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Il senso di Venezia per il vetro: celebrando Venini ed il suo estro creativo

  • Pubblicato il: 07/07/2013 - 18:15
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti
Verdura in vetro incamiciato

Venezia. Si dice vetro e si pensa a Murano, luogo di elezione per la produzione vetraria tutta. Così da uno sforzo congiunto di Fondazione Cini e di Pentagram Stiftung, è nata l’idea di un progetto ambizioso, che ha coperto una zona d’ombra clamorosa per Venezia, e che ha dato alla luce un’ area espositiva di 650 mq dotata di laboratori, archivio e biblioteca specializzata. Obiettivo: lo studio e la divulgazione dell’arte vetraria, dal ‘900 sino ad oggi. Nel programma che vuole riportare alla ribalta questo medium, assente dal Padiglione Venezia dal 1972, nella sua tradizione ma altresì nei nuovi esiti artistici e nei futuri scenari, compaiono una serie di eventi, tra i quali Fragile?, in corso sino al 28 luglio, collettiva di 28 opere di artisti che si sono cimentati con il vetro, da Marcel Duchamp sino ad Ai Weiwei. Per gli eventi legati alla memoria, dedicati alla celebre Venini, ricordiamo Carlo Scarpa. Venini 1932 – 1947, presto al Metropolitan Museum of Contemporary Art di New York, rievocazione del periodo in cui l’architetto fu direttore artistico della vetreria. Il secondo appuntamento del ciclo riguarderà la mostra Napoleone Martinuzzi. Venini 1925 – 1931, che verrà inaugurata a settembre. A tal proposito le parole d’anticipazione di Marino Barovier, curatore dell’evento «La mostra sarà rappresentativa di quanto più particolare l'inventiva dello scultore muranese Martinuzzi riuscì a ideare per la Venini, consentendo la partecipazione a importanti manifestazioni di arti decorative (dalla Biennale di Venezia alla Biennale e Triennale di Monza) a partire dal 1926 per arrivare al 1930, anno d'oro nella storia della Venini, in cui la produzione si distinse per  la ricchezza delle opere proposte: una varietà di vetri trasparenti, insieme a una collezione di vetri pulegosi dal sapore arcaico, i singolari acquari insieme ai coloratissimi vasi velati, le piante grasse insieme a un variopinto bestiario». Barovier ci fornisce anche una gustosa anteprima sulle scelte curatoriali «Il percorso della mostra sarà strutturato a temi, o tipologie. La struttura de Le Stanze del Vetro stessa (un’infilata di stanze di un edificio un tempo utilizzato come scuola) richiama un allestimento tematico e cronologico, come nel caso della mostra dedicata a Carlo Scarpa. Inoltre, un aspetto importante sarà il rapporto che Martinuzzi ha avuto con il poeta Gabriele D’Annunzio, che commissionò a Martinuzzi molte sculture e opere vetrarie. Per questo, riproporremo in mostra una sala del Vittoriale, grazie alla collaborazione dello scenografo Pierluigi Pizzi, dove verranno ambientate molte delle opere che lo scultore realizzò per il poeta e che sono pezzi unici ». Marino Barovier, nel comitato scientifico di Le Stanze del Vetro, tiene a mettere l’accento sullo spirito che anima il progetto, il quale «mira alla legittimazione di quelle forme d'arte ritenute a torto “decorative” e “minori”, che meritano invece pieno riconoscimento artistico e scientifico. Uno dei primi obiettivi è stato quello di riportare il vetro al centro del dibattito artistico non solo veneziano, restituendogli uno spazio esclusivo». Specifica il curatore «Le Stanze del Vetro è anche uno spazio espositivo, disegnato dall’architetto Annabelle Selldorf, dove oltre alle mostre hanno luogo incontri, laboratori per ragazzi e famiglie, e progetti paralleli, come Lightbox, delle edizioni d’artista in vendita al bookshop. Vengono selezionati degli artisti a cui viene chiesto di produrre delle piccole opere d’arte in edizione limitata la cui vendita supporta le attività del museo. A oggi sono stati coinvolti Lilli Doriguzzi, Alessandro Diaz de Santillana e l’artista svizzero Not Vital».

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