La parola agli Scaligeri: puntare su progetti ad alto impatto territoriale
Una conversazione con il Presidente della Fondazione Cariverona il prof. Alessandro Mazzucco ed il neo direttore generale, Giacomo Marino per leggere le strategie del nuovo corso dell’ente scaligero, con una particolare attenzione alla promozione del patrimonio artistico e alle sue ricadute territoriali: dal Museo Vanvitelliano ad Ancona, Palazzo Chiericati di Vicenza e teatro Ristori a Verona, sino ad approdare all’apertura di Palazzo Fulcis a Belluno, nuovo Museo Civico con tremila metri quadrati espositivi che ridisegnano l’identità culturale cittadina. E dopo grandi investimenti per i restauri, per il futuro saranno di scena nuovi “processi di valutazione di efficacia nella realizzazione dei progetti culturali (…)” e una selezione delle iniziative per “il loro potenziale impatto in termini di crescita e sviluppo sul territorio di riferimento”.
Belluno. A febbraio 2016 è avvenuto uno storico cambio di guardia ai vertici della fondazione di origine bancaria scaligera, con il passaggio di testimone da Paolo Biasi, alla guida da 22 anni, al nuovo presidente, Alessandro Mazzucco, cardiochirurgo, già rettore dell’Università di Verona.
Con Mazzucco arriva alla direzione della Fondazione Cariverona nel marzo 2016, Giacomo Marino, nato a Verona, classe 1979, laurea all'Università Bocconi in Economia e Legislazione d'Impresa. Una carriera che prende avvio dalla revisione contabile e consulenza aziendale in KPMG e successivamente in Ernst & Young. Dal 2006 al 2010 lavora a Londra in Merrill Lynch, come advisor ad istituzioni finanziarie. L'impegno è poi proseguito dal 2010 presso il gruppo UBS.
Con Marino conversiamo sulle strategie dell’ente nel nuovo corso, con un focus sugli investimenti culturali che in 25 anni di vita dell’ente hanno giocato la parte del leone. Partiamo dalla recente inaugurazione di Palazzo Fulcis, il 23 gennaio scorso, dopo il restauro del prezioso palazzo settecentesco, con un intervento di ammodernamento che ne ha messo a disposizione della comunità la collezione civica, prima fruibile al 30% e ora per la quasi totalità. Sono stati da record i numeri dei visitatori registrati, fino a 1800 nelle prime giornate di apertura del Museo. Molti sono i progetti realizzati e in corso della Fondazione da Verona, a Vicenza, sino ad Ancona.
Cos'è Fondazione Cariverona in particolare dal punto di vista di: patrimonio disponibile, posizionamento, governance ed investimenti?
Il patrimonio della Fondazione Cariverona si attesta intorno ai 2,5 miliardi di euro. Negli anni gli investimenti sono stati diversificati in, fondi ed immobili. Gli organi di indirizzo e di amministrazione della Fondazione decidono le linee di investimento e l’asset allocation strategica nell’ottica di garantire da una parte una redditività sostenibile e dall’altra la conservazione nel tempo del proprio patrimonio.
Quale l’entità delle erogazioni annuali?
Come indicato dal Documento Programmatico Pluriennale 2017-2019 sono circa 40 milioni di euro all’anno (ndr. di cui 8 milioni circa all’Area Arte e promozione della Cultura).
Fondazione Cariverona si contraddistingue per una spiccata sensibilità sulle tematiche culturali. Annovera un'importante collezione di opere d'arte, che vanta dipinti di Sebastiano Ricci e Palma il Giovane ma, altresì, i lavori moderni e contemporanei. In quali direzioni si sviluppa la vostra strategia come istituzione culturale?
Come tutte le fondazioni bancarie, anche Cariverona tra i settori di intervento previsti dalla normativa, tradizionalmente coltivati e riconfermati per il triennio 2017-2019, annovera “Arte e cultura”. Nasce in quest’ambito la collezione d’arte negli anni cercando di avere da un lato opere rappresentative dei singoli artisti o a un nucleo importante costituente un possibile riferimento ad un movimento o un territorio. In questo modo sono giunti alla collezione la famosa Veduta di Bernardo Bellotto così come opere di Palma il Giovane, Sebastiano Ricci, Brueghel e Van Vittel insieme a un nucleo importante di opere antiche pertinenti l’ambito veronese. Per il XX Secolo la collezione è costituita da alcune opere centrali delle avanguardie di quel periodo, mi piace ricordare le rare Bagnanti di Giorgio Morandi del 1915 o la Donna che nuota sott’acqua, capolavoro di Arturo Martini, oltre a una serie di opere del Novecento, tra cui de Pisis, Severini, Casorati, Campigli, Sironi e Cagnaccio di San Pietro. Il Secondo dopoguerra rappresentato da opere come il Trittico delle Libertà di Emilio Vedova e opere del momento Informale di Afro, Santomaso, Tancredi senza trascurare il veronese Renato Birolli, così per le sculture oltre al capolavoro di Arturo Martini possiamo annoverare un importante nucleo di opere di Mirko Basaldella e Alberto Viani così come lavori di Castagna, Berrocal, Manzù sino appunto ad Arman. La nostra collezione arriva fino agli anni Ottanta con opere relative alla pittura tra cui Enzo Cucchi e Mimmo Paladino.
