Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

I libri “salvati” di Roberto Tassi

  • Pubblicato il: 17/06/2011 - 12:08
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Sandro Parmiggiani
Il primo numero della rivista Palatina

La biblioteca d’arte di Roberto Tassi (Napoli, 1921 – Esine, Brescia, 1996), ricca di oltre diecimila volumi di storia dell’arte, di cataloghi di mostre e riviste, non sarà smembrata, ora che ha trovato una nuova casa: la Facoltà di Architettura dell’Università di Parma.

Grazie soprattutto al contributo e alla sensibilità della Fondazione Cariparma, la Biblioteca Tassi è stata riallestita in quattro stanze della Presidenza della Facoltà, mantenendone l’originaria disposizione dei volumi, scaffale per scaffale; i libri possono essere lì consultati e si potrà, tra qualche mese, conoscerne l’elenco via internet.

Per Roberto Tassi la passione per i libri, sia d’arte che di letteratura – pensiamo al suo amore per molti testi letterari, in particolare per Dickens, Conrad, Stevenson, Tolstoj e Proust –, non era tanto quella del bibliofilo, ma quella di chi desidera avere a disposizione strumenti essenziali di approfondimento del sapere, e utili riferimenti da consultare per i suoi testi e le sue recensioni. Tassi acquistava libri ovunque, in Italia e all’estero, soprattutto in Francia, nelle librerie e nei cataloghi di vendita per corrispondenza, destinando a questa sua passione una parte non marginale del suo reddito mensile. C
i sono, nella sua biblioteca d’arte, testi assai rari, ormai introvabili e assenti anche in molte importanti biblioteche pubbliche; l’asse storico-critico che si può individuare da un sommario esame è quello incentrato su alcuni nomi: Longhi, Arcangeli, Warburg, Panofsky, Gombrich, Brandi, Ragghianti.

La figlia di Tassi, Francesca, aveva cercato nel passato, senza successo, di trovare una destinazione nella città di Parma che garantisse l’integrità e la fruizione pubblica della biblioteca d’arte del padre. Finalmente, nel 2006, in occasione dell’edizione di «Come un eroe di Conrad» – nel quale venivano pubblicati la corrispondenza tra Tassi e Arcangeli negli anni 1955-1967, alcuni testi arcangeliani di Tassi, tra cui quello, intriso di commozione, che dà il titolo al volume e che commemorava l’amico Francesco a un mese dalla morte, avvenuta il 14 febbraio 1974, e una postfazione di Marco Vallora – prende corpo un progetto, anche grazie anche all’intervento del critico letterario Mario Lavagetto: la Facoltà di Architettura dell’Università di Parma acquisirà la biblioteca d’arte di Tassi.

Ivo Iori, Preside della Facoltà, ha inteso così riprendere e attualizzare la celebre pagina in cui Vitruvio sostiene che è responsabilità dell’architetto conoscere in maniera approfondita certi fondamentali elementi culturali. Non a caso Iori è anche l’animatore della collana «Opere inedite di cultura», edita da MUP di Parma, che da qualche anno ha trovato il sostegno economico della Fondazione Cariparma e di un privato cittadino (Paolo Chiesi); la collana comprende, tra gli altri titoli, «Come un eroe di Conrad», ed è giunta al ventitreesimo volume, con la pubblicazione in corso del carteggio (1909-1927) tra Roberto Longhi e Giuseppe Prezzolini.

Dopo una stima iniziale del valore, assai consistente, dei libri della biblioteca, viene messo a punto l’istituto della donazione onerosa, che comporta una assai sensibile riduzione del prezzo. La realizzazione del progetto viene finanziata, oltre che da un piccolo contributo dell’Università, da uno stanziamento consistente della Fondazione Cariparma, grazie anche alla sensibilità del suo Presidente Carlo Gabbi, che ha sempre considerato la cultura uno degli impegni prioritari dell’istituzione da lui retta e che, come lui stesso dichiara, ha esplicitamente voluto che la Biblioteca Tassi restasse a Parma, nelle mani di un Ente pubblico, intravedendo peraltro in questa operazione «la possibilità di una crescita di una nuova generazione di studiosi».

