La cultura raccontata dai dati e cambiata dai fatti
Presentata in chiusura degli Stati Generali della Cultura organizzati dalla Regione Piemonte la Relazione dell'Osservatorio Culturale del Piemonte 2015. Un'occasione per raccontare la Cultura attraverso i numeri, per testimoniare il dibattito aperto dalla campagna di partecipazione che ha coinvolto oltre 1000 operatori culturali del territorio per progettare collettivamente un cambio di passo. Dalla lettura complessiva dei dati della Relazione 2015 emerge un quadro sostanzialmente positivo, soprattutto su consumi e partecipazione culturale
“La scienza è fatta di dati come una casa è fatta di pietre.
Ma un ammasso di dati non è scienza
più di quanto un mucchio di pietre sia una vera casa.”
Henri Poincaré
Piemonte e cultura: notizie dall'Osservatorio
Sul palcoscenico del Teatro Carignano, l'Osservatorio Culturale del Piemonte ha esposto i risultati del report “La cultura in Piemonte nel 2015 - Relazione annuale”. Uno studio che da anni contribuisce a restituire lo stato del settore culturale nella Regione, fornendo dati sui consumi, la produzione e le risorse economiche destinate alla cultura; ma soprattutto uno strumento che può divenire per chi opera nella e per la cultura, punto di partenza per analizzare lo stato di salute del settore ed elaborare proposte e politiche capaci di rispondere alle difficoltà di un contesto che più di altri ha subito gli effetti della crisi.
Sì perché dietro lo storytelling dei media, che dipinge la cultura come driver di sviluppo centrale per il territorio piemontese, si nasconde la grande difficoltà di un settore che negli ultimi dieci anni ha subito l'effetto tellurico di ingenti contrazioni degli investimenti: "Le risorse per la cultura (...) per il terzo anno consecutivo si collocano attorno ai 250 milioni, come avessero trovato un fondale su cui adagiarsi dopo la discesa dai più di 400 milioni degli anni antecedenti al 20101", afferma Luca Dal Pozzolo, Direttore dell’Osservatorio.
Dalla lettura complessiva dei dati della Relazione 2015 emerge un quadro sostanzialmente positivo. Seppur attestandosi su livelli contenuti, la partecipazione culturale registra una leggera ripresa rispetto al 2014: il 50% dei piemontesi ha assistito ad almeno una proiezione cinematografica durante l’anno e il 37% ha visitato almeno un museo. Percentuali più basse si registrano invece nelle attività culturali dal vivo, come le rappresentazioni teatrali e i concerti di musica classica (rispettivamente 19% e 12%). Su tutti, però, è ancora decisamente debole la lettura: il 52% dei residenti dichiara infatti di non avere letto alcun libro nel 2015, poco più del 50% quotidiani cartacei e il 32% quotidiani e riviste online. Va in ogni caso messo in conto il fatto che la proliferazione dell'offerta domestica e online - che consente ai cittadini di fruire della cultura in modo autonomo e svincolato dalle logiche classiche - rende difficoltoso valutare la dinamica della partecipazione culturale in ogni suo aspetto.
Il Piemonte conferma inoltre la sua forte vocazione nel settore musei e beni culturali. I 5,66 milioni di ingressi nel 2015 hanno portato un aumento di visite pari all’8% sull’anno precedente. L’aumento più significativo si registra nell’area metropolitana torinese, dove si contano 4,7 milioni (+11% sul 2014).
In totale, la filiera della produzione culturale ha generato nel 2015 un valore aggiunto di 5 miliardi di euro, contando su oltre 21 mila imprese attive sul territorio che impiegano circa 80 mila occupati. Guardando agli ambiti di produzione si evidenzia il peso in termini di fatturato della produzione di videogiochi-software e di libri-stampa e della concentrazione del sistema nell’area metropolitana di Torino: 6 imprese su 10 sono, infatti, concentrate nel torinese, a questo nucleo di imprese è riconducibile oltre il 70% del valore aggiunto totale prodotto.
