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Il bello del marketing della cultura

  • Pubblicato il: 12/10/2012 - 19:54
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Articolo a cura di: 
Ilaria Oliva
Il marketing della cultura

Lecce. Nella quasi bulimica «schedulazione» spazio-temporale di ArtLab12, per affinità di interessi mi sono ritrovata alla presentazione del libro «Il marketing della cultura», scritto da Alessandro Bollo, e pubblicato daCarocci editore, in cui l’autore si confronta sulle sfide che il marketing dovrà affrontare per contribuire a ripensare il rapporto delle imprese e delle istituzioni culturali con la società nel suo complesso, per migliorarne le capacità di ascolto, di dialogo, di relazione e di interazione, anche alla luci delle nuove opportunità derivanti dalla nuova cultura digitale.
Bollo, Responsabile Ricerca e consulenza della Fondazione Fitzcarraldo di Torino, «giocava in casa», ma, nella maniera meno autoreferenziale possibile, ha lasciato che a parlare del suo libro fossero gli altri partecipanti all’incontro, moderato da Paolo Dalla Sega, Docente Interfacoltà Economia – Lettere dell’Università Cattolica di Milano.
È toccato ad Annibale D’Elia, Responsabile del programma Bollenti Spiriti della Regione Puglia, rompere il ghiaccio introducendo il tema della condivisione, del coinvolgimento delle realtà culturali nella vita reale, e viceversa. «Bisogna che ci si chieda continuamente se “si è o meno nelle conversazioni” per fugare il rischio di autoreferenzialità, molto frequente quando si parla di cultura», ha asserito D’Elia.
Luca Ricci, Direttore Kilowatt Festival di Sansepolcro, ha innestato su questa base il concetto di «ascolto», che implica una relazione basata sulla mediazione tra chi propone cultura e l’artista, affinché si costruisca un percorso e non direttamente un prodotto da vendere successivamente, alla stregua di qualsivoglia altro prodotto di marketing tradizionale. «Il nuovo marketing culturale, infatti, si basa sulla condivisione di valore, sul coinvolgimento della popolazione nella creazione di contenuti», ha affermato Ricci.
L’intervento di Luigi Di Corato, Direttore Generale Fondazione Musei Civici Senesi, ha quindi sottolineando l’importanza dei contenuti, dai quali non si può assolutamente prescindere, spingendo ancora oltre il concetto fino ad arrivare alla necessità di dematerializzare gli oggetti in contenuti: «i beni (culturali) sono strumenti di comunicazione che dovrebbero essere trasmessi anche attraverso le piattaforme contemporanee di divulgazione. In effetti, per giungere ad un paradosso molto attuale, l’arte contemporanea spesso è incredibilmente lontana dalla contemporaneità» ha chiosato Di Corato.
Andrea Bartoli, Direttore Artistico Farm Cultural Park Favara, partendo dal racconto della sua specifica esperienza, ha asserito che la pianificazione di marketing è un’operazione delicata che va portata avanti dalla «dirigenza» di un progetto culturale ma che forse necessita di un apporto esterno che abbia uno sguardo critico e più distaccato da chi è troppo coinvolto nello stesso. Pertanto ha addotto l’esempio di quanto è accaduto a Favara, dove sono stati invitati dei «cultural producers», che vengono ricompensati con dei buoni viaggio e sguinzagliati in giro per il mondo per fiutare, scovare e stanare talento e creatività: nominati con un incarico biennale, i cosiddetti Farm Dogs, svolgono funzioni di ricerca, consultive, propositive e di rappresentanza.
Giovanna Barni, Presidente CoopCultura, ha stigmatizzato «l’ossessione del marketing» che porta a far sì che, a conclusione di una mostra-evento, spesso i luoghi interessati tornino nel dimenticatoio. Tanto più se si pensa che nella maggior parte dei casi i visitatori dei musei italiani si concentrano sempre sugli stessi siti. Sarebbe più opportuno pertanto agire per «territori», superando la logica del singolo polo museale e considerando l’intero contesto territoriale. In tal modo si creerebbero itinerari e collegamenti in grado di creare esperienze differenti di coinvolgimento del pubblico.
Paolo Dalla Sega, Docente Interfacoltà Economia – Lettere dell’Università Cattolica di Milano, moderatore dell’incontro, ha quindi tirato le fila del dibattito portando due esempi di tematiche che negli ultimi tempi riscuotono un gran successo: il design e il cibo. Sono temi di facile accessibilità e che possiedono un potenziale di coinvolgimento in quanto si basano fortemente sul concetto di identità, che è poi il medesimo sul quale si basano cultura e marketing.
Conclusione logica è il concetto di empatia sul quale va a chiudere l’autore del testo, Alessandro Bollo, considerandola la leva più importante per far ripartire un nuovo e migliore rapporto con il pubblico.
Rapporto riuscitissimo, per quanto riguarda questo evento!

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