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La Cultura assente ingiustificata delle agende politiche nazionali

  • Pubblicato il: 27/03/2013 - 12:39
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Neve Mazzoleni

Milano.  Se nella sua  prolusione di apertura dell’annuale Summit del Sole 24 Ore,  il Direttore del Domenicale, Armando Massarenti, ritorna alle dichiarazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rilasciate durante gli Stati Generali della cultura il 15 novembre scorso, la sensazione è quella di aver perso ancora un’occasione. A un anno di distanza, la Politica è ancora ingiustificatamente assente nell’integrare la Cultura nella strategia  per rilanciare il Paese. Ancora  dobbiamo ripetere i concetti: cultura è sviluppo. Cultura è economia.
Il Sole prova quest’anno con argomenti  meno “costituenti” della precedente edizione, diciamo da operatori del settore.
Abbiamo ancora bisogno di dire che Cultura e Innovazione ci caratterizzano in tutto il Mondo e possono ridisegnare il Brand e restituire riconoscibilità e reputazione. Secondo Massarenti sono troppe le dicotomie che dividono gli ambiti, come l’umanistico e lo scientifico, il pubblico/privato, le scienze economiche  e la produzione intellettuale per dare spazio a nuove istanze di ibridazione.  Ci vuole coraggio politico: e torniamo al punto di partenza.
L’Italia ha troppo spesso messo in ultimo piano la Cultura. Subiamo un analfabetismo funzionale, più volte denunciato da Ignazio Visco, Tullio de Mauro e acclarata da OCSE, quasi al 47%: la popolazione legge e scrive, ma non sa applicare la sua conoscenza, non capisce cosa legge,  non traduce i messaggi in pratica.
Se non ci capiscono in casa andiamo all’estero. La proposta di Massarenti è tradurre le pagine del Domenicale in inglese, per affacciarsi al piano internazionale ed essere fruiti potenzialmente dal mondo.
Torna il tema del rapporto tra pubblico e privato  e l’ Avvocato Carlo Montagna,  ripercorre il casus belli della sponsorizzazione dei restauri del Colosseo.  Secondo l’Avvocato, nonostante la crisi, c’è concreta, anche se molto selettiva, disponibilità degli sponsor:  ne sono espressione Diesel per Ponte Rialto o  Fendi per la Fontana di Trevi. Ma  ciò che rema contro sono i “cavilli” burocratici  e la diffidenza verso il privato, sentito come manipolatore della cosa pubblica. L’articolo 199 bis, reso attuativo  il 15 marzo, non ha snellito processi e non ha portato agevolazioni.
Un contributo di portata particolarmente innovativa,viene introdotto Walter Santagata e Giovanna Segre, economisti della cultura torinesi, con uno sguardo che si spinge sul valore sociale della cultura. Con un focus sull’arte contemporanea, studiano come la presenza di artisti e le reti di relazione che sviluppano, favoriscano  dinamiche creative sui territori, canalizzino energie produttive e innovative, generino “Atmosfera creativa”. Da una ricerca Eurobarometer del 2007 (n.67, 1), , la popolazione europea dimostra di avere un’ ottima familiarità per le arti contemporanee. Solo l’1% le trova lontane dalla propria quotidianità. Questo dato ha stimolato un focus sulla situazione italiana, che da troppo indugia sulla conservazione del suo Patrimonio, a sfavore dei processi produttivi e dunque innovativi dell’Avv. Rossella Zollino di Partner CMB & Partners, sulla libera circolazione delle opere d’arte nel nostro Paese, ancora troppo vincolata e vissuta senza un piano strategico. La libera circolazione in Altri Paesi, porta ai musei  incassi sui  prestiti,  voce significativa degli income generali.
Casi come quello del Museo Pecci di Prato , Affordable Art Fair oppure Paratissima a Torino, lavorano sul concetto di accessibilità dell’arte contemporanea, di “arte a chilometri zero”, sia dando spazi agli artisti, sia avvicinando un pubblico più ampio che impara a misurarsi con questo linguaggio, senza elitarismi. Ma se nella chiusura della prima sessione della mattinata, il Direttore del Sole 24 ore,  Roberto Napoletano sottolinea che l’Italia ha bisogno di ritrovare i propri simboli, con  rimandi che vanno al periodo post-bellico, ad Alcide de Gasperi e l’inaugurazione del Teatro alla Scala…. facciamo presto. Stiamo perdendo su tutti i fronti.

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