FONDAZIONE MORRA GRECO: UN CASO DI RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO NATO DALLA PASSIONE DI UN COLLEZIONISTA
Proseguiamo l’esplorazione della stagione di ri-nascita che sta caratterizzando Napoli a partire dai linguaggi della contemporaneità, in collaborazione tra pubblico e privato, con la Fondazione Morra Greco, presieduta dall’omonimo collezionista. Un modello di partecipazione, con la Regione Campania che nomina la metà dei consiglieri. Grazie al contributo ottenuto sul POIn “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo” (FESR) 2007-2013, a partire da marzo 2015 è stato avviato il restaruro dello storico Palazzo sede della Fondazione, per la sua trasformazione in un adeguato e funzionale complesso museale. Nucleo centrale la collezione di Maurizio Morra Greco con una forte attenzione ai giovani artisti emergenti. “Napoli è da sempre luogo di conflitti – storici, politici, culturali – dunque terreno fertilissimo per l’arte contemporanea, che di tali conflitti quotidianamente si nutre.” considera il collezionista, guidato dal “suo gusto personale”. Collaborazioni territoriali come il “Progetto XXI” in collaborazione con la Fondazione Donnaregina che gestisce il MADRE, danno indicazioni sul modello.
Napoli. Modello di partecipazione per la Fondazione Morra Greco, operativa dal 2006, presieduta dal collezionista Maurizio Morra Greco, con socio la Regione Campania, che nomina due consiglieri su quattro nel Cda. Una compresenza paritaria pubblico-privata che rappresenta un unicum nel panorama dell’arte contemporanea nazionale. Insieme già dal recupero dello storico palazzo Palazzo Caracciolo di Avellino sede della Fondazione che, grazie al contributo ottenuto sul POIn “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo” (FESR) 2007-2013, a partire da marzo 2015 è oggetto di un accurato e rigoroso piano volto alla ristrutturazione ed al restauro per la trasformazione in un adeguato e funzionale complesso museale.
La Fondazione porta avanti un percorso di promozione del contemporaneo attraverso mostre, acquisizioni, committenze, conferenze, workshop, con nucleo centrale la collezione di Maurizio Morra Greco- dentista-, con una forte attenzione ai giovani artisti emergenti. Ci confrontiamo con il collezionista sulla genesi del progetto e sulle potenzialità.
Come si è avvicinato all'arte contemporanea? E come a partire dalla sua esperienza di collezionista ha maturato l'idea di creare una fondazione?
Comincio quattordicenne a collezionare arte antica, dal Seicento fino al primo Novecento napoletano, finché guardo per caso una videocassetta in cui Achille Bonito Oliva racconta di Mario Schifano e inizio a documentarmi sul contemporaneo, ad appassionarmi alle sue tematiche ed estetiche e a collezionarlo. Questo nuovo interesse mi trascina poi naturalmente in una nuova prospettiva da cui intendere la mia stessa idea di collezionismo, ora rivolto ad un’arte viva e attiva, che non si accontenta della conservazione, ma pretende la diffusione. La nascita di uno spazio che rendesse possibile questo passaggio diventa dunque necessario, uno spazio dove il collezionare diventasse funzionale ai rapporti, sempre più numerosi e sempre più intensi, che venivano a crearsi con gli artisti nel tempo, in quella fruttuosa dinamica di interazione e scambio che è propria dell’arte contemporanea.
Quali obiettivi si pone la Fondazione, anche nell'ottica di un dialogo con la città di Napoli e il territorio, le sue risorse, la sua storia e offerta culturale?
Napoli è da sempre luogo di conflitti – storici, politici, culturali – dunque terreno fertilissimo per l’arte contemporanea, che di tali conflitti quotidianamente si nutre. Ne è prova la lunga e radicata tradizione di questa città con le espressioni del contemporaneo che, dal gallerista Lucio Amelio al museo Madre, hanno tutte contribuito a creare un tessuto fittissimo di risorse e relazioni che trovo ineguagliato altrove. La Fondazione si porrà quindi come ponte agevolato tra tale tradizione e la realtà attuale, così che tali esperienze non restino confinate nel settore degli addetti ai lavori, ma diventino opportunità di crescita per i più giovani e occasioni di collaborazione per le professionalità locali.
Ci parla della governance della Fondazione? Chi la presiede? Ci sono partecipazioni pubbliche? Che tipo di fondi riceve?
