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La tangibile innovazione dell’intangibile

  • Pubblicato il: 02/05/2014 - 14:35
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Cristina Marinelli

Milano-Torino. In un clima economico ancora avverso, che ancora stenta a uscire dalla crisi, c’è chi, per fortuna, da anni investe in ricerca e innovazione. La Fondazione Human+, nata nel 2010 dall’iniziativa di un gruppo di liberi professionisti, imprenditori e docenti universitari, sviluppa progetti e interventi sull’utilizzo innovativo del lavoro umano da parte delle organizzazioni. L’attività della Fondazione, presieduta da Maurizio Castagna, prende le mosse dal presupposto che il successo dipende dal «fattore umano», tanto in un’impresa quanto in una cooperativa o in un’associazione. Il suo intento è far crescere una cultura di gestione delle organizzazioni socialmente responsabile, adottando una valorizzazione delle persone innovativa.
La Fondazione persegue i propri obiettivi attraverso la ricerca applicata, la divulgazione e il trasferimento delle conoscenze acquisite. Concentrando l’attenzione alla dimensione umana e immateriale del lavoro e dell’economia, promuove progetti dall’approccio multidisciplinare, seguendo rigorosi standard scientifici. Psicologia, economia comportamentale, sociologia del lavoro e delle organizzazioni, scienza cognitiva, neuroscienze e statistica sono i principali campi convolti nelle indagini. Queste, condotte secondo una logica open, sono svolte in partnership con istituzioni, come le Camere di Commercio di Milano e Torino, e con poli di ricerca di eccellenza, quali il Dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Torino e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. La condivisione delle conoscenze e la produzione partecipata dei contenuti sono alla base della vasta rete collaborativa che la Fondazione ha creato nel tempo. Human+ incarna il ruolo di facilitatore di scambi tra diversi mondi professionali, sviluppando la progettazione e la diffusione dei risultati tramite un continuo consolidamento del proprio network.
Gli interventi realizzati, diretti secondo un approccio evidence-based, hanno un carattere applicativo e non meramente teorico. Per mezzo di workshop e laboratori la Fondazione trasferisce il know how acquisito alle persone e alle organizzazioni, generando una reale innovazione nel management e nelle modalità di funzionamento del lavoro.
Nel progetto «Open innovation», avviato nel 2011, sono state analizzate alcune aziende segnalate come particolarmente innovative dalla Camera di Commercio di Torino. Esaminando le pratiche di innovazione nelle PMI del territorio si è cercato un fil rouge che legasse le varie organizzazioni. Lo si è trovato nella loro permeabilità e nell’apertura alla cooperazione con altri soggetti. Le aziende, dimostratesi capaci di assorbire conoscenze e competenze, intercettando specifiche domande emergenti dai mercati, sono state osservate utilizzando la metodologia di ricerca dello storytelling. Dopo lo studio e la divulgazione, il progetto è ora giunto alla fase di trasferimento delle buone pratiche alle imprese con workshop, training day e laboratori di management dell’innovazione. Dal materiale narrativo raccolto nel corso di questa ricerca è nato il progetto satellite «Storytelling». 12 scrittori hanno raccontato altrettante aziende attraverso storie di innovazione ispirate da chi l’impresa la vive dall’interno. I racconti sono confluiti in una pubblicazione che ha permesso di diffondere le narrazioni a un target molto più vasto e generico.
La Fondazione Human+, con sede a Milano e a Torino, è attiva prevalentemente in Piemonte e Lombardia. Tuttavia, con un progetto sulle start up, che ha coinvolto soggetti in tutta Italia, si è aperta a una dimensione nazionale. «Capitale umano e start up» valuta e sviluppa il potenziale dei neo-imprenditori. Il progetto, coordinato da Alessandro Mercuri, dà una risposta alla domanda «cos’è che determina il successo delle strat up?» Dopo lo studio della letteratura scientifica internazionale, sono state individuate metodologie di misurazione dei fattori che determinano il successo. Questi, testati su 128 realtà italiane (prevalentemente imprese, ma anche spin-off universitari, cooperative e soggetti operanti nella valorizzazione del patrimonio e nell’erogazione di servizi culturali) hanno portato alla creazione di un kit di strumenti per la diagnosi del potenziale imprenditoriale, nell’ottica dell’intangibile. Il capitale intangibile è costituito dal capitale umano, sociale e organizzativo. Le tre aree vengono analizzate esaminando 29 fattori che le compongono.
La Fondazione ha tradotto in maniera operativa quanto teorizzato dalle ricerche internazionali. L’innovazione sta nella creazione di uno strumento concreto che permette di valutare il potenziale imprenditoriale, valido per le aziende quanto per le start up a vocazione sociale. La creazione di imprese, capaci di coniugare una forte componente di innovazione con finalità di tutela di un interesse comune, rappresenta il futuro del terzo settore. La possibilità di indagare la propensione al successo e, soprattutto, di individuare i punti di debolezza di una start up, determinando così le azioni correttive da compiere, costituisce un’opportunità di cambiamento nei modelli organizzativi, tanto nei soggetti profit che no-profit.

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