L’esperienza di “Culturalmente Impresa” e gli impatti generati sul territorio di Padova e Rovigo
Offrire un supporto mirato alle organizzazioni culturali del territorio interessate a investire in un percorso di crescita, partendo dalle loro specificità e senza seguire schemi o modelli preordinati, concedendo un lasso di tempo congruo al fine di permettere ai progetti di svilupparsi, agli embrioni di idee di trovare la loro voce, agli elementi di innovazione di tradursi in realtà (o fallire) così dispiegare le loro potenzialità. Può essere così sintetizzata l’idea fondante del programma di interventi «Culturalmente Impresa» promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con l’obiettivo di sostenere il tessuto associativo del territorio: una mission semplice, quasi scontata, se non fosse che – in una fase come quella attuale, che si caratterizza per le incessanti spinte esercitate da istituzioni e policymakers a favore della quasi sistematica trasformazione di ogni organizzazione culturale in impresa e, pure, nel minor tempo possibile – essa assume un valore tutto particolare, rimarcando una significativa distanza da altre analoghe esperienze promosse in Italia. E con risultati che, come vedremo, sembrano aver premiato tale scelta.
Come già raccontato dal Giornale delle Fondazioni due anni fa, con l’avvio di «Culturalmente Impresa» l’indirizzo strategico assunto dalla Fondazione Cariparo è stato quello di dedicare una speciale attenzione a quelle organizzazioni culturali attive nel suo territorio e capaci di esprimere un progetto pluriennale di crescita: associazioni ambiziose, quindi, miranti a qualcosa di più che la semplice sopravvivenza anno per anno ma, allo stesso tempo, consapevoli della necessità di rafforzarsi dal punto di vista imprenditoriale e di rompere la dipendenza dal contributo istituzionale.
Come evitare, tuttavia, di cadere nuovamente nel meccanismo del sostegno economico diretto? Alla ricerca di una direzione da prendere, un sicuro punto di partenza è stata l’esperienza di «Funder35» a cui la Fondazione Cariparo ha aderito fin dal 2012. Da questa iniziativa, infatti, è stata recuperata l’idea di sostenere le organizzazioni anche attraverso azioni di empowerment, di formazione e consulenza finalizzate a sviluppare le competenze degli operatori sul piano strategico, operativo e gestionale. Tuttavia, il percorso tracciato da «Funder35» non poteva essere replicato a scatola chiusa sul territorio di Padova e Rovigo essendo stato costruito per agire su scale diverse: un conto, infatti, è rivolgersi a tutto il territorio nazionale e a una platea di organizzazioni proveniente da regioni, aree e contesti territoriali fortemente differenziati tra loro; un altro è relazionarsi con un bacino potenziale di qualche centinaio di associazioni provenienti da un territorio circoscritto e complessivamente omogeneo come quello delle due province venete. Inoltre, a differenza di «Funder35», nel caso di Fondazione Cariparo il territorio assumeva un ruolo centrale: in gioco non c’era solo il rafforzamento interno delle organizzazioni culturali, ma anche il rafforzamento della loro rete di relazioni con il contesto socioculturale ed economico di riferimento, in termini di ricadute dirette e indirette. Occorreva, di conseguenza, impostare e costruire percorsi di ascolto e di accompagnamento a partire dalle caratteristiche delle organizzazioni selezionate e del loro ecosistema di riferimento, non sulla base di schemi e modelli pre-ordinati (magari adattati dal settore del profit).