La presiedo. Si regge su un Consiglio d’Amministrazione che ne definisce le strategie e assume le più rilevanti decisioni. Il modello adottato si basa sulla partecipazione attiva della Regione Campania, che siede nel CdA con pari numero di consiglieri; su quattro membri infatti, due sono designati da me e due dal Presidente della Giunta regionale, costituisce un esempio unico nel panorama dell’arte contemporanea nazionale, potendo di fatto assicurare la presenza della componente privata, sia in termini di contributo operativo che di conferimenti, e la presenza pubblica a sostegno delle attività e a tutela del rispetto della mission.
Secondo quali criteri sono individuati gli artisti con cui collaborate?
Per quel che riguarda me, l’istinto è l’unico vero criterio. Riconosco nel linguaggio di un artista un tema o una forma che in qualche modo mi colpisce, e non posso fare a meno di pensare che sia necessario condividerla, comunicarla ad altri e osservarne le reazioni. Tuttavia, come già avvenuto in passato, la Fondazione potrà avvalersi dei criteri e delle scelte di altri soggetti, curatori e critici con esperienze, sensibilità e propensioni diverse dalle mie, che saranno di volta in volta chiamati a collaborare, nell’intento di offrire al pubblico un più ampio spettro di stimoli e riuscire a captarne l’interesse e la curiosità.
C'è un curatore della Fondazione? Chi è il Direttore?
Al momento non c’è ancora un direttore, ma di certo ne sarà nominato a breve, non appena le linee guida che decideremo di seguire saranno più chiare. Per la curatela si appronterà invece un modello flessibile, con personalità sempre di elevato profilo culturale coinvolte ad hoc per occasioni che spazieranno da singoli specifici progetti a cicli di mostre di durata annuale o pluriennale, così da poter utilizzare i nostri spazi nel modo più dinamico possibile ed offrire al nostro pubblico varietà di prospettive e pluralità di visioni. Tutto con alle spalle il nostro illustre Comitato Scientifico, che saldamente ci sostiene e saggiamente ci consiglia.
Come è articolata la collezione, quali ordinamenti segue?
Nessun ordinamento che non sia il mio gusto personale. Quando compro per me, parto da una luce abbagliante, che immediatamente mi pone in contatto con l’artista e la sua opera, oppure da una scintilla, che riconosco e so che riuscirò a comprendere a pieno solo più tardi. La Fondazione tuttavia, è uno spazio integrato di produzione ed esposizione, con un attivo programma di residenze da cui scaturiscono progetti sempre site specific, in risposta all’incredibile quantità di informazioni sensoriali che solo una città come Napoli è capace di comunicare in modo così intenso. Nella maggior parte dei casi i progetti nati in Fondazione entrano poi a far parte della collezione, per cui iniziare da qualcosa che amo è imprescindibile. Dopodiché saranno lo spazio ed il tempo, le influenze e gli stimoli che sapranno operare sugli artisti e le loro creazioni, a dare vita al risultato finale, che è (quasi) sempre una piacevole sorpresa.
Come si struttura la vostra collaborazione con la Fondazione Donna Regina?
“Progetto XXI” è l’etichetta attribuita alla collaborazione della Fondazione Morra Greco, in qualità di curatore scientifico, con la Fondazione Donnaregina, in qualità di sostenitore e promotore di una pluralità di mostre ed eventi, che ha permesso di congiungere in un articolato sistema di relazioni la dimensione locale con gli scenari della ricerca artistica e curatoriale internazionale. In tale contesto sono state attivate collaborazioni istituzionali con la Soprintendenza per Napoli e Provincia, in occasione della mostra di Jimmie Durham presso il Palazzo Reale di Napoli, successivamente con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della città di Napoli, che ha co-promosso la mostra di Mark Dion negli spazi del Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, fino alla più recente personale dell’austriaco Rudolf Polanszky, ospitata dalla Fondazione Mondragone, Museo del Tessile e dell’Abbigliamento "Elena Aldobrandini" di Napoli.
Si è messo in campo uno schema senza precedenti, che ha funzionato superando ogni aspettativa, ed è quindi tuttora assolutamente attivo, in attesa della prossima occasione che non tarderà ad arrivare.
Ci sono altre realtà culturali con cui vi relazionate?
