Fondazione SNAM: realizzare progetti sostenibili
Autore/i:
Rubrica:
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di:
Francesca Panzarin
In parallelo al lancio del censimento 2018 delle fondazioni italiane, in collaborazione con Assifero da febbraio abbiamo iniziato una serie d’interviste per fotografare e raccontare la realtà delle fondazioni d’impresa operanti in Italia. Il vice Direttore Generale Dario Manigrasso ci racconta le prime iniziative di Fondazione Snam, creata nel 2017 con l’obiettivo di diventare un agente di sviluppo per attrarre idee innovative.
Che origine ha l’interesse di Snam verso il tema della sostenibilità? Da dove nasce l’idea di creare una fondazione?
Snam, che nel 2017 ha festeggiato 75 anni di attività, è sempre stata attenta allo sviluppo sociale del Paese, a cui ha dato un contributo sostanziale fin dalla sua costituzione. Le infrastrutture realizzate hanno permesso la metanizzazione dell’Italia, portando nelle case il gas naturale per cucinare e riscaldarsi.
Da alcuni anni Snam ha ridefinito il proprio pensiero strategico verso una sempre più stretta integrazione tra business e responsabilità sociale d’impresa. Questo impegno le viene riconosciuto anche dagli investitori: da 7 anni Snam è nel Dow Jones Sustainability World Index, il più importante indice borsistico mondiale di valutazione della responsabilità sociale delle imprese.
L'idea di creare una fondazione nasce dal desiderio di mettere a disposizione del Paese le competenze e le capacità realizzative che hanno contraddistinto l'azienda nel corso della sua storia.
Quali obiettivi ha la fondazione e in quali settori si muove?
In coerenza con il settore dell’azienda madre, Fondazione Snam intende supportare progetti e iniziative che abbiano un impatto sociale e che mirino a intervenire in aree di interesse pubblico.
I settori che abbiamo scelto sono tre: la riqualificazione di aree vulnerabili, la protezione e la cura del patrimonio paesaggistico e ambientale, la promozione e lo sviluppo della cultura in ogni espressione.
Vogliamo promuovere pratiche innovative e generative che possano essere un modello di riferimento anche per altri.
Quali caratteristiche devono avere le iniziative della fondazione?
Abbiamo identificato cinque caratteristiche fondamentali: le iniziative devono essere coerenti con gli obiettivi di Snam e quindi con la sua presenza territoriale (partendo dal centro-sud d’Italia), focalizzate su aree vulnerabili (area fisica o soggetti vulnerabili), innovative (come nel settore dell’energia circolare, dell’efficienza energetica, della decarbonizzazione), realizzate in partnership, generative e sostenibili anche economicamente.
Per noi sono dei progetti d'investimento, come lo sono quelli nel business aziendale.
Utilizzeremo, ad esempio, le competenze e l’esperienza aziendale per accedere a tutte le fonti di finanziamento. Vogliamo dare il nostro contributo nel trasformare buone idee in progetti concreti che dimostrino la solidità finanziaria indispensabile nel mondo dell’impact investing.
Quali sono le prime iniziative?
Abbiamo cominciato aderendo a Welfarecheimpresa!, un progetto multistakeholder che costituisce un modello interessante di investimento sociale perché va oltre il puro grant offrendo anche un percorso di formazione e di accompagnamento.
Il secondo passo è stato il lancio lo scorso febbraio della nostra prima iniziativa, Tesori (terre solidali in reti inclusive), una call for ideas sul tema dell’agricoltura sociale realizzata in collaborazione con ConfAgricoltura.
Attraverso questo progetto mettiamo a disposizione terreni non utilizzati dall'azienda in comodato d'uso per dieci anni con una dote economica a fondo perduto per lanciare l’attività. Ai vincitori offriamo poi una borsa di studio per seguire il Master online in agricoltura sociale erogato dall'Università di Tor Vergata di Roma.