Non solo ottimismo: cosa si nasconde dietro i segnali positivi
Lo scenario dipinto dalla relazione appare ottimistico al primo sguardo: eppure, come viene spiegato nella sezione introduttiva del report, la situazione generale della cultura nella regione è di certo più complessa. In un certo senso sembra avvicinarsi l'uscita dalla crisi, con notevoli segnali di miglioramento che si riflettono soprattutto sul fronte della domanda e dei consumi culturali e una voglia di innovazione. D'altro canto, nonostante l'emorragia di risorse destinate alla cultura sembra essersi arrestata, il dimezzamento in meno di 10 anni delle risorse economiche pubbliche e private destinate al comparto culturale ha inciso in modo significativo sulla struttura produttiva delle organizzazioni culturali, con una contrazione sia delle attività produttive sia degli oneri versati.
Altro aspetto importante evidenziato dalla Relazione è l'aumento della domanda a fronte della forte contrazione dell'offerta. Al contrario di quanto avvenuto nelle politiche culturali dagli anni '90 al 2000, che hanno lavorato sull'ampliamento dell'offerta senza favorire l'espansione della domanda, oggi sembra sempre più necessario “ritornare alla dimensione della domanda, al suo allargamento, al rapporto tra il progetto culturale, la sua utenza e la sua utilità sociale”. Un'opinione condivisa anche dalle fondazioni. Come ha affermato Piero Gastaldo, segretario generale della Compagnia di San Paolo: "Appare necessario adottare strategie mirate a sostenere la partecipazione alla vita culturale intesa come motore di inclusione personale e sociale, proponendo nuove modalità di costruzione dell’offerta culturale che tengano conto e insistano sulla sua domanda anche attraverso la sperimentazione di nuove forme di coinvolgimento attivo del pubblico". Gastaldo ha inoltre posto l'attenzione sulla necessità di lavorare in modo integrato tra i settori. Riferendosi ai bandi per il contrasto delle povertà educative, finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori, ha invitato i musei ad avere un ruolo attivo, collaborando con il terzo settore per formulare proposte progettuali di qualità. Sempre più forte quindi la consapevolezza che la cultura debba assumere una dimensione trasversale ai diversi comparti dell’economia e ai diversi settori, coinvolgendo altre dimensioni della società, dall’educazione al welfare.
Una visione di cultura come strumento per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini che sposa l'opinione di Marco Sisti, direttore dell'Ires Piemonte: "Ogni euro speso in cultura è speso bene ma è estremamente importante poter valutare gli impatti non solo dal punto di vista economico. Perché la cultura può essere soprattutto uno strumento per raggiungere finalità sociali".
Dai dati alle proposte
Secondo Luca Dal Pozzolo "Dietro i dati positivi della partecipazione e dei consumi si nasconde la grande sofferenza del settore culturale: in questo ambito si accettano spesso molti sacrifici per continuare a erogare servizi e molte strutture grandi e piccole sono in difficoltà". Allo stesso tempo i dati consentono di "rileggere le politiche culturali del passato per interrogarsi su come rispondere a una domanda crescente, accompagnandone le dinamiche positive, costruendo le condizioni perché il lavoro culturale non debba caricarsi di debiti pregressi o di situazioni drogate da artificiali distanze nei confronti della domanda e da una verifica puntuale dell’utilità sociale".
La presentazione della Relazione Annuale 2015 dell'Osservatorio Culturale del Piemonte ha fornito una base di dati e informazioni utili anche ad arricchire il convegno conclusivo degli Stati generali della Cultura in Piemonte. In un teatro Carignano stracolmo, il convegno ha rappresentato il momento conclusivo del percorso di ascolto dei territori promosso dalla Regione Piemonte e che ha coinvolto circa 1.000 operatori culturali nelle cinque tappe svolte sul territorio regionale. "Gli obiettivi degli Stati Generali sono stati l'ascolto, l'individuazione dei problemi e delle opportunità del mondo culturale al fine di creare un metodo di progettazione partecipata e definire una nuova legge sulla cultura" ha affermato Antonella Parigi - Assessora alla Cultura e al Turismo Regione Piemonte - nel corso del convegno. "In questo viaggio per i territori abbiamo visto tante buone pratiche. Attraverso il dialogo che si è creato nelle varie tappe il settore culturale ha manifestato una grande volontà di rinnovamento e di fare sistema, che altri settori del welfare difficilmente mostrano".