Quale la rilevanza dell'apporto scientifico e delle collaborazioni, ovvero per i consulenti, addetti e collaboratori?
Lo staff di Fondazione include numerosi collaboratori particolarmente versati nel tema dell’arte, sia figurativa che musicale, oltre ad alimentare in tutti una specifica sensibilità derivante dalla continua esposizione a questo patrimonio culturale. Tale è il valore di esso e tante sono le opere catalogate della collezione Cariverona, che si è ritenuto di ricorrere in via permanente ad un consulente scientifico con funzione di Direttore artistico, il Professor Luca Massimo Barbero che ne segue la cura, la conservazione, la crescita, oltre che la messa a frutto attraverso l’attività espositiva. Barbero sta lavorando su dei progetti di valorizzazione delle opere nel contesto dei territori di riferimento anche attraverso mostre da condividere nelle diverse città, puntando anche sull’innovazione e sui giovani e su un calibrato mix di antico e moderno.
L’apporto scientifico è di cruciale importanza per la Fondazione: i progetti che richiedono analisi con competenze specifiche vengono analizzati da commissioni create ad hoc con la presenza di professionisti esperti in materia. Abbiamo attivato un confronto con altre fondazioni ed enti per valutare la possibilità di condividere dei panel di esperti se necessario.
L’attività di Fondazione non è solo rappresentata della gestione del Patrimonio anche artistico, ma anche da diverse azioni di valorizzazione sulla base delle risorse economiche di anno in anno disponibili. La collezione è un organismo vivente che spazia da antico a contemporaneo attraverso capolavori singoli ma anche nuclei tematici legati a movimenti e autori. In questi vari ambiti, nell’ottica della completezza del suo patrimonio, Fondazione Cariverona valuta di volta in volta acquisti mirati e coerenti.
In parallelo, avete un importante ruolo di promozione del patrimonio artistico, primariamente architettonico, delle aree territoriali, con l’intervento di restauro o addirittura di acquisto di immobili di valore artistico, alcuni dei quali sono di per se stessi delle strutture museali o possono essere utilizzate come aree espositive.
Certo, pensiamo alla Mole Vanvitelliana ad Ancona, al Museo Chiericati a Vicenza, a Palazzo Fulcis a Belluno e non solo.
La Mole Vanvitelliana e il Palazzo Chiericati sono di proprietà dei Comuni rispettivamente di Ancona e Vicenza e la Fondazione ha contribuito al loro restauro con l’assegnazione di risorse economiche in affiancamento. Palazzo Fulcis è di proprietà della Fondazione concesso in comodato trentennale al Comune di Belluno.
In quest’ambito una rilevanza particolare ha assunto il restauro complessivo del Teatro Ristori a Verona, acquistato da Fondazione, e restituito alla città con un importante e delicato intervento di ristrutturazione. Il Teatro Ristori è stato inaugurato nel 2012 e affidato alla gestione della società strumentale della Fondazione IES Srl. Il Teatro, alla sua quinta stagione, ha assunto definitivamente una propria identità nel panorama culturale veronese valorizzando, in particolare nell’ultimo anno con un programma artistico dedicato, il patrimonio musicale barocco ed antico.
Il 23 gennaio si è aperto, a Belluno, Palazzo Fulcis: tremila metri quadrati di spazi espositivi destinati ad ospitare le 600 opere della collezione del Museo Civico. Fondazione Cariverona ha fornito un contributo fondamentale per il recupero e la valorizzazione del l'antico Palazzo settecentesco. Come nasce e si sviluppa questo progetto? Quale l'entità degli investimenti e per quali ambiti?
