Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

GENERARE CULTURA CON ART BONUS E FONDAZIONI DI PARTECIPAZIONE. NE PARLA FONDAZIONE DISCANTO

  • Pubblicato il: 17/06/2017 - 09:30
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti

Partner aziendali in campo per la cultura: la Fondazione di partecipazione come strumento giuridico e le possibilità di defiscalizzazione dell'art BONUS, sono  stati al centro  della giornata di studi organizzata da Fondazione Discanto a fine maggio. Occasione per ragionare su forme di gestione in cooperazione tra  pubblico e privato, in collaborazione con il Giornale delle Fondazioni
 


 
Mozzecane (VR), 20 maggio. E’ una sala gremita quella del salone principale di Villa Vecelli Cavriani, partecipata da rappresentanti di enti pubblici, privati, o cittadini  che hanno risposto alla chiamata della presidente di Fondazione Discanto Rosanna Campagnari,  realtà  nata  nel ’93 come   associazione, evoluta in fondazione, operando tra cultura e solidarietà  perché sono i valori su  cui «le aziende hanno bisogno di credere».
Il presidente del comitato scientifico della Fondazione Andrea Turrina sottolinea che la fondazione di partecipazione, implica processi di condivisione. Massimo Fabbri, consigliere delegato di Confindustria Verona, richiama il valore dell’investimento in cultura delle imprese che può avere influenza sui risultati economici,  ma si può tradurre, se integrato nelle strategie aziendali,  in innovazione di prodotto e di processo, soprattutto nell’era dell’industria 4.0 in cui «la competizione si gioca anche sul ‘bello’ e ‘ben fatto’, ovvero  fattori di competizione della produzione italiana soprattutto all’estero, sono enfatizzati  quando i prodotti hanno in sé un valore percepito legato a ciò che è intrinseco nella cultura italiana.” Per esemplificare cita l’esempio concreto della propria azienda, del gruppo Manni HP, che esporta in tutto il mondo e vanta una rete internazionale. “Il valore del nostro brand si incrementa quando lo leghiamo alla storia della nistra famiglia, dell’Italia e della cultura. Gli ultimi studi di Confindustria dimostrano come gli ultimi 6 anni il 43% sarà l’incremento del prodotto bello e ben fatto, legato agli sviluppi italiani, soprattutto in territori non convenzionali, come può essere la Nigeria, Messico, ecc[1]
 
Il primo relatore del convegno, On. Gianni Fontana, Presidente Accademia Discanto considera che « in un Paese come il nostro la Cultura dovrebbe essere  un punto di partenza.. Purtroppo abbiamo commesso l’errore più grave: considerare libertà e democrazia conquiste irreversibili. Stiamo assistendo al rifiuto su scala mondiale della democrazia liberale e alla sua sostituzione con una qualche forma di autoritarismo populista, come afferma  Arjun Appadurai, uno dei più noti antropologi viventi, che insieme ad altri 14 dei più grandi intellettuali del pianeta, ha cercato di spiegare la crisi del tempo che viviamo in un saggio recente dal titolo ‘La grande regressione’[2].. La cultura dovrebbe nutrire la politica, per mettersi a disposizione della persona umana perché questa possa realizzarsi compiutamente in tutte le sue doti, di intelligenza e sensibilità Ecco perché la politica o è nutrita dalla cultura o non è tale ». Gianni Fontana specifica che quando il nutrimento della politica alla cultura risulta insufficiente o di pessima qualità, o entrambe, si vira verso l’inciviltà della società in cui viviamo.  «Chi esercita la politica dovrebbe avere  la capacità di guardare lontano  ’
Tullio De Mauro, scomparso da poco e linguista di fama internazionale, scriveva che meno di un terzo della popolazione italiana ha i livelli di comprensione della scrittura e del calcolo ritenuti necessari per orientarsi nella vita di una società moderna[3]. La percentuale degli italiani che capisce i discorsi politici, aggiungeva, è certamente inferiore al 30%.  Cultura deriva dal verbo latino ‘colere’ che significa coltivare, per ricordare che nemmeno la pianta migliore se non viene coltivata con pazienza, attenzione, costanza ed amore, potrà dare i frutti che ci aspettiamo da lei, il che ci rimanda al cuore della questione : la coltivazione dell’uomo in quanto albero della politica»
 
