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Imprese culturali e creative crescono. L'impegno di Cariparo

  • Pubblicato il: 12/07/2016 - 09:44
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Marianna Martinoni

Risorse economiche e capacity building per dare sostegno all’innovazione culturale: l’esperienza della Fondazione Cariparo e il sostegno alle imprese culturali non profit giovanili

 
50,5 milioni di euro assegnati nel 2015 a 495 progetti nelle province di Padova e Rovigo, con un aumento delle erogazioni pari a 8 milioni rispetto al 2014, e la chiusura del triennio 2013-2015 con un consuntivo di oltre 146 milioni di euro assegnati a 1.319 interventi: questi i dati del Bilancio Sociale 2015 di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo da poco presentato al territorio e agli stakeholder.
Il settore Arte e Attività Culturali si conferma uno dei principali settori di intervento della Fondazione[1] con un investimento tra progetti promossi, sostenuti e “di innovazione” di 11,6 milioni di euro complessivi nel 2015, che diventeranno 6 milioni di euro nel 2016.  Un impegno che si concretizza sia attraverso iniziative di programmazione autonoma (in particolare con i bandi CulturalMente, CulturalMente Impresa e FUNDER35), sia attraverso progetti promossi direttamente (Attivamente), sia iniziative ideate e gestite dall’ente (tra cui il ciclo di conferenze Segnavie, la rassegna Musikè, gli eventi espositivi a Palazzo Roverella a Rovigo e a Palazzo del Monte di Pietà a Padova).
Dopo un primo ventennio di interventi volti principalmente alla conservazione del patrimonio e al finanziamento di eventi e manifestazioni artistiche, la Fondazione Cariparo si è infatti distinta negli ultimi anni per aver saputo individuare nuove formule e proposte a sostegno anche del variegato mondo delle organizzazioni culturali e delle imprese culturali creative presenti sui territori delle due provincie sui cui opera, Padova e Rovigo. Dal 2012 la decisione in questo senso da parte di Fondazione Cariparo di aderire ad una iniziativa di ampio respiro come il bando Funder35[2] e di lanciare ex novo un Bando locale, CulturalMente, investendo sulle piccole e medie organizzazioni culturali attive sul territorio.  
Un investimento quello nel settore delle IC giustificato - come riconfermano i dati del Rapporto Io sono Cultura 2016 di Fondazione Symbola – sia dalla ricchezza che queste sono in grado di produrre, sia per l’effetto moltiplicatore sul resto dell’economica che sono in grado di attivare (per ogni euro prodotto se ne attivano 2,2 nelle industrie creative, 2 nel patrimonio storico e artistico, 1,3 nelle industrie culturali e 1,2 nelle performing arts) sia per posti di lavoro creati.
Proprio per dare sostegno a quelle imprese culturali creative giovanili che più si caratterizzano per una marcata fragilità strutturale e operativa e che risultano spesso eccessivamente dipendenti da finanziamenti saltuari, Fondazione Cariparo ha deciso fin dalla prima edizione di aderire a Funder35. Il bando (www.funder35.it), che anche nell’edizione 2016 ha messo a disposizione oltre 2 milioni di euro, si è distinto nel panorama nazionale per aver proposto prima di altri non solo un contributo economico a fondo perduto, ma anche un’attività di accompagnamento e di capacity building attraverso la facilitazione all’avvio dell’impresa, la formazione di operatori e di professionalità innovative.
Accanto all’impegno su Funder35, la Fondazione Cariparo ha promosso dal 2012 anche un bando proprio, denominato CulturalMente, per il quale in questi anni ha messo complessivamente a disposizione oltre 2 milione di euro sostenendo economicamente le attività di circa 80 associazioni culturali di Padova e Rovigo e finanziando progetti e azioni che avessero un impatto sui temi della coesione sociale e territoriale, sviluppo, innovazione, valorizzazione e riqualificazione degli spazi urbani e suburbani attraverso progetti di gestione di spazi culturali pubblici.
Dal 2015 la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha deciso di compiere un ulteriore passo avanti: secondo Io sono cultura 2016, il Veneto segue le altre regioni ad una certa distanza per quanto riguarda il livello di incidenza dell’occupazione delle industrie culturali sul totale dell’economia regionale[3]. Secondo Fondazione Symbola il solo sistema produttivo culturale e creativo dà lavoro a livello nazionale a 1,5 milioni di persone (il 6,1%4 del totale degli occupati in Italia), riuscendo a resistere anche nel periodo 2011/2015 in cui maggiormente si è fatta sentire la crisi in altri settori [4]. Fondazione Cariparo ha per questo individuato come necessaria e improrogabile un’azione a sostegno di quelle organizzazioni culturali del territorio pronte a indirizzarsi verso un modello di impresa culturale e interessate a mettere in atto un rafforzamento organizzativo, gestionale ed economico coerente con la propria mission. Da qui un nuovo progetto, denominato “CulturalMente Impresa”, che garantisce ai progetti selezionati un contributo di tipo sia economico sia tecnico, grazie all’attivazione di un servizio di accompagnamento professionale di durata biennale sull’esempio di altre esperienze di successo attivate in questi ultimi anni sul territorio nazionale come ARS di Fondazione Accenture, Culturability di Fondazione Unipolis e IC di Fondazione Cariplo.
 
