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ISTAT al lavoro sul censimento delle istituzioni non profit

  • Pubblicato il: 25/01/2013 - 19:12
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Chiusura dei questionari al 20 dicembre 2012 e lavori in corso all’ISTAT per il secondo censimento del Terzo Settore. Il primo risale al 2001. Grandi i cambiamenti da allora: lo Stato arretra e il privato avanza. Molte le strutture nate per occuparsi di temi originariamente gestiti dal Pubblico, altre  si sono consolidate, altre evolute o scomparse. La lista di partenza considera quattrocentosettanta mila soggetti da censire e ci restituisce la dimensione dell’imponenza di  un settore estremamente variegato. Fondamentale conoscere le caratteristiche di un mondo così vasto e in evoluzione, soprattutto prospettica, conosciuto meramente nelle linee generali.  La pubblicazione dei dati provvisori  è attesa per il luglio 2013.
Ne parliamo con Enrico Giovannini, Professore di statistica economica all’Università Tor Vergata, dal 2009 alla guida dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), ente nel quale ha diretto fino al 2000 il Dipartimento delle Statistiche economiche, prima di passare all’OCSE, come responsabile della divisione Statistica.
Il Presidente non ama la definizione di Terzo Settore, «mi pare gerarchica, restituisce un’idea che quest’area d’azione sia meno importante di altre. Occorre trovare un nuovo concetto che ne comunichi la centralità e soprattutto evidenzi le interazioni con gli altri ambiti d’intervento».
Considerazione che vale soprattutto per le peculiarità del contesto italiano in cui  c’è una «lunga tradizione nel modo di associarsi per fare impresa e una fortissima voglia di volontariato e partecipazione, che porta ad un numero molto elevato di strutture».   Si parla  spesso della dimensione economica del Terzo settore ma  sappiamo quanto sia rilevante  dal punto di vista sociale, non  tanto per i servizi che offre, quanto per la cultura della cooperazione e della coesione sociale che esprime. «In Italia abbiamo  5 milioni di volontari, attivi, che rispondono ai bisogni della società al di là del lavoro di cura che viene svolto all’interno delle reti familiari». Un universo  fondamentale in  questa fase di crisi per realizzare un agognato welfare di comunità  nella cultura  «ingrediente fondamentale del funzionamento della società e del benessere dei cittadini».
Un benessere equo e sostenibile sul quale ISTAT insiste  cercando di effettuare, in collaborazione con CNEL, una misurazione con una serie di indicatori che genereranno un rapporto  che verrà pubblicato nel primo semestre del 2013 e nel quale «la dimensione delle attività culturali è  cruciale, come dimostrano le affermazioni delle persone intervistate quando chiediamo loro che cosa è importante in termini di benessere».  E’ una  dimensione nuova nella quale leggere il valore del patrimonio culturale, oltre l’indotto turistico, in termini di partecipazione, «per quelle condizioni di infrastruttura sociale per la creazione di condizioni favorevoli all’incremento della qualità della vita». Idee che hanno trovato grande resistenza ma che si stanno radicando nel mondo.
«La costruzione di una società del futuro – che ci piace di chiamare società della conoscenza – richiede una dimensione sociale forse più forte di un tempo. In un mondo in cui ci sono forti limiti ambientali, energetici, fisici rispetto a quello che una società può consumare, l’approccio competitivo e individualista, anche secondo gli economisti, non funziona più. La collaborazione diventa indispensabile, è necessario  un modello cooperativo». Lo spirito di collaborazione, profondamente radicato nel Paese,  potrebbe dare quella marcia in più che il mondo  ci richiede. «Al di là dei monumenti e del turismo e dell’economia della cultura, il tessuto culturale crea cooperazione e pone i primi passi  verso il futuro diverso».
Ma se molte realtà sono scese in campo, la frammentazione, la verticalità tematica e settoriale dell’azione, la fragilità di competenze  diffuse e mirate sono ancora oggi un ostacolo all’efficacia.
«Per bisogni circoscritti sui territori, monotematici, anche piccole strutture possono essere in grado di soddisfare le esigenze in modo efficiente ed efficace. Se pensiamo ad un Terzo Settore che vada oltre il volontariato e acquisisca una struttura economica consolidata, o sia sostitutivo rispetto al Pubblico in numerose aree culturali, sociali, economiche, ambientali, il nodo organizzativo e  di economie di scala si presenta in tutta la sua interezza.  Al di là della vitalità sociale, vanno innovate le modalità di intervento».

I risultati del censimento, che esce  in «un economic planet change, debbono aiutarci a distinguere le diverse realtà, le potenzialità e le opportunità di connessione disponibili. Permetteranno al Terzo Settore di capirsi meglio».
Senz’altro la compilazione del questionario è stata ben più di uno sforzo burocratico:  ha dato modo alle organizzazioni di  riflettere su una pluralità di elementi strategici, organizzativi, di comunicazione, di fare quindi un utile check up della propria realtà.  Il cambiamento è in atto.

Enrico Giovannini è presidente dell'Istat dal 4 agosto 2009. Dal gennaio 2001 al luglio 2009 è stato Chief Statistician e Director of the Statistics Directorate dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) di Parigi. Dal 2002 è professore di Statistica economica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma "Tor Vergata". Da giugno 2011 è Presidente della Conferenza degli Statistici Europei, organismo della Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite. È membro del Consiglio dell'Istituto Statistico Internazionale (ISI), dell'Advisory Board per il rapporto sullo Sviluppo Umano delle Nazioni Unite, del Partnership Group del Comitato Statistico Europeo ed è Presidente del Board del Progetto internazionale della Banca Mondiale per la misura delle parità dei poteri d'acquisto. Per il suo lavoro sul tema della misurazione del benessere delle società, nel 2010 ha ricevuto dal Centro Internazionale Pio Manzù la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica ed è divenuto membro del "Club of Rome". È inoltre autore di numerose pubblicazioni e membro d'importanti Comitati nazionali ed internazionali.

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