Il progetto Fulcis nasce per la realizzazione del Museo Civico della Città di Belluno finalizzato all’esposizione delle importanti collezioni d’arte presenti nella città ed in particolare per le opere pittoriche del grande artista Sebastiano Ricci. E’ stato uno dei più importanti progetti di Fondazione per l’impegno economico per il quale ha complessivamente destinato oltre 16 milioni di euro, tra acquisto ed opere di restauro, e più sfidanti sotto il profilo tecnico-architettonico. In primo luogo ha consentito la trasformazione del Palazzo settecentesco, progettato dall’arch. Valentino Alpago Novello, in sede museale ed espositiva, con interventi strutturali finalizzati alla sicurezza e miglioramento sismico del fabbricato, ed interventi impiantistici non invasivi per il rispetto dell’immobile del ‘700, finalizzati al preciso controllo delle condizioni microclimatiche degli ambienti, oltre al restauro della raffinata facciata sulla centrale via Roma. Il percorso museale, in un contesto storico artistico, è stato il filo conduttore del progetto architettonico per garantire la piena fruibilità e godibilità dell’immobile. Il Museo che si sviluppa su quattro livelli collegati con percorsi verticali articolati, ha al suo interno anche un grande Sala civica polivalente su due livelli ed un cortile interno con porticato decorato. Il progetto è nato in stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Belluno nel 2006 con l’acquisto del Palazzo stesso, cui è seguita tra il 2010 e il 2014 l’acquisizione di altri parti del Palazzo, attigue e necessarie per ampliare lo spazio espositivo e le aree di accoglienza dei visitatori.
Sono state attivate sinergie con enti / partner per la realizzazione del progetto per il nuovo Museo Civico bellunese? In particolare, quale collaborazione si è intrapresa con il Comune? Quali sono le ricadute territoriali che auspicate a tal riguardo? Ciò anche in considerazione del nuovo progetto per creare una rete di musei a livello provinciale da promuovere, a partire da Belluno sino ad includere Feltre e Pieve di Cadore e con la partecipazione di decina di musei, tra cui proprio Palazzo Fulcis.
Il dialogo con il comune è stato fin dall’inizio aperto, trasparente e collaborativo: abbiamo attivato uno studio, attualmente in corso, per la valorizzazione possibilmente sinergica degli asset culturali del territorio bellunese. Diversi sono i poli che con il contributo della Fondazione sono stati recuperati; solo per citarne alcuni: il Museo Diocesano di Feltre, il Forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore, Palazzo Bembo a Belluno, etc… Ovviamente anche in questo caso la collaborazione non solo con gli enti pubblici ma anche privati è lo snodo per il successo e la sostenibilità delle iniziative.
Quale sarà, nella gestione, il ruolo della Fondazione Cariverona?
Fondazione ha già contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo dei contenitori e quindi in questa fase è un attento osservatore e accompagna gli enti di riferimento con suggerimenti, stimoli per rendere queste iniziative operative e sostenibili. Sono gli però gli enti del territorio che ne dovranno assicurare nel tempo la gestione e la sostenibilità.
Quali le sinergie tra pubblico e privato che si attiveranno?
Certamente la convergenza di interessi pubblici e privati trova nell’ambito culturale e della ricerca un naturale punto di incontro: le iniziative culturali non solo possono beneficiare di sponsorizzazioni private ma possono rendere attrattivi luoghi e posti aumentando anche la fruibilità commerciale e / industriale. Siamo sicuri che il territorio bellunese, con una storia industriale importante ed ancora attiva, saprà cogliere e stimolare gli enti per attivare linee e progetti coordinati e sinergici.
Infine, possiamo anticipare quali saranno le sfide future? A tal proposito: Verona cambierà pelle con la contemporaneità: la copertura dell’Arena, il restauro dell’area dei mercati come nuova sede dell’Ente Fiere del quale la fondazione è socia. Inoltre, quale il vostro intervento per realtà locali in cerca di autore?
La Fondazione continuerà a valutare attentamente gli sviluppi di tutte le città del suo territorio, accompagnando se possibile tali iniziative, in accordo con il piano pluriennale e con i settori di intervento di anno in anno scelti dagli organi competenti.
La principale sfida con la quale il futuro sembra tendere a confrontarci è quella - invero assai comune, della povertà di risorse. Il che, se da un lato ci obbliga a scelte gestionali improntate a grande oculatezza e per ciò stesso impopolari, dall’altro non può mancare di assegnare alle diverse aree tematiche sulle quali tradizionalmente si rivolge la nostra azione gradi diversi di priorità. Al proposito, se non possiamo mancare di riconoscere i bisogni veramente primari delle categorie più fragili che richiedono sostegno ed assistenza in quantità crescenti, sentiamo vivamente il dovere di mantenere attiva la nostra presenza a favore della tutela e dell’investimento sul patrimonio artistico, verso il quale non intendiamo realizzare delle penalizzazioni, ma piuttosto interventi di ottimizzazione dell’uso delle risorse, dando vita a processi di valutazione di efficacia nella realizzazione dei progetti culturali da noi sostenuti, oltre a tener presente nella selezione delle iniziative anche loro potenziale impatto in termini di crescita e sviluppo sul territorio di riferimento.
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