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La «sorella» svizzera della Gioconda

  • Pubblicato il: 15/02/2013 - 13:00
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Luana De Micco
La «Isleworth Mona Lisa» (a sinistra

Zurigo. È più giovane, è dipinta su tela (e non su legno) e i suoi colori sono più vivi, ma sorride in quello stesso modo enigmatico che ha reso celebre la «sorella» conservata al Louvre. Secondo alcuni esperti svizzeri sarebbe opera di Leonardo da Vinci anche la Isleworth Mona Lisa (o Monna Lisa anteriore) rivelata lo scorso settembre alla Mona Lisa Foundation di Zurigo e quindi partita per un tour nei musei giapponesi. In questi mesi molti dubbi sono stati espressi sul quadro rimasto per 40 anni nascosto in un caveau dove l’aveva messa al sicuro il collezionista Henry Pulitzer, un lontano cugino di Joseph Pulitzer (il creatore dell’omonimo premio) che l’aveva acquistata nel 1962. Alla sua morte, Henry Pulitzer la lasciò in eredità alla compagna, Elisabeth Meyer. Nel 2003, infine, il quadro fu acquistato da un consorzio internazionale che l’ha data in affidamento alla Mona Lisa Foundation.
Sono stati esperti della fondazione e dello Swiss Federal Institute of Technology a sottoporre l’opera a test di «geometria sacra». «In queste nuove scoperte, insieme agli studi scientifici e fisici già esistenti, penso che tutti troveranno la prova schiacciante che Leonardo da Vinci ne è l’autore», ha detto David Feldman, vicepresidente della Mona Lisa Foundation. Per Zurigo il quadro è la prima versione, realizzata con una decina di anni di anticipo, della celeberrima Monna Lisa del 1503 che il maestro portò con sé in Francia nel 1516. Entro la fine dell'anno il dipinto verrà esposto al pubblico.
Per molto tempo la Gioconda del Louvre, che la custodisce dal 1797, è stata considerata unica. Invecenuove sorelle gemelle sono spuntate negli ultimi anni. Si ricorda la Gioconda del Prado di Madrid, entrata nella collezione reale spagnola nel 1666, probabilmente dipinta da uno degli allievi del maestro e presentata nei mesi scorsi proprio al Louvre accanto all’originale.
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da Il giornale dell'Arte, edizione online, 15 febbraio 2013