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Il futuro è di chi lo sa immaginare

  • Pubblicato il: 27/01/2012 - 11:11
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Il cartone preparatorio della celebre Scuola di Atene di Raffaello

Milano. L’arte incontra l’impresa. Un incontro per un management diverso alla Pinacoteca Ambrosiana, sostenuta dalla Fondazione Cardinale Federico Borromeo che promuove le attività della Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
Cosa può fare l’arte per l’impresa? Quanto è cambiato il ruolo del manager e quanto è stato messo in discussione dalla crisi economica e antropologica che ha investito il pianeta? In questa situazione di costante incertezza, perché deve cambiare anche l’approccio formativo nell’impresa?
Moderati da Sandro Catani, consulente di management di The European House - Ambrosetti, Gabriele Galateri (Assicurazioni Generali), Massimo Orlandi (Sorgenia), Stefano Lucchini (Eni) discutono un diverso modello di formazione, estetica ed etica, del management.
Sullo sfondo un cartone preparatorio di Raffaello per il capolavoro che abiterà la Stanza della Signatura in Vaticano, la Scuola di Atene: un’opera paradigmatica, sintesi di armonia ed equilibrio, dove sono rappresentati i grandi temi della cultura dell’Occidente, che racconta lo spirito di cooperazione che ne caratterizzò l’esecuzione e che, nella contemporaneità, permette di guardare in una prospettiva diversa l’organizzazione e la creazioni di competenze ad essa funzionali.
I tre manager, capitani di ventura di importanti aziende a livello internazionale, riflettono sul ruolo e sull’influenza dell’arte per il comportamento organizzativo dell’impresa. Modalità che sperimentano e promuovono per la crescita e lo sviluppo della leadership all’interno dell’organizzazione.
Concordano sulla necessità di un’evoluzione nella figura del manager. Il mondo è in veloce trasformazione, le certezze svaniscono e per far fronte alla crisi economica e finanziaria le imprese hanno bisogno di figure flessibili, capaci di comprendere la complessità generata dalla globalizzazione.
Avere capacità tecniche specifiche è indispensabile ma non sufficiente, non più.
Occorre capacità di sintesi, saper motivare e aprirsi a nuovi stimoli perché, come afferma Stefano Lucchini “il futuro è di chi lo sa immaginare”. E’ un inno al pensiero creativo, alla contaminazione, alla interdisciplinarietà. Dopo anni in cui il management è stato verticale, cartesiano, razionale, oggi occorre aprirsi ad un pensiero laterale.
E come se non attraverso l’arte? L’arte e la cultura aiutano a interpretare la complessità, a comprendere il rapporto tra il leader e il proprio team. L’arte è rottura, portatrice di visioni, capace di cogliere anticipatamente urgenze e bisogni della società. L’approccio estetico fornisce all’organizzazione strumenti e stimoli per la gestione di situazioni complesse, per comprendere l’alterità e generare responsabilità verso lo spazio civile, valori. L’arte, con le emozioni, associazioni, metafore che suscita, è funzionale allo sviluppo della leadership, soprattutto in momenti di discontinuità come l’attuale.
Terreno sul quale da anni si muove l’associazione milanese Art for business.

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