FESTIVAL CULTURALI E IMPATTO SOCIALE
Tre Festival culturali, tre luoghi d’Italia, una Fondazione Bancaria, un gruppo di ricercatori, un amministratore pubblico: questi i soggetti che hanno animato l’incontro “L'impatto sociale dei festival", tenutosi il 28 settembre 2017 presso la Biblioteca Teresiana in occasione di Artlab 17 Mantova, con la presentazione della ricerca con il metodo SROI applicato al caso della manifestazione musicale Collisioni", commissionata da Fondazione CRT.
"La cultura non è un lusso, è una necessità."
Gao Xingjian, autore ospite all’edizione 2017 di Collisioni
Quali sono gli impatti generati da un festival culturale sul territorio e sulle persone coinvolte? Cosa richiedono i sostenitori pubblici e privati a un festival culturale? Quali sono gli effetti valutati/valutabili per stabilire la bontà e l’efficacia di un evento? Dell’impatto sociale del fenomeno dei festival culturai, articolato nei contenuti e diffuso sulla penisola, si è discusso a Mantova in occasione di Artlab.
Nel corso degli anni i festival culturali sono diventati un elemento identitario del territorio, hanno svelato la propria potenzialità nei processi di aggregazione e hanno dimostrato la capacità di innescare effetti, anche rilevanti, sul tessuto economico locale.
Ciononostante molto spesso capita che le riflessioni attorno alle ricadute generate da un festival culturale si focalizzino su indicatori prettamente economici.
Il tema della valutazione, come segnalato “provocatoriamente” da Silvio Maselli, moderatore dell’incontro e Assessore alle Culture del Comune di Bari, si è molto concentrato negli ultimi dieci anni sugli aspetti econometrici e sul ritorno economico degli investimenti pubblici nel campo dell’arte, dello spettacolo e della cultura in senso più ampio. Ciò se da un lato ha contribuito a dare maggiore riconoscibilità e valore al lavoro culturale e al ruolo del settore nello sviluppo economico del Paese, dall’altro ha forse messo in secondo piano le funzioni della cultura che appartengono più al campo della produzione di senso, della coesione sociale, del superamento di quelle barriere che impediscono un’effettiva integrazione ed unità.
Emerge la necessità di individuare nuovi modelli di valutazione e analisi che sappiano contemplare altre dimensioni, oltre a quella meramente economica, per dare conto di come e quanto le iniziative culturali, soprattutto se beneficiare di contributi pubblici e privati, sappiano generare vantaggi collettivi e sociali.
Nasce in questo quadro di riferimento la ricerca "Il metodo SROI e il caso della manifestazione musicale Collisioni", commissionata da Fondazione CRT per approfondire gli strumenti e i metodi di analisi non solo delle ricadute economiche ma anche sociali di un festival culturale. La ricerca, presentata da Marco Camoletto e Flavio Servato, muove i primi passi in questa direzione: considera diversi beneficiari -i giovani, la popolazione locale, i volontari, il tessuto socio-economico locale, gli attori del territorio tra gli altri - e porta all’attenzione un ampio ventaglio di indicatori e dimensioni, guardando ai possibili effetti sociali a medio-lungo termini degli eventi: benessere, coesione sociale, reputazione e riconoscibilità dei luoghi, formazione e crescita professionale, legame con il tessuto locale, partecipazione, apertura e spirito di collaborazione.
La ricerca di CRT ha avuto un primo sviluppo con la realizzazione di un approfondimento, curato dall’Osservatorio Culturale del Piemonte (OCP), sui volontari di Collisioni volta a indagare in particolar modo motivazioni, aspettative e giudizio sull’esperienza svolta. Dall’indagine svolta da OCP, oltre a una profilazione dei volontari coinvolti, emerge come siano due le leve motivazionali principali: da un lato la possibilità di “vivere un’esperienza divertente”, fruendo il festival da attore protagonista, dall’altro l’opportunità di vivere appieno le proprie passioni, conoscere persone interessanti, rafforzare le proprie capacità organizzative e di lavoro di squadra.
Le evidenze emerse dalle due ricerche sono state poste sul tavolo della discussione in cui si sono confrontati Filippo Taricco (Direttore Organizzativo di Collisioni Festival), Vincenzo Bellini (Direttore Artistico di Locus Festival) e Alessandro Della Casa ( Segretario Generale di Festival Letteratura Mantova), rappresentati di tre Festival che, al di là delle specificità, sono accomunati dall’aver incluso nei progetti culturali stessi delle manifestazioni il rapporto con la dimensione locale e dall’aver individuato la cultura come risorsa per lo sviluppo del territorio in termini di occasioni di socialità, riorganizzazione degli spazi urbani e opportunità per le comunità giovanili.
Taricco ha condiviso il percorso sviluppo di Collisioni, un’iniziativa nata da un gruppo di giovani che ha deciso di organizzare un festival in un piccolo paese della provincia proprio all’indomani della crisi del modello di finanziamento pubblico, sottolineando come la definizione e progettazione di un nuovo modello di business, con un forte coinvolgimento delle imprese e realtà locali, non sia stato desiderato ma sia stato la condizione di partenza imprescindibile per la realizzazione dell’evento stesso.
Bellini ha raccontato come il festival di Locorotondo sia nato su specifica richiesta dell’amministrazione pubblica, con l’intento di cogliere una possibilità di sviluppo turistico della zona centrale della Valle d’Itria. Il Festival ha assunto un ruolo centrale nella programmazione del territorio, giocando un duplice ruolo: leva di attrazione e incremento del capitale socio-culturale locale.
Della Casa ha illustrato il rapporto tra il Festival Letteratura di Mantova e la città, descrivendo la genesi del progetto che nacque dopo una lunga ricerca che aveva coinvolto tutti gli stakeholder del territorio e che si interrogava su quale vocazione culturale potesse avere la città. La sfida che si trova ora ad affrontare Mantova risiede nella possibilità di superare il modello festival a livello temporale, di profondità, di rilevanza rafforzando quelle occasioni di sperimentazione che fanno sì che il territorio sia attraente per idee, contributi, pensieri, pratiche organizzative, sia un laboratorio vivace in cui anche il volontario può trovare il suo spazio di espressione.
Le tre testimonianze raccolte raccontano di casi in cui la cultura ha contribuito a un riposizionamento delle città, dando nuovi significati e nuove vocazioni ai luoghi.
Un approccio di valutazione capace di considerare diverse dimensioni dei progetti darebbe atto in modo trasparente di quanto viene effettivamente fatto e proposto sul territorio e potrebbe, inoltre, dare input finalizzati a un’analisi strategica del territorio per comprendere quali spazi di intervento ulteriore si potrebbero aprire, quali potenzialità di sviluppo e di crescita si potrebbero disegnare, quali futuri si potrebbero immaginare e costruire.
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