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Il caso: impresa è cultura, parola di Pirelli

  • Pubblicato il: 14/02/2014 - 10:08
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SPECIALI
Articolo a cura di: 
Ada Masoero

Milano. Da sempre Pirelli intreccia la cultura scientifica con quella umanistica. E se già dall'inizio del XX secolo l'azienda veicolava contenuti di ricerca e di innovazione dei suoi prodotti attraverso strategie culturali e comunicative altrettanto innovative, nel 1948 Leonardo Sinisgalli, ingegnere e poeta, responsabile della comunicazione dell'azienda, compì un passo ulteriore fondando la Rivista «Pirelli», uscita fino al 1972, sede di stimolanti dibattiti culturali su scienza, arte, architettura e altro ancora (vi scrivevano Umberto Eco, Italo Calvino, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Giulio Carlo Argan...).
Non meno generoso il suo ruolo di committente di grandi architetture, dal grattacielo milanese progettato negli anni ‘50 da Giò Ponti (tuttora una delle icone della città moderna) al Centro Direzionale Bicocca di Vittorio Gregotti, che ha conservato al suo interno la poderosa Torre di raffreddamento, alla «Spina» di Renzo Piano negli stabilimenti di Settimo Torinese. E non meno selettivi il design dei prodotti e le campagne di comunicazione, affidati a personalità come Bob Noorda, Bruno Munari, Ugo Mulas, Alessandro Mendini, Gabriele Basilico, Silvio Soldini, etc. Senza dimenticare, dal 1964, il Calendario Pirelli (nel mondo, «The Cal» semplicemente), affidato alle star internazionali della fotografia che vi ritraggono le donne più affascinanti di ogni tempo: un oggetto di culto, oltreché di (ricco) collezionismo.
Chiosa Antonio Calabrò Senior Vice President Culture «in Pirelli non ci si limita al binomio ‘impresa e cultura’, ma si arriva ad affermare che ‘impresa è cultura». Nel segno dell’innovazione. Di produzioni e prodotti, materiali e linguaggi della comunicazione e del marketing, relazioni industriali e rapporti con i territori in cui esistono gli stabilimenti. «Innovazione come originale, distintiva cultura d’impresa».
Antonio Calabrò è anche il trait-d'union tra la Fondazione HangarBicocca, istituzione culturale voluta e promossa da Pirelli, di cui è consigliere d’amministrazione, e la Fondazione Pirelli, da lui diretta. Ospitata nel Fabbricato 134 ridisegnato da Cerri&Associati, la Fondazione Pirelli è stata istituita nel 2009 per salvaguardare il patrimonio storico dell'impresa: qui è custodito l'Archivio storico Pirelli, dal 1872, anno di fondazione, a oggi; qui sono conservate migliaia di fotografie che ne ritessono la storia nell'ultimo secolo abbondante, oltre a disegni e manifesti (da Gino Boccasile ad Armando Testa, da Pino Tovaglia a Riccardo Manzi, Lora Lamm e tanti altri), documenti audiovisivi dal 1912 a oggi e a una biblioteca tecnico-scientifica di oltre 15 mila volumi, ai quali la famiglia ha aggiunto le carte private di Alberto e Leopoldo Pirelli. Una Fondazione che oltre a conservare e mettere a disposizione degli studiosi i materiali d’archivio, «lavora per raccordare memoria e contemporaneità, con attività editoriali e formative, ricerche, mostre e convegni dando il senso dell’attualità di un impegno industriale al tempo stesso fortemente radicato in Italia e internazionale». Tra l’altro, dal 2009, con Fondazione Agnelli e Fondazione Garrone, promuove e organizza una scuola d'alta formazione in Business Administration, gratuita e aperta a laureati di talento.
Oggi nel mondo della cultura, si dice Pirelli e si pensa anche ad HangarBicocca, «frutto, precisa Calabrò, di una vera alleanza tra industria e arte contemporanea e non di una semplice sponsorship. L'impresa di rilanciare l'immagine che HB aveva alla sua inaugurazione, nell'autunno del 2004, era complessa. Nel 2011 Pirelli ne ha preso in mano direttamente le redini, subentrando come socio fondatore promotore a Pirelli Real Estate e avviando un radicale rinnovamento, secondo la volontà di Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli e di Fondazione HB: un riassetto e un rilancio compiuti da un piccolo, ma