Le idee finaliste saranno sostenute attraverso un processo di accompagnamento con i nostri partner tecnici per capire quali potranno trasformarsi in progetti. Il contributo economico verrà erogato in funzione dello stato di avanzamento delle attività.
Come valuta il rapporto tra mondo profit e Terzo Settore?
Come nuova fondazione ci siamo chiesti qual è il ruolo originale che possiamo giocare per dare un contributo a risolvere alcune criticità esistenti.
Grazie anche alle novità portate dalla recente riforma, vogliamo sperimentare nuove partnership con i soggetti del Terzo Settore ponendoci in maniera dinamica per diventare un elemento che rafforzi l'ecosistema delle imprese sociali italiane.
La relazione che vogliamo costruire è biunivoca. Snam è stata pioniera e cerca sempre di esserlo. La Fondazione si propone di cercare partner nel Terzo Settore con quello spirito imprenditoriale e generativo che possa “completare” un profilo d’impresa innovativa ma sicuramente più strutturata.
Larry Fink, CEO di BlackRock, il più grande fondo d’investimenti mondiale, nella sua recente lettera annuale ai ceo delle grandi aziende, li invitava a destinare parte dei fondi a progetti di impatto sociale.
Il trend è chiarissimo: di fronte a un mondo profit sempre più sensibile alla ricaduta sociale e a un settore non-profit che adotta dinamiche profit, la fondazione si propone come integratore. Facendo leva sullo spirito pionieristico di Snam, usa le competenze del mondo profit lavorando nel sociale con l’obiettivo di creare valore sociale.
Qual è la missione della fondazione nei confronti dell’azienda?
Attraverso la partnership con le nuove aziende sociali e il conseguente sviluppo di progettualità innovative, la fondazione si propone di avere un impatto virtuoso anche sull'azienda, aiutando il processo di evoluzione in atto.
Qual è la governance della fondazione?
Abbiamo scelto di partire con una struttura snella.
Poiché uno dei temi centrali è l'allineamento strategico tra il fondatore e la fondazione, il consiglio di amministrazione è composta da tre figure: il presidente della fondazione che è anche il presidente dell'azienda (Carlo Malacarne), il vicepresidente che è anche il ceo dell'azienda (Marco Alverà), un consigliere di Snam che è anche membro del comitato di sostenibilità dell'azienda (Lucia Morselli). A tendere il cda si comporrà di altri elementi ma il legame con l'azienda madre rimarrà saldo. Crediamo sia fondamentale la presenza di persone in grado di fare sintesi tra le due realtà.
La struttura gestionale della fondazione è costituita da un Direttore Generale che mantiene anche la carica aziendale (Patrizia Rutigliano, Executive Vice President Government Affairs, Corporate Social Responsibility and Communications), da un Vice Direttore Generale totalmente dedicato e da una serie di figure con competenze mirate (sviluppo, project management, comunicazione).
Dopo i primi due anni di rodaggio con un team leggero di 4/5 persone, vogliamo creare una struttura dedicata che si possa appoggiare all’azienda per le competenze più tecniche. Questo è anche un modo per far entrare le tematiche del terzo settore nella quotidianità di Snam.
A breve istituiremo anche un Comitato Scientifico costituito da persone esterne all’azienda con funzione d’indirizzo e di supporto al cda.
Su che quali risorse economico-finanziarie può contare la fondazione?
La Fondazione è partita con un fondo complessivo di 1 milione di euro, di cui 250.000 euro di fondo di dotazione, che potrà essere adeguato in funzione delle iniziative che verranno lanciate nel corso dell’anno.
Esiste un modello al quale si ispira la fondazione?
Da alcuni anni Snam ha ridefinito il proprio pensiero strategico verso una sempre più stretta integrazione tra business e responsabilità sociale d’impresa. Questo impegno le viene riconosciuto anche dagli investitori: da 7 anni Snam è nel Dow Jones Sustainability World Index, il più importante indice borsistico mondiale di valutazione della responsabilità sociale delle imprese.
