L’Economia dell’Arte e il bel vademecum
Il commento ad un agile e rigoroso testo per chi desidera comprendere il mercato dell’arte moderna e contemporanea e orientarsi all’interno delle sue regole complesse. Guida al mercato dell’arte moderna e contemporanea di Chiara Zampetti Egidi, edito da Skira, su un settore che è terreno di investimento e di azione crescente delle fondazioni pubbliche e private
Non è infrequente che gli accademici vivano isolati in torri (o campus) d’avorio e - più nelle scienze sociali che nelle ‘scienze dure’- scrivano di fenomeni che conoscono per avere molto studiato ma poco o nulla visto o sperimentato dal vivo. Non mancano tuttavia eccezioni, anche molto rilevanti. Limitandoci all’economia e a un caso eclatante, nella seconda metà del XVIII secolo per capire come fosse possibile che dalle neonate fabbriche uscissero volumi così elevati di produzione Adam Smith, padre fondatore della scienza economica, visita una fabbrica di spilli e scopre che la straordinaria produttività è dovuta all’estrema specializzazione (divisione, parcellizzazione) del lavoro: le diciotto operazioni necessarie per produrre lo spillo non sono svolte tutte da una stessa persona come nel sistema artigianale del fabbro, ma ogni operaio svolge un numero ridottissimo di operazioni (anche solo una o due), acquisendo - grazie alla ripetizione continua (che Marx definirà alienante) - una rapidità esecutiva formidabile.
Simmetricamente, troviamo addetti ai lavori (anche in posizioni apicali) con una ottima esperienza sul campo ma limitate capacità di analisi, astrazione e inquadramento generale di realtà e fenomeni complessi.
L’economia dell’arte è una branca dell’economia della cultura. Se il 1776, anno di pubblicazione della celebre Ricchezza delle Nazioni di Smith segna la nascita dell’economia politica, il 1966 connota invece quello dell’economia della cultura, grazie alla pubblicazione da parte di William J. Baumol e William G. Bowen del saggio Performing Arts. The Economic Dilemma, nel quale si dimostra che lo spettacolo dal vivo è afflitto da una problema - oggi noto in letteratura come il “morbo di Baumol” - consistente nel fatto che tale forma d’arte, beneficiando in misura molto modesta del progresso tecnologico (gli input necessari per rappresentare l’Aida sono sostanzialmente gli stessi oggi di cento anni fa ma i costi enormemente più elevati), non registra significativi aumenti di produttività nel tempo, il che comporta che difficilmente le spese possano essere coperte dagli incassi: di qui la necessità che una parte dei costi sia sostenuta dallo stato. La “consacrazione” dell’economia della cultura si avrà nel 1994 con la pubblicazione da parte di David Throsby sul Journal of Economic Literature dell’articolo “The Production and Consumption of the Arts: a View of Cultural Economics”, che - proponendo una rassegna ragionata dei principali contributi (di economisti anche del calibro di Gary S. Becker, Nobel per l’economia nel 1992) – delinea anche una sorta di statuto epistemogico della disciplina.
L’economia dell’arte ha però già visto importanti contributi negli anni Ottanta, da parte di vari autori anglosassoni, tra i quali spiccano lo stesso Baumol, Bruno Frey e Werner W.Pommerhene, mentre dalla fine dello stesso decennio contributi significativi sono pubblicati anche in Italia. Diversi economisti dell’arte e della cultura hanno avuto ed hanno frequentazioni con artisti e con il mondo dell’arte contemporanea: Throsby con molti artisti australiani che segue da anni e Walter Santagata con Michelangelo Pistoletto ma anche collezionisti e giovani artisti emergenti, per limitarci a due tra i più autorevoli studiosi della disciplina. Conciliare l’insegnamento universitario e la produzione scientifica con l’assidua e sistematica presenza a mostre, fiere, aste e nelle gallerie e studi di artisti, oltre che a momenti conviviali tra collezionisti e addetti ai lavori risulta tuttavia un’impresa impossibile, anche per lo studioso più scrupoloso, attento e curioso. Parallelamente il funzionamento del mercato dell’arte contemporanea, specie ad alti livelli, risulta connotato da dinamiche economiche, psicologiche e sociali non sempre e non tutte facilmente identificabili e monitorabili “dall’esterno”, anche a causa di una certa ritrosia da parte degli attori più importanti di tale mercato a fornire dati, ragguagli e spiegazioni. La non agevole disponibilità di informazioni quantitative ma soprattutto qualitative rende perciò piuttosto complesso il lavoro dell’economista che cerchi di studiare tale mercato e le sue evoluzioni, proponendo analisi e magari spingendosi, con modelli dinamici, a fare previsioni sul suo andamento futuro.
