La Magnani Rocca en voyage con De Pisis
Mamiano di Traversetolo (Parma). Conclusa la mostra di primavera («Delvaux e il Surrealismo. Un enigma tra de Chirico, Magritte, Ernst, Man Ray», dal 23 marzo al 30 giugno), la Fondazione Magnani Rocca presenta, dal 13 settembre all’8 dicembre, «Filippo de Pisis en voyage. Roma, Parigi, Londra, Milano, Venezia», ottanta opere, provenienti da musei italiani e da collezioni private, che ripropongono la poetica di uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, spesso non colta in tutto il suo valore e la sua modernità. La mostra si sviluppa dal nucleo di opere di de Pisis collezionate da Luigi Magnani, ben dieci, datate tra il 1937 e la metà degli anni Quaranta, tra le quali due opere straordinarie del 1941 («Tacchino» e «W Mozart») e «Gli albatri» del 1945, dipinto che pare il manifesto di uno dei caratteri fondanti dell’opera dell’artista: il fosco presagio di una dissoluzione, di una fine cui tutto appare irrimediabilmente condannato. Curata da Paolo Campiglio e coordinata da Stefano Roffi, la mostra si ricollega idealmente a una precedente esposizione sugli anni di Parigi (1925-1939) realizzata da Giuliano Briganti, e documenta le tappe, in cinque sezioni, dell’inquietudine di de Pisis, che lo induce a viaggiare in Europa negli anni Trenta e Quaranta, quasi a volere negare, con le sue stesse scelte, le sinistre frontiere che s’andavano erigendo tra un Paese e l’altro: l’artista è a Roma (1920-1924), poi a Parigi, con i due intermezzi di Londra (1935 e 1938), e i successivi soggiorni a Milano (1940-1943) e a Venezia (1943-1949). In ciascuno di questi luoghi, de Pisis incontra musei e opere d’arte, parchi e scorci di città, e soprattutto un campionario di «varia umanità» che diventano motivi dei suoi dipinti. La mostra è corredata da un ampio catalogo, con testi del curatore, di Elisa Camesasca, Marilena Pasquali, Stefano Roffi, Andrea Sisti, Maddalena Tibertelli de Pisis, catalogo che si preannuncia di grande interesse per le novità dei saggi che arricchiscono le conoscenze sull’opera dell’artista. Stefano Roffi ricostruisce i primi contatti, dal 1941, tra de Pisis e Luigi Magnani, che portano al dipinto «W Mozart» e poi a «Gli albatri», e alla successiva corrispondenza e amicizia tra i due. Di un’altra lunga amicizia, quella tra Morandi e de Pisis, parla Marilena Pasquali, nel saggio «De Pisis e Morandi (senza dimenticare Raimondi)»: il rapporto che si sviluppa negli anni, dopo il primo incontro nel 1918-1919, documentato dalle lettere di de Pisis e da varie testimonianze di Giuseppe Raimondi, mentre la Londra scritta e dipinta da De Pisis rivive nel saggio di Andrea Sisti.
Per informazioni: Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma), tel. 0521 848327, www.magnanirocca.it
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