L'idea di creare una fondazione nasce dal desiderio di mettere a disposizione del Paese le competenze e le capacità realizzative che hanno contraddistinto l'azienda nel corso della sua storia.
Quali obiettivi ha la fondazione e in quali settori si muove?
In coerenza con il settore dell’azienda madre, Fondazione Snam intende supportare progetti e iniziative che abbiano un impatto sociale e che mirino a intervenire in aree di interesse pubblico.
I settori che abbiamo scelto sono tre: la riqualificazione di aree vulnerabili, la protezione e la cura del patrimonio paesaggistico e ambientale, la promozione e lo sviluppo della cultura in ogni espressione.
Vogliamo promuovere pratiche innovative e generative che possano essere un modello di riferimento anche per altri.
Quali caratteristiche devono avere le iniziative della fondazione?
Abbiamo identificato cinque caratteristiche fondamentali: le iniziative devono essere coerenti con gli obiettivi di Snam e quindi con la sua presenza territoriale (partendo dal centro-sud d’Italia), focalizzate su aree vulnerabili (area fisica o soggetti vulnerabili), innovative (come nel settore dell’energia circolare, dell’efficienza energetica, della decarbonizzazione), realizzate in partnership, generative e sostenibili anche economicamente.
Per noi sono dei progetti d'investimento, come lo sono quelli nel business aziendale.
Utilizzeremo, ad esempio, le competenze e l’esperienza aziendale per accedere a tutte le fonti di finanziamento. Vogliamo dare il nostro contributo nel trasformare buone idee in progetti concreti che dimostrino la solidità finanziaria indispensabile nel mondo dell’impact investing.
Quali sono le prime iniziative?
Abbiamo cominciato aderendo a Welfarecheimpresa!, un progetto multistakeholder che costituisce un modello interessante di investimento sociale perché va oltre il puro grant offrendo anche un percorso di formazione e di accompagnamento.
Il secondo passo è stato il lancio lo scorso febbraio della nostra prima iniziativa, Tesori (terre solidali in reti inclusive), una call for ideas sul tema dell’agricoltura sociale realizzata in collaborazione con ConfAgricoltura.
Attraverso questo progetto mettiamo a disposizione terreni non utilizzati dall'azienda in comodato d'uso per dieci anni con una dote economica a fondo perduto per lanciare l’attività. Ai vincitori offriamo poi una borsa di studio per seguire il Master online in agricoltura sociale erogato dall'Università di Tor Vergata di Roma.
Le idee finaliste saranno sostenute attraverso un processo di accompagnamento con i nostri partner tecnici per capire quali potranno trasformarsi in progetti. Il contributo economico verrà erogato in funzione dello stato di avanzamento delle attività.
Come valuta il rapporto tra mondo profit e Terzo Settore?
Come nuova fondazione ci siamo chiesti qual è il ruolo originale che possiamo giocare per dare un contributo a risolvere alcune criticità esistenti.
Grazie anche alle novità portate dalla recente riforma, vogliamo sperimentare nuove partnership con i soggetti del Terzo Settore ponendoci in maniera dinamica per diventare un elemento che rafforzi l'ecosistema delle imprese sociali italiane.
La relazione che vogliamo costruire è biunivoca. Snam è stata pioniera e cerca sempre di esserlo. La Fondazione si propone di cercare partner nel Terzo Settore con quello spirito imprenditoriale e generativo che possa “completare” un profilo d’impresa innovativa ma sicuramente più strutturata.
Larry Fink, CEO di BlackRock, il più grande fondo d’investimenti mondiale, nella sua recente lettera annuale ai ceo delle grandi aziende, li invitava a destinare parte dei fondi a progetti di impatto sociale.
Il trend è chiarissimo: di fronte a un mondo profit sempre più sensibile alla ricaduta sociale e a un settore non-profit che adotta dinamiche profit, la fondazione si propone come integratore. Facendo leva sullo spirito pionieristico di Snam, usa le competenze del mondo profit lavorando nel sociale con l’obiettivo di creare valore sociale.
