La straordinaria forza della rete: Romagna Creative District
Forlì. Romagna Creative District (RCD) è network di creativi operanti nei diversi campi della comunicazione, moda, design, arte, musica, videomaking, architettura, teatro, webdesign, che risiedono prevalentemente nelle province romagnole e nella città di Bologna e che intendono trovare e offrire opportunità di collaborazione e di crescita attraverso una rete territoriale. L’associazione, ufficialmente nata nel 2011, ma formata sin dal 2009 come aggregato spontaneo, conta oggi 1194 soggetti, tutte realtà produttive nel settore creativo e culturale. La forza della rete permette loro una maggiore visibilità, la partecipazione a svariati progetti che diventano concrete proposte per rispondere a bandi pubblici, nonché la produzione si numerosi eventi sul territorio, fruendo di servizi gratuiti.
Barbara Longiardi, Presidente del RCD, ha risposto a qualche nostra domanda tratteggiando il profilo di questo cluster fondato sulla creatività.
Come siete nati?
Leggendo un rapporto pubblicato nel 2005 a cura della Regione sui distretti creativi, nel quale la Romagna veniva annoverata come aria di vitale produzione culturale.
Abbiamo cercato allora di capirci di più e concorrere a un successivo bando di ricerca, per capire chi eravamo esattamente. Nell’anno Europeo della Creatività e Innovazione, il 2009, alcuni di noi hanno cominciato ad aggregarsi. Abbiamo trovato il modo di drenare fondi europei attraverso un evento: ci siamo iscritti in 600.
Nel 2011 ci siamo dotati di una forma giuridica, l'associazione, per accedere al mercato in qualità di operatori riconosciuti.
5 aziende si sono anche costituite in Associazione temporanea d’impresa (ATI) per partecipare a un Bando della Regione che ci ha permesso di creare il nostro portale on line.
Come fanno così tante realtà a lavorare insieme?
Intercettiamo delle necessità del territorio e reagiamo alle richieste. Faccio un esempio concreto. La Camera di Commercio di Forlì-Cesena ha indetto un bando per la creazione di un portale dove si incrociassero l’offerta di prodotti alimentari romagnoli di qualità e a kilometro zero, con la domanda di approvvigionamento degli hotel locali per i propri ospiti . Abbiamo raccolto la commessa e lanciato con una call all’interno del network, chiamando a raccolta chiunque volesse partecipare e progettare questo servizio.
Ogni progetto aggrega realtà sempre diverse, sollecitate dall’argomento del caso, come un magma che si addensa intorno a certi elementi di catalizzazione per poi tornare fluido. Ci appelliamo a un’intelligenza collettiva: il valore delle rete ci rende anche più forti ed efficaci sul mercato, per competere con realtà più grandi.
Un altro esempio è la Notte verde europea: un progetto collettivo sul quale abbiamo sollecitato gli associati nell’elaborazione di idee da proporre alla città di Forlì. Un’enorme mobilitazione di energie ha permesso di coinvolgere quasi 100 creativi romagnoli e 40 associazioni culturali, animato la serata su tematiche ecologiche, regalato al territorio tanta energia e opportunità di socializzazione.
Come selezionate i progetti?
Innanzi tutto dipende da caso per caso. Per la Notte Verde abbiamo creato una piccola commissione con due rappresentanti di RCD e delle Istituzioni coinvolte, come la Camera di Commercio, per garantire il massimo della trasparenza. Criteri qualitativi, ma che prendessero in esame anche l’impatto ecologico delle idee, la sostenibilità con un piano di auto-finanziamento, i costi contenuti, la coerenza del tema ci hanno guidati nella selezione dei progetti meritevoli.
Abbiamo pubblicato una graduatoria con il punteggio che ciascuna impresa aveva ottenuto, nonché un Bilancio con dichiarate le fonti dei fondi e la loro destinazione. Il principio della trasparenza che traduce una comunicazione inclusiva e capillare, nonché il valore della Fiducia, sono i nostri valori principali.
Nel caso della Notte verde, abbiamo chiesto una lettera di impegno da parte del Comune per la protezione del diritto d’autore, nel rispetto dei prodotti dell’ingegno, delle idee. Forlì , in caso volesse ripetere virtuose esperienze, si è impegnata a contattare non solo noi RCD, ma il singolo creativo padre delle idee.
Chi sono i committenti?
Generalmente gli Enti Pubblici a tutti i livelli territoriali, ma molto spesso anche noi realtà del network che cerchiamo fra i soci collaboratori, partner, fornitori dei progetti.
Non mancano istituzioni rilevanti e davvero fondamentali nel nostro percorso di crescita come la Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì.
E la competizione?
