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La matematica del paradosso

  • Pubblicato il: 11/10/2013 - 09:37
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi

Reggio Emilia. «Nastro di Möbius» (1963), «Mani che disegnano» (1948), «Tre sfere I» (1945) insieme a «Metamorfosi II» (1940), «Su e giù» (1947), «Pesce» (1963) sono alcune delle opere, senz’altro le più note, di Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 - Laren, 27 marzo 1972) a cui alla Fondazione Palazzo Magnani è dedicata la mostra «L’enigma Escher. Paradossi grafici tra arte e geometria». Curata dal matematico Piergiorgio Odifreddi con Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea e Luigi Grasselli, la rassegna si svolge dal 19 ottobre al 23 febbraio. L’artista olandese, incisore e litografo, è noto in particolare per le costruzioni visive impossibili, esplorazioni dell’infinito che tanto devono agli arabeschi dell’Alhambra trecentesca di Granada o alle acqueforti di Piranesi. Sono allestite circa 130 opere provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali tra cui la Galleria d’arte moderna di Roma e la Fondazione Wolfsoniana di Genova, e da molte collezioni private. L’esposizione indaga, in ordine cronologico, l’inte- ra produzione escheriana a partire dalle prime opere testimoniate da «Ex libris» (1922), «Scarabei» (1935) e quelle dedicate a luoghi e paesaggi italiani, come Tropea e Santa Severina (1931). Il percorso non tralascia neppure le produzione relativa a disegni preparatori, documenti, filmati e interviste. Una sezione della mostra si occupa invece del confronto con altri autori: Dürer, Piranesi e gli esponenti di Liberty, Cubismo, Futurismo e Surrealismo. Palazzo Magnani, inoltre, espone sino al 13 ottobre «L’Ombra della sera», capolavoro etrusco del III secolo a.C. e il suo corrispettivo novecentesco «Femme debout», realizzato nel 1952 da Alberto Giacometti.

da Il Giornale dell'Arte numero 335, ottobre 2013