Il selvaggio West di Ansel Adams
Modena. Dune, rocce erose, alberi secolari e laghi ghiacciati, calati nell’orizzonte sconfinato della West Coast americana, sono manifestazioni di una grandiosità della natura innanzi a cui l’uomo impallidisce. Sono visioni di un mondo pacifico e silenzioso, tracce d’insondabili misteri che Ansel Adams ha magistralmente rappresentato nel corso della sua carriera in centinaia di scatti in bianco e nero.
A dedicare a uno dei più importanti paesaggisti d’oltreoceano del secolo scorso la prima retrospettiva italiana è la Fondazione Fotografia, nata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena per affiancare la costituzione della collezione di fotografia contemporanea, sostenerne l’attività espositiva e organizzare progetti educativi. Allestita nell’Ex-Ospedale Sant’Agostino dal 16 settembre al 29 gennaio, la mostra, curata da Filippo Maggia, s’intitola «Ansel Adams. La Natura è il mio Regno» e rientra nel programma di Festivalfilosofia, che ha luogo a Modena, Carpi e Sassuolo dal 16 al 18 settembre ed è incentrato sul tema della natura.
Sono esposte una settantina di opere selezionate in collaborazione con l’Ansel Adams Trust (istituzione californiana che tutela l’opera dell’artista): edizioni originali provenienti da prestigiosi musei e collezioni private internazionali. Accanto a stampe di grandi dimensioni come «Half Dome, Merced River» e «Monument Valley» figurano piccoli capolavori quali «Rapids Below Veronal Falls» e «Winter Yosemite Valley», scatti dal raffinato equilibrio compositivo dove il paesaggio, quasi sempre californiano, assume valenza scultorea grazie all’uso sapiente e suggestivo della luce e del chiaroscuro.
Nel 1984, anno della sua scomparsa, una vetta della Sierra Nevada è stata ribattezzata Mount Ansel Adams. Così i territori montuosi e incontaminati ricordano il fotografo che come nessun altro seppe catturare la loro bellezza autentica e selvaggia.
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