Il Rinascimento e il suo incanto spezzato
Milano. L’inedito confronto tra antico e contemporaneo anima la programmazione della Fondazione Artistica Museo Poldi Pezzoli, ente non lucrativo fondato nel 1881 per volontà del collezionista Gian Giacomo Poldi Pezzoli, oggi tra le più importanti case museo d’Europa, con un’eccezionale raccolta di dipinti italiani rinascimentali, oggetti di arti decorative, programmi educativi e attività di studio e ricerca sulla storia delle proprie collezioni.
Tra i pezzi più prestigiosi che vanta il museo figurano «Imago Pietatis» di Giovanni Bellini, «Compianto sul Cristo morto» di Sandro Botticelli e «Ritratto di dama» di Piero del Pollaiolo. Tre icone rilette e reinterpretate dall’abile gesto grafico di Omar Galliani, protagonista della mostra a cura di Mario Botta «Bellini, Botticelli, Pollaiolo. Capolavori svelati da Omar Galliani», in corso dal 16 settembre al 23 ottobre.
«Omar Galliani è interprete estremamente raffinato, nella sua volontà di recuperare la tecnica del disegno degli antichi maestri fiorentini del Rinascimento e con questa mostra – dichiara Annalisa Zanni, direttore del museo Poldi Pezzoli - vogliamo proseguire nel percorso di dialogo tra le arti dal passato al contemporaneo, caro a Gian Giacomo Poldi Pezzoli, fondatore del nostro Museo». Un percorso che ha visto le opere, gli ambienti e gli oggetti decorativi del museo confrontarsi con il design contemporaneo nella recente rassegna «Di vaso in fiore. Inventario tra natura e design», chiusa il 9 maggio.
Tra i lavori dell’artista emiliano spiccano due tavole di grandi dimensioni, una con fondo nero e una bianco, che accolgono due immagini speculari della Dama del Pollaiolo.
Il volto, tracciato a matita con segno sinuoso ed essenziale, restituisce la bellezza femminile e l’armonia tipiche dell’ideale classico e rinascimentale; il gioco del chiaroscuro e l’ impossibilità di realizzare due figure specularmente perfette creano, però, inquietanti cortocircuiti psicologici. Ciò che resta oggi della grazia rinascimentale, sembra suggere Omar Galliani, altro non è dunque che l’immagine di una bellezza ferita e perduta.
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