Come ha affermato Gabriele Boccacini, portavoce del Comitato Emergenza Cultura, "Gli Stati generali per la prima volta rappresentano sia nel metodo sia negli obiettivi una novità assoluta: le Istituzioni hanno aperto una consultazione pubblica per l'impostazione della legge quadro, con un processo di dialogo e approfondimento reali".
Costruire le condizioni per il lavoro culturale: il percorso degli Stati generali della cultura in Piemonte
In sei mesi, nelle cinque tappe (Cuneo, Asti e Alessandria, Novara e Verbania, Vercelli e Biella, Torino e area metropolitana), del percorso partecipato (con una stima di 10000 ore di lavoro totali), gli Stati generali della cultura in Piemonte hanno messo in moto la riflessione della comunità professionale degli operatori, un'intelligenza collettiva che si è attivata per "perseguire il disegno di un nuovo ruolo per la cultura2". Quattro le tematiche dibattute in ciascuna sede: la governance, il mondo del lavoro culturale, il rapporto con i pubblici e l'impresa culturale. I tavoli di discussione composti da 10-12 componenti appartenenti a vari comparti culturali e non (molte le presenze "esterne" provenienti dalla scuola, dal turismo, dal commercio e da altri ambiti), venivano moderati da un rapporteur, incaricato di restituire la sintesi della discussione e delle proposte emerse nel proprio tavolo. Tutte le sintesi dei tavoli sono state poi raccolte ed elaborate dall'Osservatorio Culturale del Piemonte, per essere poi presentate e discusse il giorno successivo in una tavola rotonda aperta al pubblico.
Un lavoro capillare di ascolto necessario alla Regione per individuare su quali priorità strategiche concentrare le politiche e allo stesso tempo per capire le esigenze specifiche dei vari territori. Dalle consultazioni è emersa una serie di desiderata, riassumibile in richieste di strumenti operativi, dispositivi di sostegno per le politiche culturali e strategie. Ad alcune delle richieste degli operatori, la Regione sta già cercando di dare una risposta. Un esempio è l'implementazione della piattaforma www.facciamoculturismo.it dove è previsto un indirizzario, un forum online per tenere aperto lo spazio di dialogo sui quattro argomenti affrontati nel corso degli Stati generali, un calendario condiviso di tutti gli eventi aperto agli operatori e la vetrina dei bandi.
Il percorso è appena iniziato ma gli Stati generali rappresentano di certo una modalità per dare il via a un cambio di marcia. Come ha affermato Fabio Naggi, di Agis Piemonte e Valle d’Aosta, nel corso del suo intervento nel convegno: " Dobbiamo lavorare sulle opportunità di accesso al credito, sulle politiche ma anche sulla costituzione di reti d'imprese che contrastino il pericolo della polverizzazione e della solitudine degli operatori. Il cambiamento non avviene per decreto: i protagonisti del cambiamento dobbiamo essere noi operatori culturali".
I materiali sono scaricabili ai seguenti link:
- La Cultura in Piemonte nel 2015 - Relazione Annuale: http://bit.ly/2hvsU9G
- Sintesi dei dati: http://bit.ly/2hrTlzf
- Slide di presentazione della Relazione annuale: http://bit.ly/2hvNR4m
© Riproduzione Riservata
1 "La cultura in Piemonte nel 2015 - Relazione Annuale dell'Osservatorio Culturale del Piemonte", Osservatorio Culturale del Piemonte, Dicembre 2016
2 "La cultura in Piemonte nel 2015 - Relazione Annuale dell'Osservatorio Culturale del Piemonte", Osservatorio Culturale del Piemonte, Dicembre 2016