Entra subito nel vivo del discorso Carolina Botti Direttore generale di Ales Spa ll ministro dei beni e della attività culturali Dario Franceschini al suo insediamento  ha asserito di voler concepire il suo ministero come economico e ha varatouna strategia  che oltre la  tutela integrasse la  valorizzazione, che implica l’avvicinamento al mondo privato, poiché tutti debbono contribuire. Continua  Botti «Non è un caso che il ministro sia stato l’unico a rappresentare nell’assemblea di Confindustria il Governo, offrendo una chiara indicazione in accordo con il suo attuale presidente. La collaborazione tra pubblico e privato è la norma  in molti paesi,  per esempio in quelli anglosassoni, ma anche nella vicina Francia. Ne discende il lancio  nel 2014 della norma che di fatto avvia il mecenatismo in Italia, ovvero l’Art Bonus ,  che concede un credito d’imposta pari al 65% per cittadini ed imprese che erogano dei fondi a favore del patrimonio pubblico, su tre categorie di interventi / possibilità: La prima è la  manutenzione- protezione- restauro di beni culturali pubblici, in questo caso è contemplata la possibilità che le eventuali erogazioni vengano fatte anche ad un concessionario o affidatario privato (Srl od Onlus) che ha in concessione/ affidamento un bene culturale. L’altra categoria è il sostegno ad istituti e luoghi della cultura, incluse le fondazioni lirico – sinfoniche ed i teatri di tradizione. A tal proposito i sindaci, per esempio, sono scesi in campo perché hanno capito l’importanza di questo strumento al fine di raccogliere i fondi per operazioni di restauro ed anche ricreare lo stimolo, percezione, avvicinamento al patrimonio culturale della popolazione. Esempio tipico sono le biblioteche, piccoli restauri finanziati dai cittadini che diventano testimonial in prima persona, ma anche molte aziende che in questo fenomeno vedono la restituzione del valore del prodotto al territorio. Infine il terzo intervento, poco utilizzato ma potenzialmente interessante, è la realizzazione o potenziamento di strutture pubbliche destinate allo spettacolo. Per esempio il vecchio cinema o teatro comunale che necessita di un consolidamento delle strutture. Chi sono i soggetti che possono erogare questi fondi e quindi beneficiare del credito d’imposta? Sono equiparati: persone fisiche, enti non commerciali titolari di reddito d’impresa, ovvero tutti coloro che pagano le tasse. Dal punto di vista di vantaggio fiscale è uno strumento importante e in un ambito di confronto internazionale siamo posizionati al ‘top’ tra i sistemi più vicini alle esigenze dei contribuenti. I sistemi di pagamento sono quelli tracciabili, quindi bonifico bancario ed assegno, conto corrente». Conclude poi «Tutta questa operazione è ‘a burocrazia zero’, ovvero nel momento in cui si individua un bene che si vuole sostenere con un’erogazione liberale occorre solo il bonifico con la causale. Questa è stata la vera chiave di volta:  a febbraio del 2015 il ministro ci ha contattato come società in house ed esplicitato la volontà di associare alla norma un servizio, nel senso di un’azione di comunicazione, promozione e gestione, per consentire a cittadini ed imprese un riferimento concreto a cui chiedere informazioni e per svolgere un ruolo di ponte tra pubblico e privato. A maggio è stato creato il portale, www.artbonus.it, con l’intento di non creare solo un help – desk ma di garantire la norma e la sua comunicazione. Quest’anno abbiamo aperto con 138 milioni e, ad oggi, siamo a 170 milioni. L’ente proprietario dei beni deve iscriversi al portale e garantire attraverso questo la trasparenza, altro elemento fondamentale del processo che ha scongiurato i decreti attuativi i quali tipicamente regolamentano il monitoraggio. Ciò consente un nuovo modello di riferimento per erogare dei servizi ai cittadini e di attuare norme, a partire da nuove volontà politiche, visioni, competenze, investimenti. Per far conoscere lo strumento dell’Art bonus non abbiamo pensato a pubblicità o affissioni ma ad una divulgazione tramite incontri come quello odierno, per trasmettere la strategia e coinvolgere su un obiettivo comune: la valorizzazione del patrimonio».
 
