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Guardare alla luna e non solo al dito, per rispondere ai venti di tempesta

  • Pubblicato il: 11/11/2011 - 09:35
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Ugo Bacchella

Torino. La Fondazione Fitzcarraldo rappresenta un punto di riferimento nazionale per la formazione, la progettazione e la ricerca sul management in campo culturale. Nasce da un pool di soci fondatori e si completa con un advisory board che comprende nomi eccellenti del settore a livello internazionale.

Quali esigenze hanno mosso la volontà di istituire la fondazione e quale missione si prefigge?
Fitzcarraldo è nata dalla volontà di un gruppo di professionisti che hanno cominciato a lavorare insieme più di 20 anni fa. Tra loro operatori culturali, consulenti, architetti, uniti da uno scopo comune: migliorare le capacità gestionali per assicurare uno sviluppo solido e sostenibile delle attività e delle organizzazioni che gestiscono festival, musei, centri culturali o progetti e attività territoriali.
Il gruppo di Fitzcarraldo è stato pioniere negli anni ‘80 e ‘90 contribuendo alla diffusione in Italia delle policies culturali e di nuovi orientamenti di management, pensato per le specificità dell'ambito culturale che per natura e obiettivi non può adottare principi e metodi del management aziendale.
Abbiamo iniziato a operare in forma di srl e di associazione, poi dare maggior struttura, forza e continuità alla nostra azione di pubblico interesse abbiamo dato vita ad una fondazione di partecipazione, una delle prime istituite in Italia. La sintesi di persone e risorse che caratterizzava questa nuova forma giuridica, introdotta nella prassi italiana da Enrico Bellezza, ma presente in altri Paesi, ci sembrò del tutto coerente con la nostra realtà. Eravamo e siamo un gruppo di persone che condividevano visioni e obiettivi, risorse e reti di relazioni, nonchè un modestissimo patrimonio, che intendevano però accrescere nel tempo.
Più di recente, l'interesse e l'agire di pubblica utilità di Fitzcarraldo è stato riconosciuto prima dallo Stato, attraverso il riconoscimento della personalità giuridica e ora anche attraverso la denominazione onlus, dando ulteriore slancio ad un tratto distintivo del nostro lavoro. Abbiamo articolato il tema del diritto di accesso di tutti i cittadini agli spazi, alla produzione artistica e alle programmazioni culturali in molti modi. Sensibilizziamo con studi ma anche con progetti pilota i responsabili di enti e organizzazioni rispetto alla disabilità fisica e sensoriale, studiamo e promuoviamo l’inclusione sociale mediante attività e progetti culturali, favoriamo la partecipazione di operatori in difficoltà economiche, in condizioni di emarginazione a percorsi di formazione in management culturale con borse di studio e iniziative a titolo gratuito.

