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Fund for Culture. Da settembre attiva una nuova piattaforma di crowdfunding, dedicata interamente a progetti che nascono nel settore culturale

  • Pubblicato il: 25/05/2012 - 13:30
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Articolo a cura di: 
Marianna Martinoni
Fund for Culture

Napoli. Fund For Culture nasce a Napoli in un pomeriggio d’ottobre del 2010 da un’idea di Adriana Scuotto e Antonio Scarpati. Lei, 27 anni, laureata in Organizzazione e Gestione del Patrimonio Culturale e Ambientale. Lui, 29 anni, laureato in International Management. La data è quella del loro primo intervento su Kublai, incubatore di progettazione collettiva sostenuto dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico e attuato da Invitalia, a cui scrissero non appena l’idea si concretizzò nelle loro menti. 
L’idea è nata da un lato dalla costatazione del bisogno da parte degli operatori culturali di risorse economiche alternative a quelle ormai consolidate e sempre più scarse e dall’altro dalla necessità crescente dei cittadini di intervenire direttamente e far sentire la propria voce.
Adriana Scuotto e Antonio Scarpati hanno intravisto nell’utilizzo di uno strumento sul web, il crowdfunding (la raccolta di donazioni da tanti) una possibile soluzione al duplice problema del settore: individuare risorse e attrarre e coinvolgere fruitori. Sono partiti infatti da un’analisi approfondita dell’esempio più semplice e al tempo stesso efficace di crowdfunding, ovvero la piattaforma americana Kickstarter, fondato nel 2008,  e oggi leader del settore: solo per quanto riguarda la cultura ha raccolto in circa tre anni oltre 50 milioni di dollari a sostegno di oltre 8.000 progetti nelle categorie film, video, musica e arte, su un totale di 200 milioni di dollari raccolti per 20.000 progetti.
 
Cosa sarà Fund for Culture?
Fund For Culture è un’innovazione sociale nel settore culturale che promuove la realizzazione di una piattaforma di crowdfunding per la cultura: l’intento è quello di creare una connessione tra i progetti di chi fa cultura in Italia e chi, nel suo piccolo, vuole sostenerli. La mission di Fund For Culture è affermare il valore e la potenza dell’unione e della partecipazione dal basso per sostenere la cultura e permettere a tutti di contribuire secondo i propri interessi e le proprie possibilità, coinvolgendo così gli individui nel sostenere la buona causa delle iniziative culturali. Fund For Culture si propone infatti di sensibilizzare i cittadini alla cultura della donazione per la cultura per fare in modo che «goccia a goccia» si possa dare linfa ad iniziative che generino quel benessere intangibile che rende migliori i nostri territori.

Come nasce Fund For Culture?
Il crowdfunding è per Fund For Culture lo strumento per dare visibilità e promuovere iniziative culturali e consentire a chiunque di donare come, dove e a chi desidera, in modo diretto, trasparente e compartecipato. E’ infatti attraverso la compartecipazione che si può incrementare la consapevolezza della cultura come bene comune, il bene di tutti, per il bene di tutti. E questo è per noi di Fund For Culture il volano per vivere in un contesto migliore. Nel 2011 abbiamo vinto l’InnovAction Camp e il Kublai Award e siamo stati tra i finalisti di Creative Cluster, ItaliaCampania e Working Capital - Premio Nazionale Innovazione in cui FFC si è classificata tra le prime 6 Social Innovation su oltre 500 proposte di progetto. A inizio 2012, si è costituita l’Associazione Fund For Culture e abbiamo dato il via allo sviluppo della piattaforma. 

Chi è il donatore medio che utilizza la rete per sostenere i progetti in cui crede?
Dati interessanti sono emersi dalla recente ricerca condotta da Slash sulle donazioni per il non profit e il web: il 46% degli utenti internet, circa 16 mln di persone, ha fatto una donazione nell’arco di 12 mesi e la metà di questi ha usato canali online per donare; inoltre, rilevante è il dato dell’aumento del numero di donatori influenzati dalla comunicazione sul web e in particolare dalla presenza dell’ente sulla rete.
L’identikit del donatore medio su internet è uomo, tra i 25 e i 54 anni, con un livello di istruzione medio-alto, in prevalenza con un reddito inferiore a 50.000 euro.
Interessanti sono anche gli ultimi recentissimi dati sul crowdfunding riportati nel primo Crowdfunding Industry Report condotto dalla società Massolution che ha analizzato i dati del 2011 di oltre 170 realtà diverse che fanno raccolta fondi dal basso. Lo studio rivela che nell’arco di un anno ci sono state più di un milione di campagne per un totale di 1 miliardo e mezzo di dollari raccolti e non sorprende che l’area geografica che fa da motore propulsore è il Nord America.
 
 
Come funzionerà Fund For Culture?
FFC vuole essere il luogo di incontro tra chi vuole promuovere un’iniziativa culturale - come singoli artisti, associazioni, fondazioni, istituzioni museali - e chi fruisce cultura. Il meccanismo base prevede che, attraverso una call specifica sulla piattaforma, l’utente registrato potrà proporre la sua iniziativa che dovrà essere accuratamente descritta, con l’indicazione del budget da raggiungere e dei «controdoni» con cui il promotore intende ringraziare i donatori. L’iniziativa, dopo aver superato la fase di approvazione, sarà resa pubblica. Il promotore gestirà la pagina dell’iniziativa e potrà stimolare la sua rete sociale per fare in modo che nel limite di tempo stabilito si possa raggiungere il budget, vincolo affinché possano essere raccolte le somme che saranno destinate al promotore al netto degli oneri bancari e di una quota preventivamente quantificata a sostegno delle spese dell’Associazione FFC.

