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Il Macro ancora in alto mare

  • Pubblicato il: 29/11/2013 - 22:33
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Francesca Romana Morelli

Roma. Il Macro continua a navigare in acque tempestose. La conferenza tenuta dall’assessore alla Cultura Flavia Barca il 28 novembre per presentare un nuovo ciclo di mostre, tra cui la straordinaria personale di Giulio Paolini, si è chiusa tra le aperte proteste e commenti negativi di giornalisti e addetti ai lavori, tra cui Beatrice Bulgari presidente dell’Associazione Macroamici e Lorenza Trucchi, seduta vicino a Paolini. L’annuncio, fatto dall'assessore, che sarà scelto un «dirigente» esterno all’amministrazione pubblica attraverso un bando, per cui ha fatto una richiesta scritta al sindaco Ignazio Marino, al quale spetta la scelta definitiva; che è stata sospesa (temporaneamente?) la procedura di passaggio del Macro (tuttora ufficio di scopo) dalla Soprintendenza al calderone del Dipartimento Cultura; e che lei ha sempre considerato il Macro un museo, non è servito altro che ad accendere ancora di più il clima in sala.
È immediatamente partito un fuoco di fila di domande e di chiarimenti da parte degli addetti ai lavori alla Barca, che tuttavia ha mantenuto la calma: innanzitutto, se prima di pensare a un direttore si è deciso di costituire una fondazione, anche perché soltanto così un eventuale candidato oltre a proporsi con il proprio curriculum può delineare una sua idea di museo; se è stato stabilito il budget a disposizione del Macro per il 2014, ancora non uscito dalla rissosa giunta Marino, sprovvista anche di un bilancio previsionale. Al che la Barca ha replicato che si sta tentando di concepire una forma di autonomia amministrativa per il Macro e di capire quanti fondi potrebbero «mettere» gli sponsor abituali del Macro (confessando però in effetti di aver trovato questi ultimi non molto «motivati» rispetto alla questione).
L'assessore ha prospettato la presenza di due dirigenti per il museo,  il che fa pensare che oltre a un direttore si voglia in qualche modo collocare anche a un dirigente interno come Maria Cristina Selloni,  responsabile del Dipartimento Cultura.
La Barca ha cercato di rassicurare la platea, sostenendo di essersi già consultata con l’associazione Macroamici e la Consulta del Contemporaneo (quest’ultima nata spontaneamente tra addetti ai lavori e sciolta nel novembre 2012), ma è stata apertamente smentita da entrambe le parti. Infine, le sono stati chiesti i tempi per il lavoro che andava promettendo, e lei ha avanzato l’ipotesi della fine di gennaio 2014. Nel frattempo la nomina dell’infaticabile Alberta Campitelli a direttore ad interim, è stata prorogata di altri sei mesi, ovvero fino al 30 maggio (ormai è quasi un anno che la nomina slitta, chiamando in causa anche quella di soprintendente ad interim, posto per ora ricoperto da Claudio Parisi Presicce e che forse potrebbe essere assegnato a un candidato esterno).
La sera prima si era tenuta una conferenza  Il Macro di Odile Decq. Ragionando di musei, alla presenza di Odile Decq, architetto della nuova ala del museo, autrice del libro Macro Odecq dedicato a questo progetto (Bernard Chauveau Editeur, 2010), che ha sottolineato come «in Italia le vicende politiche si intrecciano troppo con la vita culturale». Erano presenti anche Achille Bonito Oliva, Alberta Campitelli e l’ex direttore del Macro Bartolomeo Pietromarchi, che ha colto l’occasione per fare un consuntivo del lavoro svolto nei due anni della sua nomina e spiegare che cosa a suo avviso significa un museo contemporaneo e la necessità del Macro per crescere di una condizione di «stabilità e continuità».
Ormai è senza quartiere la battaglia per difendere il Macro dalle ultime mosse dell’amministrazione capitolina per trasformarlo in uno spazio espositivo alla stregua di Palazzo delle Esposizioni, la Sala Santa Rita e altri musei e spazi di diversa natura della capitale. Dopo il comunicato stampa dell’assessore alla Cultura Flavia Barca, diffuso la sera del 29 ottobre per difendere la decisione di spostare il Macro dalle competenze della Soprintendenza a quelle del Dipartimento Cultura e per promettere la nomina di un direttore competente, a scendere in campo è stato il personale stesso del museo, che il 31 ottobre ha scritto una lettera aperta al sindaco Ignazio Marino e all’assessore Barca, intitolata significativamente «Macro: Cosa non è e, soprattutto, cos’è (già)». 
Con un linguaggio chiaro e concreto erano enucleati sette punti, che ribadivano come il Macro sia, di fatto, già un museo di arte contemporanea e specialmente con la direzione Pietromarchi, sia diventato il «centro di produzione culturale a carattere fortemente sperimentale della città», soprattutto attraverso le residenze di giovani artisti emergenti italiani e stranieri, selezionati attraverso un bando pubblico e tramite la sua attività didattica. Il Macro è un crogiuolo di energie attive, che domani diventeranno patrimonio della comunità, non soltanto nazionale. Venivano anche sottolineate le sue capacità di attrarre sponsor, partner che oggi appaiono allarmati e titubanti sul suo futuro. Per queste ragioni il suo staff, che lavora con competenza, professionalità, spirito d’iniziativa, dedizione, determinazione chiedeva di essere «coinvolto» nelle scelte future attraverso un suo rappresentante e che sia al più presto individuata una «figura dirigenziale credibile, tanto a livello locale quanto internazionale, e che abbia proprio la tutela di tale continuità tra i suoi obiettivi primi e fondamentali».
Da più parti si paventa l’idea che il Macro sia aggregato al Palexpò, a fronte delle sue collezioni storiche che fanno parte del patrimonio della città, e che nascono da una costola della storica Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, tuttora rimane sotto l’egida della Soprintendenza. L’associazione Macroamici ha chiesto anche un appuntamento al sindaco Ignazio Marino.
da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 29 novembre 2013