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La seconda vita di Paris Photo

  • Pubblicato il: 22/09/2011 - 20:48
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Walter Guadagnini
Il neodirettore di Paris Photo Julien Frydman

Parigi. Per il suo quindicesimo compleanno, Paris Photo, la più antica e rinomata fiera di fotografia del mondo (l’edizione 2011 si terrà dal 10 al 13 novembre), si fa due regali: una nuova sede e un nuovo direttore. La sede è quella prestigiosa del Grand Palais, il direttore è Julien Frydman, già direttore di Magnum Photos a Parigi dal 2006 e consulente della Fondazione Luma per il Parc des Ateliers ad Arles. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Perché Paris Photo ha abbandonato la sua sede storica, il Carrousel du Louvre?
Ci voleva uno scossone, da quindici anni la fiera era negli stessi spazi, peraltro ormai piccoli rispetto all’enorme numero di richieste di partecipazione che Paris Photo riceve. Era una situazione bloccata, lo spostamento nasce per dinamizzare la fiera: se si vuole rimanere un punto di riferimento nel mondo, bisogna sapersi rinnovare, perché il mondo cambia.
Che significato ha il Grand Palais?
Oltre alle dimensioni e alla bellezza dello spazio, credo possa avere anche un valore simbolico. Il Carroussel du Louvre era sotto terra, il Grand Palais invita a guardare in alto, si apre all’esterno. È un po’ quello che è avvenuto per il ruolo della fotografia, e del mercato fotografico, nel mondo dell’arte in questi quindici anni: da una posizione di quasi invisibilità si è resa sempre più visibile, è uscita all’aria aperta. Con questa nuova sede anche gallerie che prima ritenevano la location non all’altezza del loro prestigio, oggi si sentono invogliate a venire a Paris Photo.
Aumenta di molto il numero delle gallerie presenti?
In realtà no, saranno una ventina di più [tra 110 e 120, Ndr]; non vogliamo fare il supermercato solo perché c’è più spazio a disposizione, ma diamo più spazio alle proposte di qualità e nuove, anche provenienti da giovani gallerie.
 La nuova sede porta con sé anche altre novità? 
Sì, questa quindicesima edizione avrà dei momenti forti di grande rilievo. Innanzitutto apriamo alla presentazione di alcune importanti collezioni private, per quest’anno sarà una selezione della collezione Arthur Walther. Poi proporremo una scelta delle acquisizioni fotografiche recenti di alcuni dei più importanti musei del mondo: questo serve anche per far comprendere come il collezionismo fotografico sia ormai una realtà istituzionalizzata, e per stimolare il confronto, anche l’emulazione. Ci saranno poi conferenze, un Prix du Livre per festeggiare i 15 anni, una selezione di film documentari dedicati alla fotografia, e altro ancora.
Quest’anno il Paese «à l’honneur» è l’Africa: proseguirete in questa direzione?
No, è l’ultimo anno che Paris Photo avrà una caratterizzazione per così dire geografica; dall’anno prossimo ci concentreremo più su temi, suggestioni. Nella storia di Paris Photo, con il 2011, non inizia il secondo capitolo, ma si apre davvero il secondo volume.

 Quest’anno, oltre ai lavori di fotografi africani provenienti dalla collezione Walther della Walther Family Foundation (fondazione benefica con sede a Ulm) la fiera ospita un ricco calendario di conferenze realizzato in collaborazione con la fondazione no profit Luma Foundation. Parigi diventa dunque un luogo di dibattito sulla fotografia contemporanea e un grande museo a cielo aperto, che offre ai visitatori la possibilità di visitare in concomitanza con la fiera anche la rassegna «Mathématiques, un dépaysement soudain» nella Foundation Cartier pour l’Art Contemporain e le monografiche di «Lewis Hine» nella Fondation Henri Cartier Bresson e di «Gisèle Freund» nella Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent.

da Il Giornale dell'Arte numero 310, giugno 2011

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