Operativamente, attraverso quali progetti si declina la missione della fondazione? Come ne garantite la sostenibilità?
Tre sono le modalità in cui si dispiega l'azione di Fitzcarraldo: la formazione, la ricerca, e la documentazione. Non si tratta di aree separate, ma di modi di intervenire diversi ed integrati tra loro cui sottende sempre il principio di accompagnare un ente, un progetto, un operatore a sviluppare l'idea e a realizzarla, a darle continuità.
Così è concepito il corso per «Responsabile di Progetti Culturali» che organizziamo ogni anno da 16 anni, così come anche le altre nostre attività di formazione (corsi brevi, workshop, convegni in particolare): un ambiente di apprendimento in cui il partecipante sperimenta sul proprio progetto, sulla sua esperienza ed impara a strutturarlo tramite la didattica, ma soprattutto con l'intervento ad hoc di un tutor esperto che aiuta ad individuare e affrontare i nodi critici nello sviluppo del progetto .
Le azioni di formazione ed in generale quelle di accompagnamento allo sviluppo –indirizzate a musei, festival, centri culturali, ma anche pubbliche amministrazioni e fondazioni – sono nutrite da una continua azione di ricerca e documentazione sui modelli di gestione, sull'economia e le politiche per la cultura, sulle forme di partecipazioni e sugli effetti sociali prodotti dalle iniziative culturali. E fonti e risultati, ove possibile, sono messi a disposizione attraverso un Centro di documentazione aperto al pubblico. Quando aiutiamo un museo a capire il modello di gestione che gli si addice, attingiamo a questo bagaglio di ricerche ed esperienze per individuare soluzioni originali ad hoc e non fornire risposte standardizzate. L'esperienza di ricerca si è notevolmente sviluppata in primis con l'Osservatorio Culturale del Piemonte cha abbiamo fondato 12 anni fa e di cui siamo responsabili scientifici ed operativi insieme all'IRES Piemonte. Da più di dieci anni fotografiamo il settore culturale nelle dimensioni di produzione e consumo e nelle prospettive di sviluppo. Tale esperienza è ora messa a disposizione di altre Regioni italiane (Lombardia, Veneto, Liguria, Trentino) che stiamo aiutando nell'impostazione comune di strumenti di rilevazione e monitoraggio delle attività culturali sul loro territorio. Mettere a disposizione patrimoni di conoscenza, creare occasioni di dialogo tra i diversi soggetti che operano per lo sviluppo culturale della società, fare rete e sistema e favorire la cooperazione sono capisaldi dell'azione di Fitzcarraldo in questi anni, che si è svolta sia in Europa, con un'attiva partecipazione alla vita di reti culturali che in Italia. Dal 2006 realizziamo il progetto «ArtLab», nato come convegno e poi sviluppatosi come occasione di incontro annuale rigoroso e senza reticenze, insieme strutturato e informale della comunità culturale italiana.
Come si sostiene tutto questo? Attraverso molto lavoro e non senza difficoltà perché Fitzcarraldo non riceve contributi istituzionali per quello che fa, ma raccoglie finanziamenti solo per i progetti (più di 40 all'anno) che sviluppa con/per conto di enti pubblici e privati, imprese e singoli operatori che contribuiscono attraverso quote di partecipazione ai corsi di formazione e, talvolta, con donazioni. Un ruolo importante hanno anche i Soci fondatori, che si sono impegnati ad incrementare il patrimonio della fondazione in modo da renderla più solida negli anni futuri. L'acquisto di una nuova sede in Via Aosta 8 nel 2011 è un tassello fondamentale nella costruzione della nostra sostenibilità.

ARTLAB è uno dei vostri progetti principali. Dal 22 al 24 settembre, Lecce ha ospitato tavole rotonde, convegni, incontri, presentazioni con i principali protagonisti della scena culturale italiana. Quali i temi in evidenza quest’anno e quali sono i pubblici di riferimento a cui vi rivolgete?
«ArtLab» quest'anno ha presentato diverse novità. Innanzi tutto la città ospitante: Lecce. Dopo 5 edizioni realizzate a Torino, abbiamo colto la sfida di portare i dibattiti di «ArtLab» alla comunità di operatori culturali del Sud. Tra i temi dei seminari, la cooperazione transnazionale, la mobilità degli artisti e degli operatori, l’accessibilità dei contenuti artistici e culturali ai disabili sensoriali, la valutazione degli impatti delle attività culturali, gli strumenti per la sostenibilità, la gestione del paesaggio. Abbiamo rilanciato la Fiera dei Progetti: un'occasione per far conoscere il proprio progetto, confrontarsi criticamente con altri operatori, cercare partnership...
«ArtLab» è nata come un’occasione di incontro tra operatori culturali e operatori economici e sociali, e in questo senso l’esperienza di Lecce è stata molto positiva perché hanno partecipato i decisori delle politiche culturali, dal Ministero agli enti pubblici territoriali, imprese, fondazioni di origine bancaria accanto agli operatori di settore.