Chiediamo a Marina Bastianello, Vicepresidente di Fondazione Cariparo, di raccontarci il processo di progessiva innovazione, che in pochi anni ha cambiato il volto della fondazione.
 
 
 
Il sostegno a progettualità nel settore delle arti e della cultura è sempre stato nel dna della Fondazione Cariparo: come è cambiata la visione e chi ne sono stati i protagonisti?
L’attenzione nei confronti del “capitale culturale” ha avuto dei pionieri importanti nelle associazioni culturali che lo hanno “promosso” negli anni con produzioni all’avanguardia, e spesso, in solitudine, hanno “presidiato” negli anni la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale nel nostro Paese.
Ultimamente questa attenzione ha trovato maggiore rispondenza nelle istituzioni per le quali sta diventando sentire comune la consapevolezza che un patrimonio artistico come quello italiano, ha bisogno di restauri ma, soprattutto, di valorizzazione in un circuito che si autoalimenta. Per questo le professionalità in questo settore vanno coltivate e fatte crescere. In questo le Fondazioni – la nostra in particolare – hanno avuto un ruolo importante, chiamando a raccolta le energie positive che i giovani e le associazioni culturali, quando vengono messe nella condizione di dare il loro contributo, sanno esprimere. E’ pur vero che ultimamente soffia un vento diverso anche a livello nazionale e locale. E’ la prima volta che si aumentano gli investimenti per la cultura nella Legge di Stabilità.
 
 
 
Negli ultimi anni, oltre a finanziare progetti legati alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale delle due province, Fondazione Cariparo ha iniziato a proporre Bandi rivolti alle organizzazioni culturali del Terzo Settore che operano su questi due territori: come è cambiato in pochi anni l'approccio a questi temi? Che tipo di progettualità vi ha presentato il variegato mondo dell'associazionismo culturale?
Questa nuova sensibilità della Fondazione nei confronti delle organizzazioni culturali e del terzo settore si deve anche al contributo che gli stakeholder e le rappresentanze del territorio hanno saputo portare all’interno degli organi della Fondazione. E’ anche vero che è cresciuta, nel contempo, la necessità di una progettualità culturale nuova che sappia mettere insieme produzione artistica e valorizzazione di un bene (uno spazio pubblico), piuttosto che di un’area territoriale (Delta del Po), o la riqualificazione di un’area degradata. Questo nuovo approccio richiede professionalità che sappiano far rete, che introducano nel loro business plan competenze di gestione. Il mondo variegato dell’associazionismo culturale sta rispondendo con entusiasmo a questa nuova attenzione nei loro confronti. Investire in cultura vuol dire offrire delle opportunità – soprattutto lavorative- a un mondo che è sempre stato lasciato un po’ ai margini, in quanto vissuto più come ambito di “dopo-lavoro” che occasione di crescita e “sviluppo dolce” del nostro Paese.
 
