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Il Castello di Rivoli espugna la fortezza Cerutti

  • Pubblicato il: 18/07/2017 - 18:38
Autore/i: 
Rubrica: 
MUSEO QUO VADIS?
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Una partnership che renderà il primo museo di arte contemporanea del paese luogo imperdibile per ogni tipo di pubblico, nazionale e internazionale, partendo dai più sofisticati visitatori.  Il museo ha siglato l’accordo con la Fondazione Francesco Federico Cerutti per l’Arte e  curerà  una  collezione privata leggendaria, di assolute eccellenze nella storia dell’arte,  tra le più prestigiose del mondo, assolutamente sconosciuta. « L’apertura al mondo », come desiderava il collezionista,  di un racconto privato  genererà «un cambio di paradigma per il museo, in un momento storico il cui i grandi del mondo, come il MET, aprono divisioni dedicate al contemponeao, Rivoli guarderà ad altri periodi storici focalizzandosi sul concetto di contemporaneità », afferma  Carolyn Christov-Bakargiev, presentando il nuovo polo museale.
 


 
 Fino alla sua scomparsa, due anni fa, 93nne, pochi conoscevano Federico Cerutti (1922-2015), al quale il Giornale dell’Arte dedicò un ampio servizio. E ancor meno avevano avuto il privilegio di essere ammessi alla visione del suo mondo di meraviglie, una wunderkammer racchiusa in una villa anni sessanta sulla collina morenica a Rivoli, in vivolo dei Fiori, poco distante dal Castello, il museo di arte contemporanea, casa madre dell’arte povera.
 
Cerutti, che desiderava essere chiamato Ragioniere,   è stato un grande imprenditore tipografico-LIT Legatoria Industriale Torinese, che produceva le guide del telefono, con la rivoluzionaria legatura senza cucitura-, ma soprattutto è stato per tutta la vita, fuori da ogni mondanità, un collezionista  discreto, riservato, con uno sguardo da conoscitore, che ha scelto sole opere eccezionali,  senza alcuna esclusione: 300 capolavori che abbracciano tutta la storia dell’arte. Una visione internazionale, enciclopedica,  con selezionate presenze di autori statunitensi come Man Ray, tappetti orientali, un focus sul territorio nelle sue espressioni qualitative più alte in ogni linguaggio, di ogni epoca (dai mobili del Piffetti, alle sculture di Medardo Rosso, alla ricerca concettuale di Giulio Paolini, alle tele di Casorati), un’attenzione « all’io ideale » con ritratti e autoritratti.
Un uomo solitario, di semplice estrazione,  espressione del capitalismo familiare con il culto del lavoro,  che non ha mai abitato nella villa che ospita la sua collezione, presentata con scelter personali, di maniacale rigore. Viveva in uno spartano appartamento in prossimità della sua fabbrica, mentre  camera da letto della  villa è vestita di  « di fondi oro, dipinti del primo Rinascimento, da Paolo Veneziano al Sassetta e al Bergognone »,  il salotto  « Maestri come Dosso Dossi, Pontormo, Paris Bordone, Tiepolo e Pompeo Batoni, un nudo di Boldini, un disegno di Kandinskij del 1918 –prima opera da lui acquistata in un viaggio negli Stati Uniti-, Frà Galgario, Jusepe de Ribera, Boccioni, Severini, De Chirico, Manzoni, Burri, De Dominicis. L’ultima opera acquistata nel 2013 è un Ritratto di Donna di Renoir. Accanto alla grande pittura divani attribuiti a Juvarra. Libri rari come L’atlas Minor del cartografo olandese Joan Blaeu, il più impegnativo progetto editoriale del seicento, una copia de A’ La recherche du temp perdu di Marcel Proust con rilegatura Art Déco di Pierre Legrain », racconta Umberto Allemandi che gli era amico, uno dei pochi a essere invitati a corte.
 
La direttrice del Castello di Rivoli, Carolyn Christov-Bakargiev ha sbaragliato i numerosi contendenti ed è riuscita nell’impresa di siglare un accordo, presentato il 7 luglio,  con la Fondazione Francesco Federico Cerutti -che manterrà la proprietà vincolata e inalienabile dei lavori.
Il Castello curerà lo studio, la valorizzazione della collezione che, dopo un accurato restauro e messa in sicurezza della villa, rimarrà dove e come l’aveva concepita il suo creatore.
Il Museo amplierà così, con una proposta territoriale senza pari, la sua offerta culturale, attraendo potenzialmente nuovi pubblici. Nasce quindi un nuovo polo culturale, presentato a loghi abbinati: quello del Castello creato da Armando Testa nel 1984, il Logo collezione Cerutti creato da Leftloft che lo ribalta.
Artisti, filosofi, storici dell’arte, film maker saranno impegnati nella rilettura della collezione, per «collocare l’eredità del passato nel tempo presente ».
Il Castello ha avuto nella sua storia molte vite, continue trasformazioni,  come ha sottolineato la soprintendente ai Beni Architettonici della Regione Piemonte, Luisa Papotti,  « ha rappresentato il primo recupero contemporaneo, a cura dell’allora giovane architetto Andrea Bruno, delle residenze, la Corona di Delizie, sabaude. Il Castello dal 1997 è iscritto nella lista dei beni del Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Oggi è pronto a scrivere una nuova pagina della sua storia » .
La Direttrice del Castello,  Carolyn Christov-Bakargiev, parla di un nuovo paradigma per i musei contemporanei, un unicum a livello internazionale  « in questo tempo piegato, circolare, nel momento in cui c’è la corsa all’oro dei grandi musei come il Metropolitan a New York, l’Hermitage a S. Pietroburgo, il Louvre a Parigi che aprono sezioni dedicate all’arte contemporanea, il Polo di Rivoli sceglie un percorso diverso : vuole essere il primo museo d’arte contemporanea al mondo che, grazie a questo accordo, apre una sezione dedicata all’arte del passato ». Come afferma Salvatore Settis, la collezione Cerruti diventa « un moltiplicatore » per il Castello.
Un’apertura di una dimensione intima alla città, di una generosità dell’imprenditoria torinese che ha lasciato il segno nelle collezioni pubbliche o condivise con la comunità con  visionari del calibro di Riccardo Gualino, Giovanni Agnelli, Marco Rivetti.
 
Da  gennaio 2019, il pubblico potrà godere in situ, della visione privata di opere che spaziano dal Medioevo alla Contemporaneità, con Agnolo Gaddi e Gentile da Fabriano in dialogo con Bacon e Warhol.  Nella primavera, con un convegno internazionale, il Museo metterà a confronto il percorso collezionistico di Federico Cerutti con altri grandi personaggi con case-museo del calibro di Frick-Ny e Isabella Steward Gardner di Boston.
 
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