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L'anima barocca di Torino è rosa

  • Pubblicato il: 28/12/2013 - 13:16
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Anna Follo

Torino. Dopo la ricerca sulla filantropia al femminile di Elisa Bortoluzzi Dubach, proseguiamo la nostra inchiesta PINK POWER (che troverete anche sul nostro Rapporto Annuale in uscita a gennaio in allegato al Giornale dell’Arte) sulle donne ai vertici: donne del calibro di ferro, per formazione, esperienza e determinazione, alla guida di importanti istituzioni culturali del paese.
La PINK di questa settimana è Rosaria Cigliano, Presidente della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura, ente strumentale della Compagnia di San Paolo di Torino.
Classe 1962, storico dell’arte, laureata alla Sapienza di Roma con Maurizio Calvesi, nel 1991 viene assunta dalla Fondazione per la Cultura, la Scienza e l'Arte, nata all'interno dell’Istituto San Paolo per seguire i progetti di restauro dei grandi monumenti. Alla nascita delle Fondazioni di origine bancaria, le attività vengono trasferite alla Compagnia di San Paolo, nella quale Rosaria Cigliano sviluppa la sua carriera. Dirige il Programma Musei, avviato nel 2000, diventa poi direttore dell’area patrimonio storico-artistico e supervisore dei programmi di valorizzazione e ricerca legati ai beni culturali, ruolo che si unisce infine alla Presidenza della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura per la gestione e la valorizzazione dell’Archivio Storico e la promozione di studi e ricerche sull’Età e la Cultura del Barocco.
«Sono entrata in questa realtà come giovane storico dell'arte, a 28 anni, ci racconta la Cigliano. Dopo vent'anni ne sono diventata Presidente: questo fatto mi commuove qual volta ne parlo. Penso sia una grande opportunità che ho avuto e un esempio, uno stimolo per molti giovani, nel credere ed investire nella propria istituzione».

Fondazione 1563, ci racconta cos’è e com’è nata?
La Fondazione 1563 per l’arte e la cultura è uno degli enti strumentali storici della Compagnia di San Paolo: trova origine nella Fondazione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino per la Cultura, la Scienza e l'Arte istituita nel 1985 per sostenere in maniera sistemica le attività a favore della salvaguardia del patrimonio culturale. Merito della Banca fu quello di aver intuito che la valorizzazione del patrimonio artistico, soprattutto monumentale e museale, doveva coniugarsi con il tema della tutela, della migliore fruizione, e che poteva dialogare con le categorie dell’economia.  La mia collaborazione con la Fondazione comincia alla fine degli anni ’80 come giovane storica dell’arte in un periodo in cui i piani strategici richiedevano specializzazioni non più bancarie ma competenze specifiche negli ambiti culturali d’intervento..
Alla fine del 1991, con «la legge Amato» si rinnova il sistema creditizio nazionale e mentre, da un lato, l’Istituto assume la forma giuridica di SpA, dall’altro, nasce la Fondazione bancaria “Compagnia di San Paolo”con scopi tesi all’utilità sociale, tra cui l’arte e la cultura. L’antico Ufficio Pio e l’Educatorio Duchessa Isabella entrano nella sfera di competenza della Compagnia seguita dopo pochi anni dalla Fondazione per la Cultura, la Scienza e l’Arte che modifica la propria denominazione in Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo ponendosi come obiettivo soprattutto la promozione di grandi eventi espositivi. .
Gli enti strumentali contribuiscono  ad attuare , grazie alla loro specializzazione,  alcuni dei fini istituzionali della Compagnia. Alla fine del primo decennio del XXI secolo un tema rilevante viene  individuato  nella valorizzazione del patrimonio culturale, archivistico e bibliotecario e nella  promozione di attività di ricerca nel campo delle discipline umanistiche. La Fondazione per l’Arte, assume il nome di Fondazione 1563, anno di costituzione dell’originaria Compagnia, e le viene conferito in gestione un patrimonio di inestimabile valore: l’ininterrotto Archivio Storico della Compagnia di San Paolo. Oggi accanto alla tutela e alla valorizzazione dell’Archivio, la Fondazione promuove ricerche sull’età e la cultura del barocco. Dedicare un programma di studi in questo campo rappresenta non solo un contributo per valorizzare uno dei periodi più originali nella storia di Torino e del Piemonte ma anche una opportunità di ricerca qualificata per giovani studiosi nel campo delle discipline umanistiche.

Qual è la struttura organizzativa della Fondazione 1563?
E’ una struttura agile, competente e molto operativa: cinque donne specializzate negli ambiti di intervento della Fondazione; soprattutto tre archiviste che da anni dedicano il loro tempo a rendere accessibile l’Archivio Storico della Compagnia: con azioni di riordino e catalogazione, con opere di tutela e conservazione, con una rara disponibilità all’accoglienza degli studiosi o anche solo degli amatori che desiderano consultare i 2 Km di ordinata documentazione.
Ad affiancarmi nel Consiglio di Amministrazione  tre persone che occupano all’interno della Compagnia posti di rilievo strettamente correlati alle funzioni attribuite alla riconfigurata Fondazione: Marco Demarie, Responsabile Ufficio Studi, Cristina Olivetti, Responsabile delle Attività Culturali, Stefano Pannier Suffait, Segreteria degli Organi. Come membri esterni sono stati chiamati due insigni esperti, ovvero Marco Carassi, Presidente ANAI e Michela di Macco, Ordinario di Storia dell’Arte presso la “Sapienza” di Roma. .

Come si coniuga il suo ruolo di   Responsabilità dell’Area Patrimonio Storico Artistico della  Compagnia di San Paolo con quello di Presidente della Fondazione 1563?
Il mio obiettivo è mettere  in valore le complementarità tra l’attività grant-making della Compagnia e quella operativa della Fondazione 1563. La finalità  principale è conservare “la memoria” della Compagnia parlando un linguaggio moderno e usando gli strumenti della contemporaneità; la sfida più interessante è tuttavia quella tesa a far dialogare i più importanti cantieri di restauro promossi dalla Compagnia, che hanno favorito  il processo di trasformazione urbana e culturale che ha reso Torino una capitale della cultura, con la promozione di ricerche interdisciplinari volte a portare su un palcoscenico internazionale quella originale forma di civiltà sviluppatasi tra la fine del XVI secolo e la fine del XVIII negli Stati Sabaudi, terre e civiltà che di “locale” sembrano  avere soltanto il confine geografico.

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