta da Maria Teresa Filieri, sta operando, attraverso i suoi sei dipendenti e le numerose collaborazioni e partnership attivate in 27 anni di attività, per la preparazione della seconda parte, prevista il prossimo anno, della mostra d’arte medievale «Lucca e l'Europa un'idea di Medioevo». Una rassegna all’anno di importanza nazionale, oltre a una serie di altri eventi espositivi e conferenze, questa l’attività del centro di documentazione storico artistica che lo scorso 9 ottobre ha inaugurato «Ritmi visivi. Luigi Veronesi nell’astrattismo europeo» (sino all’8 gennaio, a cura di Paolo Bolpagni, Andreina Di Brino e Chiara Savettieri). La Fondazione, come molti enti italiani d’ambito culturale, sta vedendo calare se sue risorse, ma di conseguenza anche le sue spese che nel 2009 erano calcolate in un milione e 206mila euro mentre dodici mesi dopo l’esercizio è stato di un milione e lo stanziamento per il 2011 si calcola in circa 850mila euro. La Fondazione toscana, nata come «Centro Studi sull'arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti» nel 1981, a seguito della donazione del noto storico dell’arte alla Cassa di Risparmio di Lucca di biblioteca (52mila volumi anche di altra provenienza), fototeca (250mila immagini d’arte) e archivio, dal 1992 ha acquisito l’attuale denominazione (e raccolto la donazione di libri e carte di Pier Carlo Santini, direttore scientifico dell’ente dal 1984 al 1993). La Ragghianti vede tra le proprie sorgenti di finanziamento la locale Fondazione Cassa di risparmio di Lucca, Comune, Provincia e Regione Toscana con una percentuale di risorse pubbliche molto bassa, appena l8% del totale. Gli stessi enti sono i principali collaboratori con cui si programma l’attività annuale, tra cui appunto la mostra attuale dedicata a Veronesi (1908-1998). Astrattista milanese Veronesi si avvicina all’arte negli anni Trenta prima, attraverso Modigliani, ma ben presto grazie alla produzione di Kandinsky, Klee, Schlemmer e al gruppo del Bauhaus che sente maggiormente vicini come «ideologia» artistica appunto astratta tanto che il pittore nel 1934 aderisce al gruppo «Abstraction-Création» e comincia a svolgere ricerche su fotogramma e solarizzazione. Nel 1935 prende parte alla sua prima mostra collettiva di arte astratta a Torino e realizza dieci bozzetti di costumi per «Pelléas et Mélisande» di Claude Débussy, cui segue una collaborazione con il gruppo teatrale «Palcoscenico» di Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Il rapporto tra musica, arte, spazio gli interessa tanto che, come ricorda la rassegna composta da 45 opere cui si associano lavori di confronto di Kandinskij, Klee, Moholy-Nagy, Albers, Léger, Lucio Fontana, Bruno Monari e altri, nel 1983 dirà: «Posto che il problema centrale è organizzare una visione in movimento, uno spazio dinamico, concreto e sensibile, ogni esperienza in diversi campi può contribuire a dare maggiore chiarezza e complessità a questo fine». La poliedricità nell’utilizzo dei materiali, dunque, nella produzione artistica vista come progetto globale (tipico anche del’amato Bauhaus) lo porterà alla Biennale di Venezia, ma anche a misurarsi con la regia cinematografica (realizza nove film astratti, di cui sette andati perduti durante la Guerra mondiale e gli altri malamente conservati in Francia). La mostra, composta da dipinti, collage, disegni e grafica, del maestro milanese, ordina anche quattro cicli completi di «Visualizzazioni cromatiche della musica» insieme alle celebri 14 Variazioni di un tema pittorico del 1936.

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