I contemporanei non perdono il filo
Torino. Il rapporto tra la creatività contemporanea e la tradizione dell’arte tessile è il tema della collettiva «Soft Pictures», curata da Irene Calderoni per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo fino al 23 marzo. Il tessuto è la materia prima scelta da una ventina di artisti internazionali per riappropriarsi della valenza simbolica e culturale della tessitura, antica tecnica dotata di una gestualità lenta e ripetitiva, capace di dilatare il tempo e di comprimerlo, poi, nel manufatto finale. La dimensione domestica e femminile, la funzione decorativa e folkloristica cedono il passo a connotazioni estetiche, politiche e sociali, che emergono in una ricca selezione di opere di autori quali William Kentridge, Mike Kelley, Rosemarie Trockel, Shannon Bool, Franz Erhard Walther e Piotr Uklanski. Le lacrime d’argento realizzate a punto croce sui volti di personaggi famosi da Francesco Vezzoli, per esempio, sono il frutto di un gesto solitario e ossessivo, in grado di riflettere la vacuità dell’universo massmediatico. Fugaci tracce della frenesia consumistica, le ricevute e gli scontrini meticolosamente ricamati da Gabriel Kuri si trasformano, invece, in uno strumento di riflessione sulla quotidianità e sullo scorrere del tempo. L’idea della texture come struttura microscopica della materia tenuta insieme da forze invisibili anima, poi, «Still, Untitled» di Pae White: l’ingrandimento di un fermo immagine di una densa nube di fumo, con innumerevoli spire che s’intersecano in un ricamo vaporoso e astratto. Alla tradizione europea degli arazzi, storicamente utilizzati per raffigurare e promuovere il potere dei regnanti, si rifà, infine, Goshka Macuga con «Plus Ultra», dove i membri del G20 sono ritratti tra le colonne di Ercole e le Torri Gemelle in fiamme.
da Il Giornale dell'Arte numero 336, novembre 2013