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L’artista svizzera che ha attraversato la Manica

  • Pubblicato il: 07/10/2011 - 09:06
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Jenny Dogliani
 Miriam Cahn

Londra. The David Roberts Art Foundation, con sede in Great Titchfield Street, è una fondazione benefica supportata dal Edinburgh House Estates group of companies. Diretta e curata da Vincent Honoré, si propone come una piattaforma di dialogo e sperimentazione nell’ambito dell’arte contemporanea. Oltre all’organizzazione di mostre, performance e discussioni, mette a disposizione di artisti interessati e meritevoli sei studi ubicati in Camden, che attualmente ospitano William Bradley, Dustin Ericksen, Alexandra Daisy Ginsberg, Graham Hudson e Radhika Khimji. La fondazione vanta inoltre una collezione di 1600 opere, raccolte in poco più di 10 anni, firmate da 300 artisti attivi in tutto il mondo, noti ed emergenti. Si tratta di lavori che attraversano tutte le tecniche, i linguaggi e le tendenze della creatività contemporanea. La collezione è soggetta a una gestione strategica di prestiti internazionali e si configura come luogo di relazione per artisti, galleristi, curatori e istituzioni. Nel programma espositivo rientra il progetto «The Curator’s series», dove s’invitano curatori internazionali a lavorare con artisti attraverso la commissione di progetti speciali per la fondazione e l’utilizzo, o meno, di opere della collezione. Una serie di attività che hanno portato la fondazione a cercare nuovi luoghi per ampliarsi. A breve l’apertura di un nuovo spazio in Camden, oltre 1000 mq di spazio espositivo, uffici e uno studio per artisti. Nello sede di Great Titchfield Street, fino al 17 dicembre, The David Roberts Art Foundation ospita intanto la prima personale di Miriam Cahn a Londra, con la curatela di Vincent Honoré. Il percorso include opere e installazioni inedite, insieme a una selezione di dipinti, disegni, video e fotografie realizzati tra il 1978 e il 2011. L’opera di Miriam Cahn, svizzera, classe 1949, affonda le radici nella performance e negli happening degli anni ’60 e ’70. Il corpo, da sempre al centro del suo lavoro, è dapprima analizzato alla luce della violenza e della contestazione, veicolo di una riflessione cruda e attenta sulla dimensione politica e femminista. In anni più recenti la fisicità diventa invece il luogo di una contemplazione più intima, capace, infine, di esprimere una visione più distaccata, onirica e fiabesca di un mondo che cambia, forse troppo, velocemente.
 
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