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Il senso del patrimonio culturale: una questione di accessibilità

  • Pubblicato il: 15/10/2018 - 00:05
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Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Luca Dal Pozzolo Direttore dell’Osservatorio Culturale del Piemonte
Torino verso una città accessibile.  Un progetto avviato con un mese di riflessioni all’insegna dell’inclusione. Accessibilità sensoriale, cognitiva, fisica, culturale  ed economica sono stati oggetto di un Forum internazionale, promosso dall’Assessorato alle politiche culturali e sostenuto da Fondazione CRT, con buone pratiche dal mondo - dalle biblioteche di Copenaghen alle città di Graz e Montreal - nell’ambito della seconda edizione del Design of the City. Oltre 60 gli appuntamenti in città promossi dalle istituzioni culturali. Ne scrive Luca Dal Pozzolo che ha coordinato gli esperti consultati per il progetto: Marco Aime, Claudio Germak, Antonio Lampis, Fabio Levi e Pier Luigi Sacco.
 
L’anno Europeo del Patrimonio Culturale rappresenta una straordinaria occasione per riflettere collettivamente sul senso che il patrimonio culturale assume per favorire un ruolo di coesione e condivisione della cittadinanza, e, tuttavia, non si può non rilevare come la disponibilità di risorse culturali, la capacità di fruizione dell’immenso patrimonio custodito dalle istituzioni pubbliche e private faccia segnare dislivelli significativi nel corpo sociale, in ragione delle differenze d’istruzione, della debolezza economica delle diverse fasce sociali, della marginalità territoriale, delle diete culturali e mediatiche che ostacolano la frequentazione di parti significative della popolazione.
 
Un patrimonio conosciuto e frequentato esclusivamente da nicchie di appassionati e da élites vede ridursi drammaticamente il suo potenziale, si condanna a un sapere erudito, poco utilizzabile come retroterra culturale condiviso per possibili scelte future – se non come sfondo pittoresco o cartolina – difficilmente pensabile come risorsa per l’inclusione di cittadinanze sempre più multiculturali, ma – al contrario  nelle derive elitiste - a rischio di riprodurre identità divisive e contrapposte. In questo quadro la condivisione di un patrimonio culturale storico e sfaccettato non è più solo questione di democratizzazione o di redistribuzione di risorse pubbliche sul maggior numero possibile di cittadini, ma diviene questione di “senso”, nodo cruciale per nutrire visioni condivise nel corpo sociale, facendo i conti con la storia, con gli stessi strumenti culturali con cui oggi guardiamo al futuro.
Si pone una questione relativa alle condizioni di accessibilità al patrimonio, alla rimozione dei filtri e degli ostacoli materiali e immateriali che impediscono, scoraggiano, sconsigliano, allontanano gruppi di persone e singoli individui dal godimento delle risorse culturali, che prevengono possibilità d’incontro e di scoperta nel paesaggio urbano o nel paesaggio delle zone a bassa densità abitativa
Gli ostacoli sono innumerevoli e seminati diffusamente nei diversi domini, dalla barriera architettonica che impedisce il movimento agli utenti a mobilità ridotta, al contributo economico richiesto quando si riveli impegnativo per alcune fasce di utenti, alla difficoltà cognitiva di approcciare linguaggi specialistici, al disagio nell’affrontare alcune ritualità del consumo culturale. Si dà il caso, inoltre, che i diversi tipi di difficoltà, vincolo od ostacolo non agiscano separatamente incidendo su specifici gruppi, ma si rinforzino e potenzino a vicenda moltiplicando il loro effetto dissuasivo: così, ad esempio, per alcuni anziani l’insicurezza nel partecipare a iniziative serali o notturne si potenzia a fronte dei costi sensibili di alcune offerte, con le difficoltà ad affrontare percorsi non agevoli, saldando progressivamente le motivazioni per un allontanamento definitivo.  Gli esempi si potrebbero moltiplicare considerando le difficoltà di approccio culturale ai musei e ai beni culturali, le barriere linguistiche o le difficoltà percettive e la scarsa familiarità con la fruizione culturale, il potere subdolamente respingente di specifici rituali di frequentazione dei luoghi della cultura.
In estrema sintesi, il tema dell’accessibilità non si declina unicamente nell’eliminazione delle barriere una ad una, ma richiede di essere affrontato nella molteplicità delle relazioni che connettono i diversi gruppi di utenza - con le loro capacità e le loro domande - al patrimonio culturale, nell’individuare percorsi di avvicinamento agevole, nel prendere in considerazione e aver cura della relazione tra le persone e il patrimonio nella sua multidimensionalità e nelle infinite modulazioni  che tale rapporto mette in campo.
 
