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L’occhio e il portafoglio dei Guggenheim

  • Pubblicato il: 10/02/2012 - 08:48
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Federico Castelli Gattinara, da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012
L’iperrealismo tra le specialità di casa Guggenheim: «Sugar Daddy» (1975) di Charles Bell. Olio su tela

Roma. A partire dall’immediato secondo dopoguerra con l’Espressionismo astratto, prima vera avanguardia autoctona degli Stati Uniti, Parigi cederà gradualmente il testimone a una New York strapiena di intellettuali, letterati, artisti europei fuggiti dagli orrori della guerra. Tra i protagonisti di quella stagione, critici e galleristi del calibro di Harold Rosenberg, Clement Greenberg, Sidney Janis, ma anche Solomon R. Guggenheim, collezionista e creatore nel 1937 della Fondazione a lui intitolata e nel 1939 del Museum of Non Objective Painting, poi noto come Guggenheim Museum.
Nel 1942 la nipote Peggy aprì la sua galleria Art of This Century, che l’anno dopo ospiterà la prima personale di Jackson Pollock. A questi antefatti, compresa l’esposizione di «Guernica» di Picasso al MoMA, seguirà una straordinaria fioritura che vedrà per decenni il Guggenheim tra i protagonisti dell’arte contemporanea americana e internazionale. È una vicenda ripercorsa dal 7 febbraio al 6 maggio nella mostra «Il Guggenheim: l’avanguardia americana, 1945-1980» (catalogo Skira), allestita nel Palazzo delle Esposizioni a cura di Lauren Hinkson, che ha selezionato 60 opere della collezione permanente della Fondazione in arrivo dal museo newyorkese, dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia (con lavori dello stesso Pollock e di Gorky), e dal Guggenheim di Bilbao da cui proviene lo spettacolare e monumentale «Barge» (1962-63) di Rauschenberg, una tela a olio e serigrafia che sfiora i 10 metri di lunghezza.
Il percorso inizia con l’Espressionismo astratto (oltre ai già citati, sono documentati pittori come Rothko, De Kooning, Gottlieb, Motherwell, Franz Kline), transita per Pop art (Warhol, Lichtenstein, Rosenquist, Dine, Oldenburg), Minimalismo e post Minimalismo (Andre, Robert Morris, Nauman, Stella, Mangold, Judd, Serra) e si conclude con il Concettualismo (tra gli azltri, Lawrence Weiner) e il Fotorealismo (Bechtle, Estes, Bell, Goings, Blackwell, Kleemanm, Cottingham e McLean), in una carrellata di dipinti, sculture, fotografie e installazioni datati dal dopoguerra a tutti gli anni Settanta. Al di là dell’attività collezionistica dei Guggenheim, molto si deve all’acquisizione, da parte del Guggenheim Museum, di raccolte private straordinarie come quella appartenuta a Giuseppe Panza di Biumo. Gli artisti sono tra i più grandi, da Rothko alla furia gestuale di Pollock e De Kooning, e ancora Kline, Gottlieb, Motherwell, Stella, Hoffman, Noland, Still, Kelly. Nutrita anche la squadra pop con Warhol, Lichtenstein, Rosenquist, Dine, Oldenburg e Ramos.

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