Siamo sempre stati aperti a qualunque tipo di collaborazione fruttuosa e continueremo ad esserlo ancora più insistentemente. Il campo su cui operiamo è talmente trasversale da permetterci di dialogare contemporaneamente con le più diverse e apparentemente inconciliabili realtà, sia locali che internazionali, dalla Chiesa all’Università. Il tutto nell’ottica di superamento del concetto de “l’arte per l’arte” e di apertura verso una nuova fase che veda “l’arte come strumento”, dove le inestimabili risorse di cui disponiamo – dalle più fisiche, come gli spazi e gli attrezzi per la produzione, alle più intellettuali, come il know-how progettuale e curatoriale – possano avere un riscontro benefico ed essere “utilizzate” per l’accrescimento ed il miglioramento comune.
Che risposta avete avuto da parte del publlico, penso soprattutto a quello del quartiere, nei confronti delle vostre mostre e attivita'?
È innegabile che l’arte, quella contemporanea nello specifico, possa risultare ostica a volte, non immediatamente accessibile. Eppure parla alle nuove generazioni in una lingua che è molto vicina a quella degli strumenti e dei dispositivi che quotidianamente utilizzano, molto più vicina rispetto ad un dipinto del Seicento che superficialmente potrebbe apparire loro più semplice da comprendere. È una questione di tempo e lavoro, un corteggiamento lungo e faticoso, ma li conquisteremo. Il giorno in cui parteciperanno ad una delle nostre attività spontaneamente, senza essere stati trascinati da genitori o insegnanti, o entreranno a vedere una mostra sentendosi inclusi e benvenuti, sapremo di aver posto le basi per un buon lavoro.
Quando saranno ultimati i lavori di ristrutturazione di Palazzo Caracciolo di Avellino? Di che investimento stimo parlando? Chi finanzia questi lavori?
Grazie al contributo ottenuto sul POIn “Attrattori Culturali, Naturali e Turismo” (FESR) 2007-2013, a partire da marzo 2015 il Palazzo che ci ospita è stato oggetto di un accurato e rigoroso piano volto alla ristrutturazione ed al restauro e, al contempo, alla sua valorizzazione per consentirne la trasformazione in un adeguato e funzionale complesso museale. Sono state riportate alla luce peculiarità stilistiche e stratificazioni di affreschi che lo rendono uno degli esempi architettonici più affascinanti di tutta l’area del centro storico di Napoli, patrimonio mondiale UNESCO. Dai due piani e mezzo che nella prima fase abbiamo utilizzato, ne avremo ora a disposizione quattro più un livello interrato, con una superficie complessiva di 1700 metri quadri. Siamo agli sgoccioli ormai, appena qualche ultimo ritocco finale e saremo pronti a partire.
Quali i vostri progetti futuri?
La nuova fase della Fondazione seguirà gli stessi criteri di base su cui è nata e cresciuta sin dal 2006, ma a un livello molto più avanzato e nettamente più ambizioso. Prima di tutto lo spazio su cui opereremo è raddoppiato, ciò ci darà la possibilità di lavorare con più artisti contemporaneamente, potenziando il concetto della doppia personale a cui già il nostro pubblico era abituato. Ci sarà spazio per le opere della mia collezione, solo raramente esposte in pubblico. Le suggestive arcate di tufo del piano basamentale accoglieranno videoproiezioni e conferenze. Includeremo nel nostro raggio d’azione la piazza antistante, con progetti di arte pubblica e performance. Inoltre incastreremo tutto ciò in modo da rendere l’esperienza di visita ogni volta nuova, con la stessa attenzione che da sempre abbiamo avuto sia verso il pubblico internazionale, che da anni ci segue a distanza e ci raggiunge da ogni parte del mondo, sia verso quello locale, che costantemente ci sostiene.
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Maurizio Morra Greco
Odontoiatra per destino familiare – il padre ha importato in Italia la chirurgia odontoiatrica negli anni Sessanta - e collezionista d´arte contemporanea, Maurizio Morra Greco già a 14 anni inizia a comprare quadri dell’Ottocento napoletano (Domenico Morelli, Gaetano Esposito…) per passare alla cartografia napoletana, alle gouaches del Settecento e infine approdare al contemporaneo, complice una videocassetta in cui Achille Bonito Oliva spiegava l´arte di Mario Schifano. Dalla idea di collezione passa alla prospettiva di “diffusione” dell’arte e nel 2006 apre la Fondazione che porta il suo nome con lo scopo di promuovere e valorizzare il contemporaneo creando una fruttuosa dinamica di interazione e scambio fra artisti italiani e internazionali e territorio.
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