Tali valutazioni hanno fornito l’indispensabile traiettoria di riferimento per il disegno di «Culturalmente Impresa»: un percorso di sostegno economico e accompagnamento pluriennale (3 anni), attraverso il quale un nucleo ristretto di organizzazioni culturali opportunamente selezionate ha potuto beneficiare di un supporto continuativo di consulenza con cui confrontarsi in relazione agli esiti ottenuti dalle attività realizzate e agli elementi di criticità di volta in volta incontrati, potendo – laddove ritenuto necessario – anche cambiare direzione e apportare correttivi in corso d’opera alla strategia iniziale. Un percorso in cui l’obiettivo di «fare impresa» non è stato imposto come una legge immutabile ma, al contrario, come una dimensione da declinare caso per caso, al fine di individuare per ciascuna associazione l’assetto più idoneo, efficace e sostenibile. Un percorso, infine, dove è stata data la possibilità di sperimentare e innovare accettando il rischio del fallimento, a condizione che ogni processo venisse monitorato e valutato puntualmente. Significativa, in tal senso, la scelta di definire il metodo e i contenuti del servizio di accompagnamento solo successivamente alla selezione delle organizzazioni inserite nel programma di «Culturalmente Impresa», non prima. In questo modo, è stato possibile calibrare tale servizio tenendo conto delle caratteristiche, delle dimensioni, della storia di ciascuna delle realtà vincitrici. Questa impostazione si è rivelata particolarmente appropriata se si considera che le 11 organizzazioni selezionate hanno composto un insieme fortemente eterogeneo per veste giuridica (comprendendo cooperative, associazioni culturali, APS), per dimensione (da associazioni di poche persone a realtà strutturate con dipendenti e collaboratori) e per tipo di attività svolta (teatro, cinema, arte&design, musica, educazione, organizzazione eventi, etc.).
Proprio la presenza di un sistema di accompagnamento continuativo ha permesso di realizzare il puntuale monitoraggio delle attività svolte dalle varie organizzazioni così come di acquisire tutti gli elementi conoscitivi necessari per la valutazione dei risultati raggiunti. Non è qui la sede per una puntuale analisi di tutti i dati raccolti, tuttavia si ritiene opportuno soffermarsi su almeno due aspetti che restituiscono la capacità di «Culturalmente Impresa» di incidere sulla capacità imprenditoriale delle associazioni beneficiarie e, allo stesso tempo, di impattare sul territorio di Padova e Rovigo.
In termini di capacità di generare economia, le undici organizzazioni coinvolte hanno prodotto quasi mezzo milione di euro di risorse aggiuntive (483.000) provenienti da contratti di sponsorizzazione, accesso a bandi, vendita di servizi a mercato. Se si considera che l’investimento complessivo della Fondazione Cariparo nel biennio 2016-2017 è stato di circa 660.000 euro, questo significa che il programma “Culturalmente Impresa” ha generato un effetto moltiplicatore (+73%) di cui ha beneficiato direttamente il territorio: per ogni 100 euro erogati dalla Fondazione, le associazioni beneficiarie ne hanno prodotti, complessivamente, altri 73. Tale rapporto risulta ancora più positivo se l’analisi si restringe alle sole organizzazioni più attive sul fronte dello sviluppo commerciale: in questo caso, si è registrato quasi un raddoppio delle risorse investite dalla Fondazione Cariparo (+95%).
Un altro indicatore interessante è rappresentato dalla ricaduta occupazionale diretta, uno degli obiettivi principali perseguiti dalla Fondazione. Anche se solo nel medio-lungo periodo sarà possibile verificare se e in che misura i risultati raggiunti rappresentino un cambiamento di tipo strutturale o, invece, solo temporaneo, va segnalato che al termine del biennio 2016-2017 le organizzazioni culturali coinvolte nel programma di Fondazione Cariparo hanno assunto a tempo indeterminato un numero complessivo di 14 persone, mentre per altre 16 sono stati avviati contratti di collaborazione continuativa. Se si considera che il contributo annuale previsto da «Culturalmente Impresa» è stato di circa 30.000 euro per ciascun soggetto – quindi di entità contenuta rispetto alle notevoli implicazioni economiche derivanti dall’attivazione di rapporti di collaborazione a carattere permanente – il dato sull’occupazione può essere letto come il risultato di una scelta di prospettiva da parte delle organizzazioni culturali e come indicatore della loro volontà di investire nella propria crescita se messe nelle condizioni di farlo.
Lontano dai riflettori e adottando un approccio che si ispira più alla bottega artigiana che alla catena di montaggio di stampo industriale, l’esperienza di «Culturalmente Impresa» ci dimostra la possibilità di implementare strategie di intervento site-specific di elevata efficacia a favore della crescita delle organizzazioni culturali anche in territori circoscritti, attraverso approcci e modelli di intervento ampiamente replicabili in altri contesti italiani.
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