I media sono citazionisti
Firenze e Bolzano. Al Museo Marino Marini la mostra di Rob Johannesma «World wielding» a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori è in corso sino fino al 20 aprile ed è organizzata in contemporanea con l’ar/ge Kunst di Bolzano, che la ospita fino al 17 marzo. È la prima personale in Italia dell’artista olandese che da anni indaga le possibilità simboliche e narrative della riproduzione fotografica, e il rapporto tra storia dell’arte e fotografia contemporanea, tra immagine e informazione. La sua produzione ha alle spalle il modello warburghiano, come testimonia anche il grande tavolo che ospita «Untitled» del 2012, un archivio in progress. Johannesma svela le assonanze tra il patrimonio storico artistico occidentale e i materiali dell’universo mediatico, ad esempio le foto scattate da un reporter di guerra. Ciò avviene anche nella monumentale installazione che dà il titolo alla mostra, un lavoro prodotto dalle due istituzioni: l’immagine, scomposta e ricomposta rifotografandola innumerevoli volte, dei resti di un corpo umano a Srebrenica, stampata su una carta di cotone con un’impressionante effetto materico, diviene un memento mori, con un chiaro rimando al teschio anamorfico dipinto da Hans Holbein nei «Due ambasciatori». Così anche nella installazione a tre monitor «Cinque terre» del 2004 la sovrapposizione di immagini sulla colonna sonora di un musicista olandese degli anni Sessanta, oltre a evocare il magma instabile che è sotto di noi, rimanda l’osservatore ai paesaggi nordici di Altdorfer.
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