La Fabbrica del Teatro
Brindisi. Si parte dallo spettacolo, semicelato ad un primo sguardo, che si colloca immediatamente al di sotto del nuovo Teatro Verdi: i resti dell’antica area archeologica di San Pietro degli Schiavoni, che già da soli parlano di una storia antichissima della quale tutta la città porta i segni.
Entrando quindi nel foyer, una interessante ed approfondita esposizione, promossa dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Brindisi e la Fondazione Biblioteca pubblica Arcivescovile «De Leo», e con il sostegno dell’Autorità Portuale di Brindisi e della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, ripercorre la storia dei teatri comunali di Brindisi attraverso una ricca iconografia che ricostruisce documenti e memorie, dalle prime istituzioni alla realtà di oggi passando dal vecchio Teatro Verdi. Vi sono raccolte testimonianze originali, reperti fotografici e scritti, articoli di giornali, che formano nel complesso un immaginario e reale «teatro della memoria».
Lo spazio espositivo si divide in tre sezioni: una prima sulle origini del teatro nella città con ampie pagine dedicate al Teatro Verdi, curata dall’Archivio di Stato; una seconda sulla «storia negata» del teatro con il dibattito successivo alla demolizione e la complessa vicenda legata alla realizzazione della nuova struttura, a cura della Biblioteca Arcivescovile «De Leo»; infine una terza parte, svolta dalla Fondazione, che parte dalla inaugurazione del Nuovo Teatro Verdi del 2006 per seguire la successione delle stagioni artistiche. Per ricostruire le attività dei primi anni di vita del vecchio Verdi, la Biblioteca De Leo ha attinto ad una donazione di Francesco Ragione e dei suoi figli, tra i cui documenti erano presenti «i libri dei lavori effettuati» della Tipografia dove erano riportati i diversi spettacoli tra cinema, prosa, varietà, operette, iniziative come conferenze, comizi, fiere oltre feste e veglioni che il Teatro Verdi ospitò.
Si parte dalla metà dell’Ottocento, quando il teatro portava il nome di Teatro Pacuvio, a fine secolo sostituito dal vecchio Teatro Verdi, che rimase attivo fino agli anni ’30 del secolo scorso e poi soggetto ad un restauro con relativo ammodernamento che consentì allo stesso di rimanere in vita fino agli anni ’50, quando, nel 1956, il Prefetto Pasquale Prestipino comunicò l’inagibilità della struttura e, dopo un sopralluogo effettuato dai Vigili del Fuoco il 14 maggio dello stesso anno, il Commissario Prefettizio nell’ottobre appaltò il concorso per la demolizione.
Negli ultimi 50 anni si sono susseguiti tentativi di progettazione non andati a buon fine e una serie di peripezie che hanno consentito al nuovo teatro di essere completato nel 1996, ma inaugurato solo nel 2002. E, dopo ulteriori lavori di adeguamento alle norme di sicurezza, di essere riaperto alla città il 20 dicembre 2006, con un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti, e divenire in seguito palcoscenico di apprezzate e partecipate stagioni artistiche.
La nuova gestione, che parte cinque anni addietro, ha visto la creazione della Fondazione retta da due soci pubblici, Comune e Provincia di Brindisi, secondo uno schema che vede la presidenza affidata al sindaco della città e la vicepresidenza al presidente della provincia, un terzo componente nominato dal comune, e la figura di un Direttore Artistico, nella persona di Italo Nunziata.
Daniela Angelini, responsabile organizzativa della Fondazione, conferma che «la gestione tramite lo strumento della fondazione è stato visto come il più idoneo al sostentamento della stessa, attraverso il reperimento anche da aziende private oltre che da fondi pubblici. In questi anni è stato così possibile attingere a contributi da parte di aziende che operano sul territorio ma spesso sono multinazionali, nonché da banche, come il Banco di Napoli, la Banca Popolare Pugliese, l’Autorità Portuale. Per questa mostra per la prima volta abbiamo ottenuto un contributo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, e speriamo di poterci contare anche per il futuro. Posso affermare, con dati certi alla mano, che tutto quello che si era pensato e progettato di realizzare con la nuova gestione è stato concretizzato: le presenze sono cresciute del 60% dal primo anno ad oggi, al punto che adesso riusciamo a riempire benissimo due repliche di uno stesso spettacolo, contando anche su un pubblico che acquista i biglietti all’ultimo minuto, oltre ad una solida base di fedelissimi abbonati. Purtroppo in questo momento la situazione è bloccata per motivi più strettamente politici e si spera di poter portare avanti in toto il programma che il direttore artistico ha preparato per la prossima stagione».
Sperando che la tormentata vicenda del Verdi non trovi ulteriori intoppi, consigliamo una visita alla mostra, che da ora in avanti dovrebbe divenire esposizione permanente.
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