La viviamo come un valore, uno stimolo a migliorarci sempre e proporre idee nuove. Il confronto con il mercato non ci spaventa, proprio perchè la nostra forza è l’unione delle competenze che ci rende temibili concorrenti anche di imprese consolidate e di grandi dimensioni. Attraverso la creatività, reagiamo ai mutamenti dell’economia e sviluppiamo nuovi servizi per il pubblico. Quello che decreta anche la qualità del nostro sistema, è la conoscenza reciproca che abbiamo di tutti gli attori della rete. Ogni singolo profilo è controllato, aggiornato: non ci sono fake e chiediamo che tutti i soci siano riconoscibili sul portale. Parliamo con tutti e ci conosciamo capillarmente. Questo consolida la fiducia reciproca e permette un virtuoso passaparola, che ci permette di condividere le commesse e il lavoro, anche in momenti così critici come quelli che viviamo.
Altri modelli di cluster creativi?
RCD è un'esperienza singolare, ma guardiamo volentieri ad altre realtà per beneficiare delle loro “buone pratiche”, come ad esempio Bollenti Spiriti, incontrati recentemente ad ArtLab a Lecce, che rappresentano un'eccellenza promossa dalla Regione Puglia, insieme al Bando Principi Attivi che intercetta la domanda di spazi per la produzione culturale.
Il Festival della Creatività di Firenze ci ha permesso di confrontarci con altre realtà di imprese creative.
Modello estero sicuramente il London Design Festival, che mobilita energie e creatività coinvolgendo interi quartieri, sebbene promosso da istituzioni pubbliche e non da auto-organizzazione degli operatori. Anche il Salone del mobile di Milano è un buon esempio: dal la loro esperienza, abbiamo copiato e introdotto in Romagna la pratica degli atelier aperti: numerosi associati, e parliamo di designer, architetti, stilisti, comunicatori, aprono i loro uffici per ospitare eventi, talks e workshop: l'opposto di un road show o una fiera.
Questo modus abbatte le distanze fra gli operatori, poiché introduce il tema della condivisione, limitando le competizioni e appianando i motivi di conflitto scorretto. Tutto è aperto, condiviso, alla luce del giorno.
Dopo circa 4 anni, che riscontro dal territorio?
L'Associazione cresce a vista d'occhio. La nostra comunicazione si auto-alimenta come nel caso della pagina Facebook, che è costantemente aggiornata dagli utenti con le loro segnalazioni. Le Istituzioni sono vigili e reattive: investono su di noi anche senza garanzie, scommettendo sulla nostra capacità innovativa. Abbiamo introdotto modelli dirompenti che hanno rotto anche certe abitudini radicate e rivitalizzato le città. L'esempio dei negozi sfitti è lampante: abbiamo mappato tutti i negozi chiusi, contattando i proprietari e richiedendo accesso. Loro li hanno lasciati a titolo gratuito e il Comune ci ha supportato con l'allacciamento della luce. In una sola giornata abbiamo aperto svariati atelier in quei luoghi abbandonati, ridando vita. Da questa esperienza, i cittadini hanno accolto la suggestione costituendo un'associazione legata a una via in particolare e riaprendo tutti gli esercizi chiusi per riproporre appuntamenti creativi e culturali.
Siamo molto orgogliosi che i semi gettati stiano crescendo.
Inoltre siamo stati citati come esempio di cluster culturale effettivo in due diversi studi, dell'Università Luiss e della Regione Lombardia: quest'ultima ci chiede spesso come abbiamo fatto a costruire una rete così solida, poiché invece non è facile tesserla al Nord. Noi rispondiamo che la relazione capillare, la conoscenza reciproca, il tam-tam e coinvolgimento di tutti è la forza del nostro modello.
Le aziende si fidano di noi e propongono, come nel caso dell'invito che abbiamo ricevuto dalla Camera di Commercio Italiana in Giappone: l'ente ci ha intercettato e coinvolto in una fiera del Made in Italy. Abbiamo portato 6 aziende a bassissimo costo, ma il ritorno ha fruttato tante nuove candidature di aziende che vogliono partecipare all'esperienza anche quest'anno!
Cosa manca all'Italia per fare un salto di qualità?
All'Italia manca una classe politica che creda davvero nel valore economico della creatività e cultura, e che dunque a cascata possa istituzionalizzare dei modelli: viviamo di rendita sul nostro passato da tempo. Le competenze e le persone ci sono per attivare davvero un sistema economico e riconvertire tanti capannoni industriali abbandonati in fabbriche di innovazione.
L'Italia si fa scappare i talenti e non costruisce elementi di attrazione che possano convincerli a tornare, portando il valore delle loro esperienze internazionali. Quanto giovani brillanti incontro ogni giorno, con l'attività di consulenza alle start-up che eroghiamo. Progetti incredibili, visionari, rivoluzionari, brevetti di grande intelligenza, eppure qui non trovano spazio, credibilità supporto.
Noi, nel nostro piccolo, proviamo a costruire fiducia e un sistema di mutuo supporto. Ma non è sufficiente. Non è comunque nostra intenzione mollare il colpo...perciò reagiamo nella maniera che ci appartiene di più: creando e innovando!
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