L’albergo della luce che illumina la Comunità
Il Social Community Theater Center-SCT CENTRE di Torino realizza un progetto artistico e formativo presso la Fondazione OTAF di Lugano per rinnovare l’esperienza di comunità e di servizio alle persone disabili. Attraverso la narrazione, la ritualità e la condivisione sia nella formazione degli operatori sia nell’incontro con i cittadini, il teatro sociale costruisce una comunità inclusiva.
Lugano. Il Social Community Theater Centre dell’Università di Torino realizza un progetto artistico e formativo presso la Fondazione OTAF in Svizzera, impegnata nel sostegno delle persone disabili dal 1971.
L’Albergo della Luce, così si chiama il progetto riprendendo l’antico nome dell’OTAF, nasce in occasione del centenario della Fondazione ed è teso a celebrare e rinnovare l'esperienza di comunità e di servizio alle persone disabili, iniziato da Cora Carloni ai primi del secolo.
Il progetto consiste nel raccogliere le storie dei protagonisti della Fondazione attraverso le testimonianze dirette di famiglie, operatori, ospiti e creare, con il lavoro artistico professionale, un grande racconto corale che prende forma in tre diversi momenti: una serata teatrale di comunità si è svolta lo scorso dicembre, una performance itinerante sarà ospitata negli spazi dell’OTAF nei prossimi 3 – 4 giugno e in conclusione uno spettacolo da palco è previsto per dicembre 2017.
Durante la prima tappa del progetto si è celebrata la Festa della Luce. Una serata di festa, di riti collettivi e di narrazione teatrale del lavoro scaturito da un percorso comune ispirato al tema della casa. I frammenti di racconto congiunti, ricostruiscono la storia dell’Albergo della Luce, che narrerà di accettazione e convivenza con la disabilità, di impegno sociale, passione etica e innovazione sanitaria, e di sostegno a famiglie e operatori.
La raccolta di storie attraverso interviste antropologiche, e la loro rielaborazione in forma di rappresentazione teatrale che possa raccontare una comunità, è uno degli strumenti della metodologia di Teatro Sociale e di Comunità (TSC), ideata da SCT Centre|Università di Torino a partire dal 2000 per opera di Alessandro Pontremoli e Alessandra Rossi Ghiglione.
«La narrazione, attraverso la moltiplicazione dei racconti che si generano attorno a un’opera o a un’attività culturale, costruisce l’esperienza artistica come atto di comunità» spiega la Ghiglione.
In questo modo la comunità dei cittadini stessa diventa autrice dell’opera d’arte, partecipa a workshop artistici, acquisisce competenze culturali: si genera un’autorialità condivisa, quindi un processo partecipato di senso in cui si riconosce. Gli attori di teatro sociale hanno l’obiettivo di «infondere in ciascun operatore e nella gente la consapevolezza di ciò che si fa in OTAF, attraverso il teatro, consentendo al pubblico di entrare e vedere la straordinarietà delle vite di chi ci lavora».
Inoltre, all’interno del progetto è presente un percorso di formazione per gli operatori di OTAF, volto alla valorizzazione delle competenze professionali e all’acquisizione di soft-skill relazionali tramite il teatro sociale. Attraverso l’arte si sviluppa il lateral thinking: creatività, team-building, resilienza e gestione dello stress sono le tematiche affrontante nel programma.
Questo progetto quindi, non solo vuole celebrare un luogo attraverso la narrazione, ma anche costruire comunità, attraverso la formazione di operatori e l’incontro con i cittadini.
I benefici della creazione di un’opera di TSC rimangono nel tempo, grazie ai legami che questa forma artistica è in grado di creare, che generano un nuovo senso di appartenenza nella comunità coinvolta. Contribuisce alla creazione di una collettività nella vita civile che negli ultimi decenni è stata sempre più logorata dalla diffusione di modelli comportamentali fortemente individualizzati. Favorisce la costruzione di capitale sociale e della sua logica fondativa del dono-controdono.
SCT Centre dell’Università di Torino sviluppa ricerche scientifiche interdisciplinari, progetti di innovazione culturale e di impatto sociale, formazione e capacity building. Coniuga competenze scientifiche, culturali, artistiche e manageriali avvalendosi di una vasta rete di collaborazioni tra accademici e professionisti.
La metodologia TSC, riconosciuta come best practice dall’Unione Europea, si fonda sull’efficacia del teatro e delle performing arts per lo sviluppo dell’uomo e delle sue relazioni in ogni condizione di vita personale, professionale e comunitaria, ed è parte di un processo di innovazione sociale, di cittadinanza e di promozione della salute, orienta allo sviluppo di società inclusive e comunità plurali. «Nel TSC il dispositivo teatrale torna a svolgere sia a una funzione catartica interna ai gruppi, sia una funzione antropologica di vero e proprio rito in cui gruppi sociali esplorano, condividono e attraversano i temi del vivere contemporaneo» sostiene Alessandra Rossi Ghiglione.
È una particolare forma di teatro nato dalla ricerca della pedagogia teatrale del Novecento e riletto attraverso teorie antropologiche e psicosociali che diventa un dispositivo di salute personale e sociale poiché necessita di una costante connessione mente/corpo e io/altro nel processo di creazione artistica. Nell’ottica della partecipazione culturale quale agente della salute, il teatro sociale e di comunità risulta una modalità efficace nel promuovere processi di audience engagement nella prospettiva di un welfare culturale.
Riferimenti
Rossi Ghiglione, A. (2014), Arte benessere e partecipazione, in De Biase (a cura di), I pubblici della cultura, Milano, Franco Angeli, pp. 216-239.
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