agguerrito staff guidato dalla General Manager Alessia Magistroni». E, ovviamente, dallo stesso Calabrò. La sfida è stata vinta, tanto che HB è stato negli ultimi mesi «il caso» della Milano dell'arte: i visitatori delle mostre sono stati 240 mila (più 800%) dall’aprile 2012 (riapertura) al settembre 2013; 7 mila i bambini e i ragazzi coinvolti nei suoi 300 laboratori; 70 gli eventi pensati per avvicinare un pubblico vasto alla cultura contemporanea (arte, musica, cinema) e sette i progetti espositivi internazionali, di Tomás Saraceno, Carsten Nicolai, Mike Kelley, fino all'installazione video «The Visitors» di Ragnar Kjartansson e alla grande mostra di Dieter Roth.
L'ultimo colpo è stato messo a segno conquistando alla causa Vicente Todolí, già direttore di Tate Modern, che sino al 2016 sarà l'Artistic Advisor di HB, con Andrea Lissoni curatore.
Tre milioni di euro l'anno l'investimento di Pirelli: molti, certo, che tuttavia da soli potrebbero non bastare, trattandosi di arte contemporanea, non sempre di facilissimo accesso per il grande pubblico, e per di più presentata in una sede defilata. «Sede defilata? Non sono d'accordo, ribatte Calabrò: dalla cerchia del centro? Quella non è che una parte di Milano, che è da sempre una metropoli aperta, un luogo di intersezione di culture nazionali e internazionali, di intelligenze, di imprese (ciò che noi in Pirelli chiamiamo ‘cultura politecnica’, cioè umanesimo, scienza, tecnologie, civiltà delle macchine, filosofie...). L'area Nord Milano, dove è l’head quarter Pirelli, è un grande distretto culturale, con HB, l’Università, il Teatro degli Arcimboldi, la Fondazione Pirelli, la collezione d'arte della Deutsche Bank, il Mic e la Cineteca italiana; a Cinisello Balsamo c'è il Museo della Fotografia, a Sesto San Giovanni l'Isec-Istituto di studi dell'età contemporanea, incredibile giacimento di documenti e archivi. Insomma, un'area densissima di istituzioni e strutture culturali. Abbiamo molto lavorato per dare ad HB l'anima e l'identità di luogo della cultura contemporanea. Ora tutto è in relazione in un progetto basato su tre punti: un forte contenuto di ricerca e sperimentazione, una dimensione internazionale e il convincimento che l'arte contemporanea non sia un ‘gioco’ per pochi eletti. Del resto ci siamo ispirati alla nostra tradizione, che da sempre promuove una cultura alta, ma capace di coinvolgere il grande pubblico. Che va formato, aiutato: noi abbiamo scelto di mettere a disposizione dei visitatori dei mediatori culturali, tutti giovani laureati».
Quanto al budget annuale, prosegue Antonio Calabrò, «il 50 per cento va alla gestione dello spazio, al personale e alle molte attività (HB Kids, HB Lab, visite guidate, conferenze, rassegne di film e video, campus estivi per bambini, tour del quartiere con le nostre biciclette), tutte gratuite, come l'ingresso alle mostre. Il resto va alla progettazione artistica. La gestione è di Pirelli: HangarBicocca ricade sotto la giurisdizione della Direzione Cultura, di cui Alessia Magistroni è il dirigente responsabile di ‘progetti e attività’. HB ha un suo personale, ma si avvale di competenze della Pirelli, abituate a operare con attenzione ai processi di efficienza ed efficacia. Rispettandone le specificità, la cultura infatti va gestita con gli stessi criteri di un'azienda, utilizzando le risorse nel migliore dei modi possibili, in una strategia di servizio al pubblico. HB è per noi un investimento sul futuro: è la cultura infatti a dare all'impresa uno sguardo sulla realtà spiazzante, ‘eretico’, dunque in grado di garantire competitività in un mondo che cambia e va rapidamente capito. Per una multinazionale come Pirelli, l’innovazione è essenziale e l’arte contemporanea aiuta a tenere il passo. Insomma, ci piace giocare ad ‘aprire mondi’».
www.fondazionepirelli.org


Foto: Tomás Saraceno, On Space Time Foam, 2012
Immagini dell’installazione in HangarBicocca. Foto di Alessandro Coco
Courtesy Fondazione HangarBicocca, Milano

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Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, in Il Giornale dell'Arte, 338, gennaio 2014