Qual è la missione della fondazione nei confronti dell’azienda?
Attraverso la partnership con le nuove aziende sociali e il conseguente sviluppo di progettualità innovative, la fondazione si propone di avere un impatto virtuoso anche sull'azienda, aiutando il processo di evoluzione in atto.
Qual è la governance della fondazione?
Abbiamo scelto di partire con una struttura snella.
Poiché uno dei temi centrali è l'allineamento strategico tra il fondatore e la fondazione, il consiglio di amministrazione è composta da tre figure: il presidente della fondazione che è anche il presidente dell'azienda (Carlo Malacarne), il vicepresidente che è anche il ceo dell'azienda (Marco Alverà), un consigliere di Snam che è anche membro del comitato di sostenibilità dell'azienda (Lucia Morselli). A tendere il cda si comporrà di altri elementi ma il legame con l'azienda madre rimarrà saldo. Crediamo sia fondamentale la presenza di persone in grado di fare sintesi tra le due realtà.
La struttura gestionale della fondazione è costituita da un Direttore Generale che mantiene anche la carica aziendale (Patrizia Rutigliano, Executive Vice President Government Affairs, Corporate Social Responsibility and Communications), da un Vice Direttore Generale totalmente dedicato e da una serie di figure con competenze mirate (sviluppo, project management, comunicazione).
Dopo i primi due anni di rodaggio con un team leggero di 4/5 persone, vogliamo creare una struttura dedicata che si possa appoggiare all’azienda per le competenze più tecniche. Questo è anche un modo per far entrare le tematiche del terzo settore nella quotidianità di Snam.
A breve istituiremo anche un Comitato Scientifico costituito da persone esterne all’azienda con funzione d’indirizzo e di supporto al cda.
Su che quali risorse economico-finanziarie può contare la fondazione?
La Fondazione è partita con un fondo complessivo di 1 milione di euro, di cui 250.000 euro di fondo di dotazione, che potrà essere adeguato in funzione delle iniziative che verranno lanciate nel corso dell’anno.
Esiste un modello al quale si ispira la fondazione?
Essendo nati nel 2017, avevamo davanti molti esempi di fondazioni d’impresa. Abbiamo capito subito che cosa non volevamo fare. Per mettere a fuoco la nostra identità ci è stata molto utile la lettura della survey The Game Changers: Corporate Foundations in a Changing World diffuso da Assifero in cui sono evidenziati alcuni punti comuni alla fondazione d'impresa nel mondo (allineamento strategico, partnership, uso dell’impact investing, la misurazione dell'impatto, l’acumen). Ispirandoci al modello operativo dell'azienda Snam per gestire i progetti, abbiamo calato quelle caratteristiche nella nostra realtà.
Il network è quindi fondamentale.
Si, essere parte di una rete è fondamentale. Per questo abbiamo deciso di entrare in Assifero, una realtà associativa che ci permette di conoscere altre realtà italiane e internazionali, facilitando un confronto anche al di là dei momenti istituzionali.
Quali sono i prossimi progetti in cantiere?
Le prossime iniziative si focalizzeranno sulla riqualificazione e sulla valorizzazione del territorio.
Faremo poi dei progetti per coinvolgere tutto il mondo Snam. Partiremo a breve con una campagna d'informazione all'interno dell'azienda con iniziative dedicate.
© Riproduzione riservata
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Si, essere parte di una rete è fondamentale. Per questo abbiamo deciso di entrare in Assifero, una realtà associativa che ci permette di conoscere altre realtà italiane e internazionali, facilitando un confronto anche al di là dei momenti istituzionali.
Quali sono i prossimi progetti in cantiere?
Le prossime iniziative si focalizzeranno sulla riqualificazione e sulla valorizzazione del territorio.
Faremo poi dei progetti per coinvolgere tutto il mondo Snam. Partiremo a breve con una campagna d'informazione all'interno dell'azienda con iniziative dedicate.
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