 
Il senso dell’iniziativa, all’interno della settimana del design
Porre al centro il rapporto tra le persone e il patrimonio culturale materiale e immateriale in tutta la sua infinita articolazione, per ricordarci – tutti – che tenere in conto l’accessibilità significa considerarla uno dei pilastri di qualsiasi progetto culturale fin dalla prima fase di progetto, dalla prima scaturigine di idea. L’accessibilità, in questo senso è una postura concettuale che attraversa tutte le fasi di progettazione, le pratiche realizzative e i comportamenti dei fruitori.
Non si tratta di qualcosa di additivo: non ci si pone la questione della leggibilità alla fine del progetto di una mostra o di un museo; la leggibilità è un requisito che fa i conti con il modo di scrivere e distribuire i testi, con la possibilità di percepire il senso anche nei rimandi e nelle gerarchie dell’allestimento, ha a che fare con l’illuminazione e la chiarezza della percezione dello spazio, ma anche con la capacità degli utenti di approcciarsi al linguaggio usato e così via…Ovvero, non è solo questione di font e di grandezza del carattere, anche se ovviamente, queste ultime rappresentano questioni decisive. La stessa cosa riguarda la progettazione di percorsi agevoli o la capacità di venire incontro ad alcune capacità cognitive e percettive.
Dunque, occorre ragionare sull’accessibilità come pilastro ineludibile per qualsiasi progetto riguardante il patrimonio culturale, con un approccio inclusivo e dialogante.
Gli operatori culturali, le istituzioni, le associazioni hanno prodotto negli ani passati molte esperienze e sperimentazioni, che hanno inciso significativamente nell’innalzare il livello di qualità della fruizione del patrimonio culturale. Questa iniziativa vuole costituire un momento di dibattito, di riflessione, di valutazione delle esperienze condotte per capire a quali condizioni sia possibile mettere a fattor comune questo patrimonio e, soprattutto, come orientare e ispirare l’azione dell’Amministrazione Comunale nell’adozione di policy di riferimento che possano rappresentare un legante e un fattore di armonizzazione delle innumerevoli esperienze in corso.
 
Il metodo
Il dialogo è il metodo. Per questo la Città di Torino promuove un incontro con altre città estere ed italiane per ascoltare la valutazione delle esperienze effettuate, tanto nel dominio delle best practice, che in quello degli errori e delle worst practice, per imparare a riconoscere le trappole di un percorso che le buone intenzioni non riescono a sminare completamente.
Per lo stesso motivo organizza una discussione tra operatori culturali ed esperti attorno a tavoli di lavoro, proprio nell’ambito della settimana del design, promuovendo un incontro con i professionisti sempre più impegnati a disegnare processi, servizi e prodotti sostenibili e adeguati alla grande complessità che una fruizione agevole e accessibile richiede nell’approccio al patrimonio culturale.  Per questi motivi, dopo un’introduzione al tema generale dell’accessibilità, declinato nei suoi aspetti culturali e inter-culturali, economico-sociali e fisico-cognitivi – tenendo bene a mente la sovrapposizione e l’interferenza di tutti gli aspetti, ivi compresa la dimensione digitale del patrimonio prossimo venturo – il lavoro dei tavoli dovrà prendere in considerazione gli spazi e i luoghi della cultura per dar modo alle esperienze di confrontarsi con le sfide, di circolare, di disegnare un paesaggio complessivo dal quale possano emergere linee di indirizzo per le politiche a livello urbano.
Tra i risultati attesi del dibattito una particolare importanza è riposta nei suggerimenti utili a strutturare il prosieguo del lavoro – giacché questa iniziativa ne rappresenta unicamente il lancio – anche pensando alle modalità con cui la conoscenza accumulata possa essere resa fruibile, consultabile in maniera permanente e rappresentare una risorsa capace di far convergere e circolare contenuti innovativi.
 

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