Andrea Speranza, commercialista e revisore, si interroga sul perché un’azienda costituisce una fondazione e sui profili fiscali degli apporti alle fondazioni di partecipazione. «Una fondazione di partecipazione è un ente privato senza scopo di lucro, i membri fondatori costituiscono la fondazione o vi partecipano in un secondo momento, ma ciò non scinde il legame che lega la fondazione con i membri stessi. Questo rapporto continua nel corso della vita della fondazione attraverso l’apporto di partecipazione attiva alla sua vita, che si traduce in decisioni di carattere strategico, amministrativo, di espressione dei vari membri che operano e che interagiscono attivamente. Si pone a livello intermedio tra una fondazione tradizionale e una associazione. Nella prima ciò che conta è l’aspetto patrimoniale, nell’associazione costituita da associati invece l’elemento fondamentale è la partecipazione attiva: nella fondazione di partecipazione c’è una pluralità di membri, c’è il patrimonio di destinazione, c’è uno scopo immutabile che si delinea come assenza di scopo di lucro, cioè impossibilità di distribuire utili o rendite, il che non significa assenza di attività commerciali se finalizzate allo scopo della fondazione stessa. Il patrimonio viene generato dalle attività della fondazione e, in parte, dagli apporti che i vari membri periodicamente o ‘una tantum’ apportano.  Non trova un fondamento giuridico che la disciplina in modo diretto, perché si rifà a quella generale delle fondazioni e delle associazioni. Possono esserci membri fondatori promotori, nuovi fondatori, aderenti o partecipanti, o semplici sostenitori. Gli aspetti fiscali sono classificati come imposte indirette (Iva, imposte di registro) o dirette, le erogazioni liberali alle fondazioni di partecipazione non sono tassate, dal punto di vista delle aziende vi è, di contro, il vantaggio della deducibilità, con un limite pari al 2% del reddito
».
Stefano Darra, Direttore Generale Fondazione Discanto, mette l’accento sulla necessità di partecipare ai bandi europei per i quali occorre che enti pubblici o privati siano preparati, poiché non è sufficiente l’intento occorre avere dei partner europei, il che presuppone una mentalità alla base diversa. Cita l’esempio di Accademia Discanto che vanta 29 partner in Europa, i quali hanno la capacità di intercettare i fondi europei. Darra specifica alcuni dati significativi «La Francia ottiene l’83,4% dei fondi comunitari, il Belgio il 91, 8 %, la Germania il 94, 5 %, l’Italia solamente il 21%.  Il nostro Paese è in grave ritardo con la partecipazione ai bandi perché nei 7 anni precedenti era l’UE a nominare le commissioni di vigilanza obbligatorie e l’Italia ha provveduto solamente 22 giorni fa a nominare le commissioni di vigilanza obbligatorie a tale scopo». Riassumendo per le Fondazioni di Partecipazione Darra auspica: una precisa progettualità, fatta da professionisti, un implemento delle relazioni, ed una significativa semplificazione della burocrazia.

 
@Riproduzione riservata 
 


[1]Esportare la dolce vita Il bello e ben fatto italiano nei nuovi mercati. Le forze che trasformano i consumi , Confindustria Centro Studi – Prometeia, 2016, p. 9. In particolare ‘Le esportazioni italiane di prodotti del bello e ben fatto (BBF) nei trenta principali nuovi mercati aumenteranno del 43% nei prossimi sei anni. Nel 2021 questo gruppo di paesi assorbirà il 23% dell’export italiano di BBF, dal 20% del 2015  
[2] La grande regressione. Quindici intellettuali da tutto il mondo spiegano la crisi del nostro tempo, ed. Feltrinelli, Milano 2017
[3] Tullio De Mauro, Storia linguistica dell’Italia repubblicana, Laterza, Bari 2014