Dalla collaborazione con il MIBAC per la ricerca sulla partecipazione del pubblico museale a quella con la Scuola di Fundraising di Roma per il FUNDRAISING LAB, a quella con il Salone di DNA Italia. Quanto è importante saper fare rete nel nostro Paese? Quali sono altre partnership che vi contraddistinguono e perché?
Fare rete è nella natura di Fondazione Fitzcarraldo, una modalità di lavoro. Crediamo nell'arricchimento professionale e umano che il dialogo e la sua traduzione fattiva, la collaborazione, possono produrre, oltre che alle economie di scala che possono ingenerare. Di fronte a qualsiasi idea progettuale, ipotesi di sviluppo, offerta di lavoro la domanda è: con chi? Ci interessa collaborare con le realtà locali per conoscere meglio i territori dove interveniamo, soprattutto se sono fuori dal Piemonte, perché i nostri interventi possano rispondere alle reali esigenze dei luoghi e possano trovare attori che diano loro continuità nel tempo. Fitzcarraldo è infatti un soggetto di mediazione che mette insieme i diversi soggetti che ruotano intorno alla cultura in Italia per superare la cronica frammentarietà che contraddistingue questo ambito e che lo rende più fragile.
Siamo dunque i primi a ricercare collaborazioni a tutti i livelli. Il primo importante frutto di collaborazione interistituzionale è stato l'Osservatorio Culturale del Piemonte, istituito con un protocollo d'intesa tra Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, le due principali fondazioni torinesi CRT e Compagnia di San Paolo, l'Agis Piemonte, l'IRES e noi naturalmente. Collaboriamo in modo stabile anche con il mondo accademico in particolare con l’Università di Bologna, e il Politecnico di Torino, la Carnegie Mellon e altre università estere, e ultimamente con il Conservatorio della Svizzera Italiana. Attivare collaborazioni è anche un modo per integrare e arricchire competenze che non copriamo come quella sviluppata con la scuola di Fund Raising di Roma o con il Parco del Po, il gruppo landscape.for e il DIPRADI del Politecnico di Torino sui temi legati al patrimonio paesaggistico, oppure quella con il Louvre e la rete europea Excite sul tema dell’audience development. A livello internazionale siano attivi in cinque reti da molti anni.
Più di recente ci stiamo sperimentando in una collaborazione con un'importante azienda costruttrice torinese come DE-GA S.p.a. con la quale abbiamo avviato il progetto FITLAB: luogo di lavoro, formazione, scambio e cooperazione che abbiamo aperto accanto ai nuovi uffici in Via Aosta 8.
Lo stesso «ArtLab» è un esempio di azione cooperativa, basta pensare che quest’ anno hanno collaborato direttamente alla progettazione e realizzazione oltre 20 soggetti oltre alla Regione e agli enti locali, dalle organizzazioni di categoria, all’Università del Salento, dalle associazioni culturali al Teatro Pubblico Pugliese, alle associazioni di volontariato a singoli imprenditori.

In un momento storico di profonda crisi, non solo economica ma anche di pensiero, che cosa può salvare il sistema culturale italiano? Quali sono i nodi su cui lavorare per tornare a immaginare un futuro di crescita?
La costruzione di una nuova legittimazione dell’azione artistica e del lavoro culturale nella società è l’obiettivo principale che deve orientare le scelte di programmazione di medio lungo periodo e la pratica quotidiana. In una situazione di crisi complessiva arte e cultura hanno un ruolo e una grande responsabilità davvero a 360 gradi, dall’aiutare a esplorare le zone d’ombra, le tensioni, le inquietudini, a rileggere criticamente le modalità delle nostre vite e delle nostre relazioni sociali, a smascherare l’inganno delle società consumistiche, così come a valorizzare i territori, i patrimoni storico artistici e le creazioni e produzioni contemporanee. Arte e cultura hanno oggi un’enorme responsabilità nel creare valore economico e sociale, ma è necessario un sorta di patto fondativo che si basi su un radicale ripensamento del sistema di offerta e delle forme e dei criteri di attribuzione dei finanziamenti pubblici. E’ necessario andare oltre la valutazione di tipo artistico e scientifica (sia essa riferita ai beni o alle programmazioni), senza precipitare nella semplice adozione di inappropriati criteri di valutazione di impatto economico e introducendo invece criteri e strumenti di valutazione dell’ efficacia sociale delle istituzioni e organizzazioni culturali.
Gli operatori per contro devono mettere al centro del loro lavoro progetti e attività mirati all’inserimento a pieno titolo della pratica e della fruizione artistica e culturale nella vita quotidiana di tutti i cittadini e non solo a beneficio di alcune sia pur numerose elites a forti consumi culturali.

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