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Glenstone Museum: un percorso contemplativo fra arte e natura

  • Pubblicato il: 15/10/2018 - 00:02
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DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Alessia Zorloni
'Unrushed and uncrowded', senza fretta e senza folla. Questa è la filosofia del museo Glenstone, che il 4 ottobre ha riaperto al pubblico dopo un progetto di espansione da 200 milioni di dollari durato cinque anni. Il museo, fondato nel 2006 dal businessman e collezionista americano Mitchell Rales, famoso per la sua vision che coniuga arte, architettura e paesaggio, si offre ai visitatori come un nuovo tipo di museo, che abbraccia il concetto di slow art, permettendo ai visitatori di vivere un’esperienza contemplativa a contatto con l’arte e lontana dal brusio quotidiano.

 
Le esperienze artistiche del secondo Novecento, dalla Minimal Art alla Land Art, hanno permesso di concepire lo spazio che ci circonda in maniera radicalmente diversa, come un museo senza pareti nel quale artisti e curatori possono esprimere le più eterogenee forme d’arte. Chi sicuramente ha colto in pieno questo spirito innovativo, sono stati artisti e curatori orientali. Agevolati da una cultura che è permeata di collegamenti con la natura, ma che soffre di un processo di continua urbanizzazione, hanno visto una concreta possibilità di sperimentazione nel campo artistico-architettonico legato all’ambiente. Ne è un chiaro esempio il Sifang Art Museum progettato da Steven Holl e situato all’interno del Laoshan National Forest Park. Inaugurato nel 2013, grazie ad un investimento di 164 milioni di dollari da parte del collezionista cinese Lu Xun, il museo è collocato all’ingresso del Contemporary International Practical Exhibition of Architecture (CIPEA) nella zona di Pearl Spring, nei pressi di Nanjing, in Cina. Si tratta di un complesso di strutture immerse in un parco, la cui costruzione è iniziata un decennio fa, che include un centro seminari progettato da Arata Isozaki, un Leisure Center progettato da Ettore Sottsass, e un hotel progettato da Liu Jiakun. Basato su una collezione diversificata di arte contemporanea cinese e internazionale, il museo ospita mostre di alta qualità durante tutto l'anno.

L’isola di Naoshima in Giappone, rappresenta un’ulteriore prova dello stretto legame che intercorre tra arte e natura. La piccola isola di pescatori, ha trovato nell’arte contemporanea un’occasione per trasformarsi in meta ambita da collezionisti e appassionati d’arte di tutto il mondo, un vero museo a cielo aperto, dove l'arte si fonde con la natura. Il centro del progetto è il Benesse House Museum, un hotel e un museo al tempo stesso, disegnato da Tadao Ando. Anche in Europa, da anni, si lavora alla valorizzazione dei musei e delle collezioni situate in ambienti naturali. Il Danubiana a Bratislava, la Venet Foundation a Le Muy, l’Artipelag a Stoccolma, la Fondazione Beyeler a Basilea o il Louisiana Museum a Copenaghen sono solo alcuni dei più bei luoghi in cui l’arte dialoga con la natura per offrire al visitatore un’esperienza artistica contemplativa.

Negli Stati Uniti il legame tra natura e architettura è cominciato quasi 80 anni fa, quando Frank Lloyd Wright progettò la celebre Fallingwater (casa sulla cascata). Su questa stessa scia nel 2011 la Walton Family Foundation ha inaugurato il Crystal Bridges Museum of American Arts, una serie di edifici immersi nella foresta di Orzak, nel cuore della campagna di Bentonville, in Arkansas. Complice la particolare architettura del museo, i visitatori sono invitati ad immergersi nell’ambiente circostante, 48 ettari di foresta, battuti da percorsi naturalistici che stimolano l’esplorazione e la riflessione, in un proseguimento dell’esperienza museale. Il museo ritiene di vitale importanza la valorizzazione della foresta circostante e per questo ha sviluppato un’applicazione che permette ai visitatori di avventurarsi all’interno di essa e raggiungere le opere facenti parte della sezione “Outdoors Art”. Durante la passeggiata, oltre al magnifico paesaggio naturale dell’Arkansas, è possibile ammirare opere di Yayoi Kusama, Louise Bourgeois e di tanti altri artisti. La collezione permanente e le numerose mostre temporanee offrono una panoramica dell’arte americana dall’epoca coloniale ad oggi, rendendo il Crystal Bridges una delle principali attrazioni dell’Arkansas.

A 45 minuti da Washington, in aperta campagna o quasi, il Glenstone Museum, fino a ieri piccolo sito per adepti, è diventato da poco la sede di una delle più grandi collezioni private d'America. “Unrushed and uncrowded”, senza fretta e senza folla. Questa è la filosofia del nuovo Glenstone, inaugurato il 4 ottobre dopo un progetto di espansione da 200 milioni di dollari durato cinque anni. Fondato nel 2006 dal businessman e collezionista americano Mitchell Rales e dalla moglie Emily Wei Rales, storica dell’arte e curatrice, il Glenstone è un luogo attento ai temi della sostenibilità, che integra perfettamente arte, architettura e paesaggio in un ambiente sereno e contemplativo, offrendo così ai visitatori l’opportunità di vivere una fruizione e un’esperienza estetica completa. “Abbiamo lavorato con cura per creare un’esperienza museale diversa da qualsiasi altra, offrendo a ogni visitatore un coinvolgimento lento e contemplativo con le opere d’arte”, spiega Emily Wei Rales.

Disegnato dallo studio architettonico Thomas Phifer and Partners e chiamato The Pavillions, il nuovo Glenstone si compone di ben undici strutture distribuite su 20 mila metri quadrati. Oltre alla già esistente Gallery, aperta nel 2006 e adibita a spazio espositivo, il nuovo spazio si contraddistingue per il susseguirsi di diversi padiglioni, collegati tra loro da corridoi immersi nella natura, offrendo così al visitatore la possibilità di contemplare non solo l’arte ma anche le bellezze paesaggistiche del parco: 130 ettari tra prati, boschi, ruscelli e giardini con in mezzo un'unica scultura permanente, Split Rocker, una monumentale opera floreale realizzata da Jeff Koons. All'interno, invece, sono esposte 65 opere di 52 artisti, tra cui Giacometti, de Kooning, Basquiat, Pollock, Rothko, Warhol, ma sono più di 200 gli autori che compongono la collezione del Glenstone, quasi tutti del secondo Novecento. Grazie al nuovo edificio il museo potrà accogliere fino a 100.000 visitatori all’anno, contro i 25.000 della struttura precedente. Verranno, inoltre, implementati nuovi servizi per i visitatori, ovvero due nuove aree ristoro, un’area di accoglienza e una libreria.

Per realizzare il loro progetto, i coniugi Rales hanno visitato circa 50 musei in tutto il mondo ispirandosi nella definizione del loro museo a luoghi silenziosi e adatti alla ricerca come le biblioteche e a musei come il Louisiana in Danimarca, la Collezione Menil a Houston in Texas e la Fondazione Beyeler, alle porte di Basilea in Svizzera. Il Glenstone sarà completamente gratuito, tuttavia il numero di ingressi giornalieri sarà limitato e le visite andranno prenotate sul sito del museo. Il Glenstone vuole rispondere alla necessità di ritrovare spazio per sé stessi, dove il tempo scorra lento, in contrasto con la velocità e il consumismo che governano la società odierna.

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Photo: Iwan Baan, Water Court at the Pavilions , Courtesy: Glenstone Museum