I vouchers creativi, per far crescere l'economia
Era il 2005 quando in Gran Bretagna - allora come oggi l'ordinamento più 'avanti' sul tema delle industrie creative - venne presentata la CoxReview, dedicata a studiare le implicazioni della creatività sull'impresa. Già il titolo - Creativity in Business - era emblematico dell'atteggiamento che era andato maturando in quel Paese che, sin dal 1997, aveva cominciato ad investire sulle creative industries.
Il rapporto studiava, infatti, come un più stretto raccordo tra industrie creative ed impresa tradizionale potesse aumentare la produttività e la performance di queste ultime. Come, insomma, un dialogo tra questi due segmenti potesse contribuire alla crescita - quantitativa e qualitativa- dell'economia UK.
Tra gli specifici suggerimenti di policy avanzati in quell'occasione - da un'azione di finanziamento pubblico più efficace, ad una formazione attenta ai valori creativi, ad un sistema di appalti che stimolasse l'immaginazione - ve n'era uno che aveva, invece, carattere generale. Quel che era, soprattutto essenziale, secondo gli esperti che avevano contribuito al rapporto, era abbattere le barriere tra i diversi mondi dell'impresa e migliorare la conoscenza del ruolo che le industrie creative potevano svolgere per quelle tradizionali. E questo non tanto per stimolare un dialogo fine a sé stesso, ma perché si pensava, si era convinti, che da questo dialogo derivassero benefici economici. Ragioni molto concrete, quindi.
Ed è precisamente in questo punto che si innestano i vouchers creativi, uno strumento che si è andato sviluppando negli anni più recenti in diversi ordinamenti europei e che vogliamo ora aggiungere a quelli a disposizione della Regione Lazio nell'ambito del programma LazioCreativo.
Il meccanismo è semplice.
Attraverso i vouchers si attribuiscono ad imprese tradizionali risorse che possono essere utilizzate per realizzare progetti innovativi che coinvolgano imprese o professionisti dei settori delle industrie creative. Qualche esempio chiarisce meglio di cosa stiamo parlando. Un fabbro che vuole lavorare con un designer per una nuova linea di produzione; un mobiliere che vuole esplorare le possibilità comunicative dei filmati in 3D per le sue campagne pubblicitarie; un professionista che vuole modificare in chiave innovativa la grafica con cui presenta i propri prodotti. Sono questi i potenziali destinatari di un voucher creativo.
Ognuno di loro, se il progetto è ritenuto dall'amministrazione sufficientemente innovativo e meritevole, potrà ottenere, infatti, risorse con cui comprare i servizi dell'impresa creativa o del professionista chiamati a realizzarlo. Tutto qui.
Un programma, come si vede, semplice nella sua dinamica e nella sua attuazione amministrativa, già testato in altre realtà territoriale europee, e che vorremmo lanciare in maniera sperimentale avvalendoci delle risorse della programmazione dei fondi UE per il periodo 2014-2020. Per poi, dopo un anno, valutarne gli esiti e vedere se i risultati ottenuti sono in linea con le aspettative con cui lo proponiamo.
Quali aspettative?
In primo luogo un incremento del volume di affari delle imprese tradizionali. Ognuna di esse, grazie al contatto con le professionalità delle imprese creative, dovrebbe ottenere dei benefici: prodotti migliori e più in linea con le richieste dei consumatori, un miglior posizionamento competitivo grazie ad una pubblicità più efficace. E così via.
Vi è, poi, la creazione di opportunità tangibili per le imprese nei settori delle industrie creative. Le realtà interessate dai progetti innovativi realizzati con i vouchers troveranno clienti, conosceranno settori, matureranno esperienze professionali. Anche in questo caso diverranno più competitive.
In terzo luogo c'è quello che ritengo l'effetto più importante di questa collaborazione 'indotta' dai vouchers: quella che si svolge su un piano più propriamente culturale. Promuovere l'interazione tra industrie tradizionali e creative contribuisce, infatti, al superamento delle barriere che attualmente le dividono e che ne limitano la capacità di generare ricchezza,a sostenere un raccordo chele renda entrambe più innovative e più capaci di stare sul mercato.
E' uno strumento in apparenza piccolo, quello dei vouchers, ma è ambizioso. Punta, in maniera molto concreta, ad aumentare la conoscenza dei vantaggi di un innesto di creatività in imprese tradizionali. E, di lì, a modernizzare 'sottotraccia' la cultura d'impresa, togliendo ogni residuo di effimero ad un termine, creativo, che ha i piani ben saldi nell'economia.
Proprio quello che, nel 2005, la CoxReview spingeva a realizzare.
Gian Paolo Manzella è Consigliere Regione Lazio
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