 
 
Fondazione Cariparo è stata tra le fondazioni che hanno sostenuto fUNDER35 fin dalla prima edizione nel 2012, assumendo un ruolo importante nella promozione dei così definiti "bandi di nuova generazione". Cosa vi ha spinti a credere nelle imprese culturali creative tanto da creare anche nel 2015 Culturalmente Impresa?
Dopo quattro edizioni di Culturalmente abbiamo deciso di fare un ulteriore passo in avanti: forti dell’eseprienza fatta nell’ambito di fUNDER35 abbiamo ideato un nuovo bando che fosse in grado di dare sostegno a quelle organizzazioni culturali che intendono investire nella propria trasformazione in imprese culturali. Per la prima edizione di Culturalmente-Impresa la Fondazione ha previsto uno stanziamento di 700.000 euro dando in questo modo un segnale forte sul fronte del sostegno all’imprenditoria culturale giovanile, con una precisa consapevolezza: di fronte alla crescente incertezza dei finanziamenti istituzionali, tradizionalmente il principale canale di sostegno per il settore, le organizzazioni culturali avvertono sempre più spesso l’esigenza di ripensare il proprio assetto, così da riuscire a consolidare le proprie attività nel medio-lungo periodo. Il sostegno tradizionale non è più sufficiente, servono nuove risposte: per questo il Bando ha previsto oltre al contributo economico anche un servizio di accompagnamento tecnico (curato da Fondazione Fitzcarraldo) di durata biennale per affiancare le prime 11 organizzazioni culturali selezionate (sulle 37 complessive che hanno risposto al bando) in questo complesso percorso.
Grazie a “Culturalmente Impresa” sarà possibile sperimentare sul campo la validità di un approccio che può essere considerato una sorta di declinazione in chiave territoriale delle iniziative finora promosse su scala nazionale come Funder35. Ci auguriamo che questa possa essere un’esperienza di successo e che possa fungere da modello di intervento anche per le tante Fondazioni bancarie di dimensione locale interessate a facilitare la nascita e il consolidamento di nuove forme di imprenditorialità sociale e culturale, giovanile e non, sul proprio territorio.
 
 
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Marianna Martinoni
Docente del Corso Il fundraising per la cultura presso The Fundraising School (link http://www.fundraisingschool.it/corsi/cultura-fundraising/ ), da 15 anni è consulente nel settore del fundraising per le organizzazioni non profit, in particolare per quelle che operano nel settore culturale.  Fondatore di Terzofilo (link www.terzofilo.com ), è relatore e docente di workshop, giornate di studio, master e convegni concernenti il fundraising, sia su tematiche specifiche per il fundraising in ambito culturale sia su temi comuni a tutti settori.  Ha pubblicato e pubblica articoli in Italia relativi al tema del fundraising per la cultura. E’ socio senior dell’Associazione italiana Fundraiser – ASSIF, di cui dal 2011 al 2014 è stata membro del consiglio direttivo.

 

[1] Negli altri settori la Fondazione ha erogato 11,6 milioni all’Assistenza e tutela delle categorie deboli, 8,8 all’Istruzione, 8 dedicati alla Ricerca scientifica, 7,2 a Salute e Ambiente; 3,2 milioni sono stati complessivamente destinati a attività sportiva, protezione civile, sicurezza alimentare e agricoltura di qualità, a cui vanno ad aggiungersi circa 145.000 euro destinati al Fondo nazionale iniziative comuni delle Fondazioni. Fondazione Cariparo, Bilancio Sociale 2015

[2] Voluto dal Prof. Marco Cammelli (Presidente della Commissione per i Beni e le Attività culturali Acri e allora Presidente di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna) e da Fondazione Cariplo con la partecipazione di 18 fondazioni di origine bancaria su scala nazionale, Funder35 sostiene da 5 anni un programma dedicato un fenomeno in espansione come quello delle imprese culturali non profit giovanili e  organizzazioni culturali senza scopo di lucro come Imprese sociali, cooperative sociali, associazioni culturali, onlus, fondazioni, operanti nell’ambito della produzione artistica/creativa o nell’ambito dei servizi di supporto alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali.

[3] Se si va a considerare l’incidenza dell’occupazione delle industrie culturali sul totale dell’economia regionale la classifica registra al primo posto Lazio, Lombardia e Valle d’Aosta, rispettivamente con il 7,8%, il 7,6% e il 7,3%; quindi Piemonte (7%), Emilia Romagna e Marche (attestate al 6,6%), Trentino Alto Adige (6,5), Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia (tutte e tre al 6,3%). Fondazione Symbola 2016

[4] Tra il 2011 e il 2015 la crisi si è fatta sentire incidendo in negativo su valore aggiunto e occupati del Paese, rispettivamente con il -0,1% e il -1,5%, mentre nelle filiere culturali e creative la ricchezza è invece cresciuta dello 0,6% e gli occupati dello 0,2%. Fondazione Symbola 2016