Chiara Zampetti Egidi non è un’accademica, ma - oltre che critica d’arte – è una profonda conoscitrice del mercato internazionale dell’arte, con una solida preparazione universitaria (conseguita in Italia e all’estero) ed esperienze professionali di tutto rilievo: dalla collaborazione con l’Art Loss Register di Londra per la ricerca e recupero di opere d’arte trafugate, all’attività di consulenza per collezionisti e istituzioni e alla docenza al Master in Art Business del Sotheby’s Institute of Art. La sua profonda conoscenza del mondo dell’arte e dei suoi protagonisti le ha permesso di scrivere Guida al mercato dell’arte moderna e contemporanea - uscito a fine 2014 e ancora attualissimo - un libro snello e di taglio decisamente divulgativo ma in grado di rispondere a molte domande: un vademecum utile per il lettore generalista ma anche per chi il mercato dell’arte lo frequenta e lo studia. L’aforisma iniziale, di O. Wilde, “Quando i banchieri si ritrovano a cena, parlano di arte. Quando gli artisti si ritrovano a cena, parlano di soldi” oltre che divertente è la migliore risposta a chi chiede agli economisti “cosa c’entra l’economia con l’arte?”. Il libro tratta dei protagonisti principali, delle regole e dei meccanismi del mercato dell’arte relativi al segmento “alto”, quello più elitario e quasi esoterico dove gli scambi riguardano opere d’arte di qualità museale o di artisti emergenti.
Oltre a dati ma sopratutto descrizioni e spiegazioni derivanti dalla propria personale esperienza e conoscenza Chiara Zampetti arricchisce ogni capitolo con interviste a protagonisti di altissimo profilo del mercato internazionale dell’arte. Le loro risposte consentono al lettore di conoscere vari aspetti anche sensibili e di certo sconosciuti ai più, relativi a un mercato caratterizzato da scarsa trasparenza, rilevanti “barriere all’entrata”, processi di selezione e accesso a informazioni cruciali riservate a una cerchia di persone tanto più ristretta quanto più sono alti (o si stanno per alzare) il livello di reputazione degli artisti e le quotazioni delle loro opere. Il libro si chiude con un glossario, con l’elenco delle principali fiere e riviste d’arte e altre utili informazioni.
Tra i temi trattati i mercati internazionali dell’arte, il prezzo delle opere, l’artista e la sua carriera, i protagonisti (mercanti, fiere, collezionisti, critici-curatori), le case d’asta, i consulenti d’arte, l’arte come investimento, il mercato dell’arte online. Tra gli intervistati Sam Keller (direttore della Fondazione Beyeler dopo aver diretto per nove anni Art Basel), Tobias Meyer (per molti anni massimo battitore d’asta di Sotheby’s), i galleristi Johann König (König Galerie, Berlino) e Nicholas Longsdail (Lisson Gallery, Londra), Mariolina Bassetti (Chairwoman di Christie's Italia e direttore internazionale nel dipartimento di Post-War & Contemporary), Massimiliano Gioni (Associate Director e Director of Exhibitions al New Museum di New York e curatore della 55esima Biennale di Venezia), Philip Hoffman (CEO del Fine Art Fund Group). Sempre tra gli intervistati non manca chi ha preferito l’anonimato.
Guida al mercato dell’arte moderna e contemporanea è un libro che apre alla conoscenza della realtà fattuale di un universo dai mille segreti. Può essere un ottimo compendio a testi accademici in corsi di economia dell’arte ma risultare utile anche in attività di formazione destinate a giovani artisti e professionisti nel settore dell’arte e della cultura, molte delle quali sostenute da realtà fondazionali italiane.
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Vittorio Falletti, PhD in Business & Management, è responsabile dell’area scientifica Musei e arte contemporanea del CSS-Ebla (www.css-ebla.it), docente di Economia dell’arte e critico. Autore di diversi libri (tra questi I Musei, Il Mulino, Universale Paperbacks, 2012 con M.Maggi) e articoli ha una consolidata esperienza di ricerca nell’ambito dell’economia della cultura.