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Innovazione e filantropia istituzionale

  • Pubblicato il: 23/12/2013 - 14:44
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Bernardino Casadei

Per decenni le parole d’ordine delle fondazioni sono state innovazione e replicabilità. Sono stati finanziati innumerevoli progetti, spesso molto belli, che non di rado hanno conseguito gli obiettivi dichiarati, ma che purtroppo sono di norma scomparsi senza lasciare traccia. Questa constatazione, accompagnata dagli stimoli della crisi, ha spinto molti enti filantropici a rivedere le loro priorità e a concentrarsi su sostenibilità ed impatto. Questo cambiamento si è però rivelato fecondo e ha favorito l’emergere di approcci particolarmente innovativi.
Non è un caso che il settore di maggiore crescita della filantropia istituzionale a livello mondiale è quello dell’intermediazione filantropica, sia esso promosso dalle fondazioni di comunità o da altre entità che mettono a disposizione dei donatori la loro infrastruttura affinché questi ultimi possano perseguire le loro finalità ideali. Non si punta più a raccogliere soldi, ma a promuovere il dono superando la ormai sterile distinzione egoismo-altruismo, nella convinzione che la donazione non sia affatto un sacrificio, una rinuncia, ma piuttosto un’opportunità sia per soddisfare i bisogni più profondi della persona, sia per conseguire quelle economie esterne necessarie per ottenere importanti obiettivi imprenditoriali. Sono infatti sempre più numerose le imprese che abbracciano i principi del valore condiviso e trasformano le proprie attività filantropiche da costo a investimento.
Contemporaneamente la crisi finanziaria ha spinto un numero crescente di fondazioni ad accostare all’erogazione a fondo perduto nuovi strumenti che permettano di sostenere, attraverso prestiti ed altre forme d’investimento, magari anche utilizzando il proprio patrimonio, iniziative di utilità sociale. Questa modalità, che ha forse la sua forma più compiuta nella venture philanthropy, si è diffusa anche presso enti che, pur non sposando la filosofia che la contraddistingue, si sono dotati di un ventaglio di strumenti diversificato che permette loro di finalizzare tutte le loro risorse al conseguimento diretto dei loro obiettivi d’utilità sociale attraverso quello che viene da molti definito il mission o impact investment.
Questa evoluzione ha spinto le organizzazioni filantropiche a concentrarsi sugli enti piuttosto che sui progetti. Ci si è infatti resi conto che i problemi sociali sono problemi complessi che è illusorio sperare di risolvere elaborando singole soluzioni per quanto sofisticate queste possano essere. Non si tratta di trovare la soluzione, ma piuttosto di sviluppare quella flessibilità e sensibilità che permette di stabilire forme di empatia coi soggetti che vivono in prima persona i problemi, così che possano trovare le energie necessarie per superarliuesto . Sono sempre più numerosi gli enti filantropici che, invece di finanziare progetti, trasformano i loro contributi in investimenti nelle capacità degli enti affinché questi ultimi possano sviluppare le loro potenzialità ed elaborare, di volta in volta, le soluzioni più efficaci per rispondere in modo adeguato alle esigenze, sempre diverse, con cui sono chiamati a confrontarsi.
Infine, la consapevolezza della multidimensionalità delle sfide del presente, sta spingendo molte fondazioni ad approfondire il concetto di impatto collettivo. Solo la presenza di grandi coalizioni multisettoriali interessate a conseguire un determinato impatto e che siano consapevoli di come tale effetto non può che essere il frutto di uno sforzo collettivo può conseguire i cambiamenti da tutti invocati. La filantropia istituzionale può svolgere un ruolo fondamentale nel facilitare tale processo, promuovendo quelle relazioni e quella fiducia che ne sono il fondamento.
Queste ed altre esperienze testimoniano il fermento che caratterizza la filantropia istituzionale, ma anche come questo sia spesso legato all’umiltà di chi, resistendo alle tante ed interessate adulazioni, non pretende di avere le soluzioni, ma si mette al servizio di chi opera in prima linea.

Riflessioni pubblicate sulla Rivista Risorse della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo


Bernardino Casadei è segretario di Assifero