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L’arte di Spalletti come visione di un nuovo sistema di sinergie

  • Pubblicato il: 28/03/2014 - 10:59
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Micole Imperiali
Movimento trattenuto 2001

Roma, Torino, Napoli. Che relazione intercorre tra il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, la GAM - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e il MADRE– Museo d’Arte Contemporanea DonnaREgina di Napoli? Non solo quella più ovvia, che vede in questi tre musei alcune tra le più importanti istituzioni pubbliche italiane dedicate all’arte contemporanea, ma anche una nuova e particolare sinergia, che si esprime con la volontà di rendere omaggio all’opera di Ettore Spalletti attraverso una mostra articolata in tre sedi. Il Presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee Pierpaolo Forte, a tale riguardo, ha scritto che «questo è un progetto repubblicano che attraversa Nord, Centro e Sud Italia mettendo insieme diversi livelli amministrativi dell’arte italiana: musei civici, regionali e nazionali che esemplificano la missione delle nostre istituzioni di sostenere l’arte italiana. Tre mostre, tre modi di entrare in modo diverso nell’opera di Spalletti». Il risultato: un modello di promozione e valorizzazione dell’arte italiana a livello sia nazionale che internazionale intitolato «Un giorno così bianco, così bianco» curato dal Direttore della GAM Danilo Eccher, il Direttore del MAXXI Anna Mattirolo, il Direttore del MADRE Andrea Viliani e il critico d’arte e curatore Alessandro Rabottini. Cominciando dal MAXXI (13 marzo – 14 settembre), per proseguire poi  con la GAM di Torino (27 marzo – 15 giugno) e concludere con il MADRE di Napoli (13 aprile – 18 agosto), le tre mostre – veri e propri capitoli di un viaggio attraverso la varietà artistica di Spalletti – sono state concepite dall’artista in stretto rapporto con i contesti museali ospitanti: mentre a Roma si tratta di grandi installazioni ambientali che segnano un’interrelazione con l’architettura museale, alcune delle quali concepite per questa precisa occasione, a Torino le opere selezionate provengono, oltre che da importanti collezioni private, dallo studio di Spalletti, di cui si è voluta ricostruire l’atmosfera e la poesia, richiamando alla memoria uno spazio di ricerca giornaliera, per immergersi nella quotidianità e aprire la porta spalancando un mondo di colore e di luce. «Non posso far altro che stare vicino alle mie opere» ha affermato Spalletti, con la leggerezza e l’eleganza di un grande poeta. A Napoli, infine, il percorso espositivo sarà costituito da un excursus storico attraverso l’originalità dell’artista – dagli esordi degli anni Settanta fino ad oggi -, un lavoro sulla durata e consistenza delle emozioni e dell’esperienza, allestiti con la sapienza antica dei singoli materiali storici, propri della poetica di Spalletti. «È come attraversare le celle di S. Marco a Firenze con il Beato Angelico: un reincantamento, una dimensione etica e politica» ha aggiunto Eccher, parlando delle importanti occasioni di riflessione sull'interpretazione delle forme, della luce e del colore resa possibile alla GAM dalla riproduzione dell’atmosfera di studio. «Proprio in questa prospettiva - ha spiegato ancora Eccher - tra pochi giorni le opere di Spalletti saranno affiancate da il «Ragazzo morso dal ramarro» di Caravaggio, grazie ad un importante prestito della Fondazione Longhi di Firenze», un’interessante proposta espositiva in linea con la ricerca svoilta da Eccher negli ultini cinque anni che metterà a confronto due grandi maestri della luce attraverso i secoli. Frutto della collaborazione tra le tre istituzioni museali è inoltre una pubblicazione edita da Electa con testi critici inediti di Carlos Basualdo, Danilo Eccher, Gabriele Guercio, Anna Mattirolo, Gloria Moure Cao, Alessandro Rabottini e Andrea Viliani comprendente anche un’ampia antologia di testi databili tra il 1991 e il 2006, esempi significativi della letteratura critica sull’opera di Spalletti.
Come spiega Viliani parlando dell’arte di Spalletti e della decisione di mostrarla attraverso un evento articolato in tre fasi «analogamente alla natura sinestetica, al contempo tattile, percettiva e cognitiva delle opere e dei libri di Ettore Spalletti, analogamente alla rivelazione atemporale delle potenzialità espressive intrinseche ai diversi materiali di cui l’artista fa uso – siano essi carta, legno, alabastro, gesso o polvere di colore – anche una sua mostra non andrebbe «contenuta» in un solo spazio espositivo o «limitata»  in un solo periodo di tempo. Appare più che naturale, quindi, articolare la mostra in tre mostre, che «comprendano» (nel senso di appercezione, reazione e ricreazione) tre differenti spazi museali in un unico gesto espositivo. Questa operazione non prescinde dai diversi portati architettonici che ciascuna delle tre istituzioni esprime ma, al contrario, implica una definita eppure mobile interpretazione delle differenti finalità estetico-istituzionali che, più o meno esplicitamente, tali architetture presumono: dall’antico convento di Donnaregina a Napoli, con la sua ritmica abitativa e contemplativa, alla razionale funzionalità della galleria disegnata nel 1959 da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti a Torino, fino alla hýbris immaginifica delle nuove architetture museali contemporanee che ritroviamo a Roma».

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