Pensate ci siano i presupposti perché la cosa funzioni in Italia? I cittadini doneranno on line?
Si, perché crediamo che il web abbia il suo punto di forza più importante nella creazione di reti sociali, ovvero la creazione di gruppi di individui connessi da un legame. E la potenza del legame che si crea nel condividere una causa e unirsi per raggiungere lo stesso obiettivo è esponenziale sul web, se solo immaginiamo che ogni nodo della rete è a sua volta un hub di molteplici connessioni. Dato atto della potenzialità crescente, il web può essere lo strumento per diffondere quell’idea di cultura in cui tanti crediamo e che molte organizzazioni stanno portando avanti nelle loro quotidiane relazioni con i cittadini. Superiamo l’idea che la cultura sia il passatempo del fine settimana... la cultura è innanzitutto la nostra eredità ed è legame del nostro vivere insieme! E per poter far propria questo dato di fatto che faccia ritornare la cultura al centro della nostra storia, è importante intraprendere nuovi percorsi di partecipazione e di condivisione che generino conoscenza, identità e appartenenza.
 
Quali possono essere secondo voi gli ostacoli? Come intendete superarli?
Potremmo mettere in risalto due ostacoli, visti dalle due diverse prospettive, quella del donatore e quella del promotore.
Dal punto di vista del donatore, un ostacolo può essere l’assenza del rapporto diretto, faccia a faccia. Per superare questo limite, gli utenti saranno tutti profilati e la creazione della community sarà lo strumento che consentirà di creare condivisione partendo da un’interazione diretta e peer-to-peer, paritaria, tra promotori e donatori in modo da creare dialogo, compartecipazione e ridurre il rischio di azzardi morali.
Il modo in cui il promotore si presenterà sarà il requisito fondamentale affinché le donazioni vadano a buon fine. Quindi, dal punto di vista del promotore, non deve essere di ostacolo l’impegno nella presentazione dell’iniziativa che dovrà essere curata e gestita in modo tale da attivare la propria community, ma soprattutto dovrà consolidare il rapporto con essa e accogliere nuovi donatori online. Questo sarà possibile solo se il promotore sarà in grado di integrare gli strumenti che ha a disposizione e soprattutto se sarà in grado di riconoscere in chi sostiene l’iniziativa un soggetto cui rendere grazie e cui rendere conto.
 
Ci saranno dei requisiti per poter presentare un progetto culturale sulla vostra piattaforma?Proprio per far fronte al possibile ostacolo della diffidenza del donatore, al promotore sarà richiesto un adeguato livello di approfondimento nella presentazione della sua iniziativa. Non ci saranno indicatori di valutazione, l’intento non è giudicare la qualità delle iniziative ma valutarne la fattibilità tecnica sulla base delle informazioni fornite e la congruità con il budget richiesto.
Inoltre sia per la chiusura a buon fine delle raccolte, sia per la tutela degli stessi donatori sarà sicuramente requisito fondamentale la capacità del promotore di definire un budget per obiettivi e, inoltre, la disponibilità a rendere conto delle somme ottenute. L’intento è anche quello di guidare chi fa cultura nella costruzione di un dialogo con chi ne è il diretto consumatore. Gli enti no profit che operano in ambito umanitario-sociale lo fanno già da molti anni, gli enti che operano nel settore culturale devono iniziare a vedere nel cittadino una risorsa. Ma allo stesso tempo devono rispettarla come tale assumendosi l’impegno a destinare le somme ricevute al fine destinato e a rendere tracciabile l’utilizzo della somma

Quando sarete operativi?
Ad oggi su http://www.fundforculture.org è già possibile inoltrare una breve scheda progetto per iniziare a sottoporre la propria iniziativa culturale, proporsi come futuro donatore e iscriversi alla newsletter per essere aggiornati sulle evoluzioni del progetto. Dopo l’estate, procederemo con il beta testing e il lancio della piattaforma. 

Se doveste dare un consiglio alle organizzazioni culturali che pensano di integrare la propria strategia di fundraising con uno strumento come quello che state per lanciare, cosa direste?
Il crowdfunding è una strada nuova e questo richiede lo sforzo di instaurare una relazione diversa tra chi opera nel settore culturale e chi fruisce cultura.I promotori di iniziative culturali devono comprendere che si tratta di un nuovo mezzo che ha costi di gestione e di fruizione bassissimi e che può essere utilizzato se inserito in una strategia integrata. L’utilizzo del web non va inteso come la soluzione di tutti i mali, ma può essere inteso, per chi opera nel settore culturale, come una modalità innovativa per auto-sostenersi se si riesce ad instaurare una relazione basata su impegno e affidabilità̀, trasparenza e condivisione.Lo strumento può essere funzionale solo a chi è disposto al cambiamento e si impegna a utilizzare il web per provare a creare delle forme di coinvolgimento e dar luogo ad un sentire comune di legittimazione del dono innescando forme di scambio sociale nella condivisione di un unico obiettivo: «goccia a goccia dare vita alla cultura».

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