Ricordiamo che la stessa Fondazione ha, nel dicembre 2009, dedicato a Roberto Tassi una piccola mostra nella propria sede del Palazzo Bossi Bocchi, nella quale sono state presentate opere di tre dei pittori più amati da Tassi, Sutherland, Morlotti e Ruggeri, ciascuno dei quali aveva saputo interpretare quel che Tassi riteneva essenziale: essere umani dentro la natura.

Nel giugno 2010 avviene il trasferimento dei volumi nei locali della Presidenza della Facoltà di Architettura; inizia la catalogazione ed ora tutti gli studiosi hanno l’opportunità di consultare i libri che furono di Tassi. Ivo Iori ritiene che «la Biblioteca Tassi debba mantenere una sorta di riservatezza che era la cifra personale caratteristica della personalità e dell’attività di Roberto Tassi: gli studiosi avranno la possibilità di consultare i volumi negli stessi locali in cui questo tesoro è collocato».

Va peraltro ricordato che vari volumi recano al margine delle pagine annotazioni autografe di Tassi, nelle quali il critico stendeva le prime impressioni derivanti dalla lettura. E promette Iori: «ci siamo assunti l’impegno di integrare nel corso degli anni, con acquisti mirati, la Biblioteca, per mantenerla aggiornata».

A quindici anni dalla morte di Roberto Tassi, avvenuta il 3 agosto 1996, la possibilità di consultare i libri d’arte che hanno fatto parte della sua biblioteca, in un qualche modo riproponendone l’esperienza, rappresenta anche un motivo per rileggere i suoi testi critici, che tuttora sono uno scrigno di suggestioni poetiche e di intuizioni folgoranti, in cui arte e letteratura si sono date la mano per aprire porte e stabilire collegamenti, per gettare luce su grovigli e oscurità altrimenti non rischiarabili.

Chi ha avuto modo di frequentare Roberto Tassi non può certo dimenticare il sentimento della vita che lui si portava dentro, la mitezza e la grazia, la cortesia e l’attenzione verso gli altri che ne facevano un uomo d’altri tempi, in un qualche modo aristocratico nel senso più autentico del termine. La vita di Tassi si è srotolata a Parma, nella città e nella campagna in cui amava rifugiarsi d’estate; medico, ha esercitato per qualche tempo la professione di otorinolaringoiatra, progressivamente abbandonata per dedicarsi alla passione per l’arte e la letteratura. Animatore e direttore di «Palatina» – la rivista che uscì a Parma tra il 1957 e il 1966, alla quale collaborarono, tra gli altri Arcangeli, Brandi, Emiliani, Attilio Bertolucci, Arbasino, Bassani, Bevilacqua, Bigongiari, Bo, Caproni, Cassola, D’Arzo, Delfini, Fenoglio, Gadda, Luzi, Macrì, Parronchi, Poggioli, Sereni, Siciliano, Tobino –, Tassi fu poi redattore di «L’Approdo letterario» e di «Paragone», critico d’arte de «Il Mondo» e, dal 1977 alla morte, de «La Repubblica».

Nel campo della critica artistica, i suoi punti di riferimento furono Roberto Longhi e gli amici Francesco Arcangeli e Giovanni Testori; i suoi interessi spaziarono dall’arte emiliana a quella europea, soprattutto francese, italiana, russa e americana degli ultimi due secoli, con particolari approfondimenti e durature intuizioni su artisti che possono essere ricompresi tra il romanticismo e l’informale, e con qualche puntata, sempre densa di geniali osservazioni, su qualche autore e tendenza dell’arte contemporanea.

Nel mondo dell’arte di oggi, percorso da vanità, esibizionismi e opportunismi sfrenati, ci manca davvero un uomo, e un critico, come Roberto Tassi.